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Quesito

Buon giorno Padre,
La ringrazio infinitamente per la pronta e chiara risposta.
Oggi è lunedì e il ricordo di un’ulteriore esperienza liturgica domenicale oltremodo negativa mi induce a dare sfogo alle mie sensazioni così a lungo represse.
Premetto che sono anziano e che ho vissuto il periodo preconciliare in modo spiritualmente intenso, anche se abitavo in un piccolo paese di campagna di appena 800 anime circa.
Quand’ero ragazzo, non perché dotato di una voce particolare ma solo perché non ero stonato, avevo il mio Liber Usualis, conoscevo la Missa de Angelis, tutto il Gregoriano delle principali feste dell’anno (quanta nostalgia per quello della Settimana Santa!) e, ovviamente, cantavo i Vespri ogni domenica pomeriggio alle cosiddette ‘Funzioni’. Ora, al contrario, sono costretto ad ascoltare canti rock, che nulla hanno di spirituale, e, quel che è peggio, a sentire il parroco congratularsi con fedeli presenti perché durante dette esibizioni ancheggiano al ritmo delle chitarre e dei tamburi: quindi significa che partecipano!!!
Ho provato più volte a cambiare chiesa, ma certe cose sono ormai diventate abitudine imprescindibile.
E che dire del comportamento generale in chiesa? Mi chiedo ogni volta (cerco sempre di andarci un pò in anticipo, per una preghiera personale) se quell’edificio è ancora da considerarsi la Casa di Dio o se invece, con il passare del tempo è diventato un centro sociale. Dal brusio di qualche anno fa si è ora passati ad un chiassoso e irriverente gossiping cui, purtroppo, partecipano anche i sacerdoti e le suore del posto. Per coerenza, al termine della Messa il sacerdote non può che dire ‘buon giorno, buon pranzo, buona settimana, etc…’ Mai che ci scappi un ‘Sia lodato Gesù Cristo’, considerato che ci troviamo ancora nella Sua Casa, oppure un opportuno e decoroso silenzio. 
Forse dirà che sono un brontolone. In parte è vero. Infatti, soffro ancora di un’ansia abnorme, retaggio di una lunga e seria depressione.
E poi, mi permetta ancora Padre (porti pazienza, non la disturberò più), quelle omelie insipide o espresse in quel modo subdolo del dire e non dire, quasi sul filo del rasoio, per non venire meno al ‘politically correct’.
Un esempio recente, forse, può essere utile per rendere più comprensibile cosa intendo. La vigilia dell’ultima festa della Sacra Famiglia’ sono andato alla Messa Vespertina con mia nipote di 63 anni.
All’omelia, l’incipit del celebrante ha fatto riferimento a quanto sia difficile (e pericoloso) parlare della famiglia oggi. Ma, suvvia, bisognava pur parlarne! Ecco il suo pensiero: il termine ‘famiglia’ non  è altro che una formalità, quello che conta è l’amore, come dice papa Francesco (un riferimento al pontefice regnante non può mai mancare; non so se sia un dovere imposto dai superiori diocesani). Solo che non ha affatto spiegato cosa intendeva per ‘amore’. Lei sa molto meglio di me che il greco antico usava ben quattro termini diversi per definire questo sentimento. Tutto il resto dell’omelia non è stato altro che un abile esercizio di equilibrismo, di ammiccamenti: cioè tutto quelle astuzie dialettiche che inducono l’ascoltatore a credere che quello che pensa è, comunque, cosa buona e giusta.
E, la Sacra Famiglia secondo il Vangelo? Nemmeno uno iota!!! Usciti di chiesa, mia nipote (i suoi studi si sono fermati alla 3a media) mi ha detto in dialetto: adesso vado a casa e dico a mio marito di andarsene perchè amo qualcun altro e l’amore è amore. Ohibò!!!
Sono, profondamente sconsolato, deluso, direi sofferente. Sento forte la tentazione di abbandonare questa chiesa allo sbando e chiedere ospitalità alla Chiesa Ortodossa. Da troppo tempo noi abbiamo abbandonato quel senso del ‘sacro’ che si respira durante le loro celebrazioni liturgiche.
Potrei continuare con la nuova versione del Padre Nostro, che grida vendetta al cospetto di Dio, con’ la rugiada’ dello Spirito (ma lo Spirito Santo non si era manifestato attraverso un ‘vento impetuoso’ il giorno della Pentecoste? Ah, già: la rugiada viene dal basso, dalla madre terra, mentre il vento viene dall’alto e, manca mai che si confonda l’alto con la ‘trascendenza’). E che dire di tutte quelle innovazioni linguistiche, introdotte non perché utili ma solo perché è pur necessario lasciare traccia del proprio passaggio, proprio come fece Pollicino nel bosco!
Mi fermo qui, anche se nel mio cuore si rincorrono ancora tante amare suggestioni, ma non voglio tediarla oltre misura. Sto vagabondando nel deserto più arido. Purtroppo, non scorgo nessun segno di salvezza all’orizzonte. Mi trovo nella Waste Land, così mirabilmente descritta da T.S. Elliot cent’anni fa. In un certo senso sono come il Fisher King che si chiede: shall I ever set my lands in order?
Preghi per me, Padre Angelo, affinché lo Spirito Santo si degni di essere ‘luce ai miei passi, lampada sul mio cammino’.
Anch’io la ricorderò nelle mie povere e distratte preghiere.
Quousque tandem?
Ogni bene,
Gianni


Risposta del sacerdote

Caro Gianni,
1. comprendo bene la tua sofferenza e il tuo disagio.
Il clima di sacro nel quale sei stato educato e nel quale si svolgevano le celebrazioni religiose in diversi posti è notevolmente calato e talvolta addirittura sparito.
Per uno come te, è come se ti fossi tolto il respiro.
La sacralità un elemento essenziale per poter penetrare nei sacri misteri.

2. Mistero significa realtà nascosta.
La realtà nascosta dell’Eucaristia o della Santa Messa è la passione e la morte di Nostro Signore, il quale sull’altare per mezzo del sacerdote rende presente il suo sacrificio a beneficio di tutti i fedeli.
Che l’Eucaristia sia questo lo ricorda San Paolo quando dice: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Cor 11,26).
Questa verità viene sempre ricordata in ogni celebrazione della Messa perché subito dopo la consacrazione alle parole del sacerdote: “mistero della fede” il popolo cristiano risponde: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

3. Ora questa sacra realtà nascosta, qual è la passione e la morte di Gesù Cristo, dovrebbe essere manifesta attraverso i segni e attraverso il clima che si respira.
Dovrebbe essere così manifesta che alla domanda: “Che cosa vai a fare a Messa?” la risposta dovrebbe essere pronta.
Purtroppo non lo è perché aldilà delle parole della liturgia, che sono perfette, manca il clima che rende manifesto quello che si compie attorno all’altare.

4. Non commento le singole affermazioni che hai fatto. Trattandosi di uno sfogo, si è portati a calcare le tinte.
Ma non è dappertutto così, grazie a Dio.
Mi soffermo piuttosto sulla tua tentazione di passare alla Chiesa ortodossa.

5. Poiché è ormai imminente la festa liturgica di San Tommaso d’Aquino ti riferisco il suo pensiero sulla Chiesa cattolica e sulle altre Chiese, che a quei tempi si riducevano principalmente alla Chiesa ortodossa.
Ecco dunque che cosa dice: “Determinare in modo definitivo le verità di fede perché vengano da tutti tenute in modo indiscutibile… appartiene all’autorità del Sommo Pontefice, al quale si sottopongono le maggiori e più difficili questioni della Chiesa” (Somma teologica, II-II, 1, 10).
E: “Il Sommo Pontefice tiene in modo plenario le veci di Cristo in tutta la Chiesa” (Ib., 88, 12 ad 3).

6. Commentando il conferimento del primato a Pietro in Matteo 16,18 scrive: “La Chiesa romana può essere impugnata, ma non espugnata e quantunque altre chiese possono essere superate da eretici, la Chiesa romana non fu mai depravata da eretici, perché era fondata sulla pietra… La sola Chiesa romana rimane inviolata” (Commento al Vangelo di Matteo 16,18).
E: “Il Papa, che tiene il posto di San Pietro, ha una potestà plenaria”.

7. Pertanto per uno come te, che vuole mantenere intatta la fede, non deve passare neanche per l’anticamera della mente il pensiero di abbandonare la Chiesa romana.
Da chi andresti?
Fuori di Pietro nessun altro ha la garanzia promessa da Gesù.

Ti ringrazio per le tue preziose preghiere, accompagnate da tanti meriti.
Ti ricordo volentieri nelle mie perché perseveri nell’obbedienza alla Chiesa romana fino alla fine, come vuole il Signore.
Ti benedico.
Padre Angelo