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Quesito

Salve Padre Angelo,
sono un ragazzo di 14 anni Cattolico e mi reputo abbastanza praticante, recito il Rosario e la liturgia delle ore tutti i giorni, ultimamente mi stanno crescendo dei dubbi. Io mi sento molto conservatore, infatti quando posso vado alla Messa Tridentina, le volevo chiedere si può essere critici nei confronti del concilio? O si è fuori dalla chiesa? Ad esempio criticando ecumenismo e collegialità episcopale?
La ringrazio in anticipo Padre Angelo e le assicuro una decina del rosario!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. anzitutto ti chiedo scusa per il grave ritardo con cui ti rispondo. Sono passati circa sette mesi.
Mi compiaccio della tua fede convinta e soprattutto della vita di preghiera per cui tutti i giorni reciti il Santo Rosario e preghi con la Liturgia delle ore.
A questo proposito permettimi un’esortazione: non tornare indietro per tutto l’oro del mondo da queste due preghiere, diverse l’una dall’altra, ma ambedue efficacissime per il nutrimento della vita spirituale e per l’utilità di tutta la Chiesa.

2. Vengo adesso alla tua domanda. Mi chiedi se si possa essere critici nei confronti del Concilio.
Prima di dare la risposta è necessario tenere presente che cosa sia un Concilio ecumenico.
È la riunione di tutti vescovi della Chiesa cattolica voluta dal Papa e governata dal Papa. Si tratta di un atto di magistero straordinario della Chiesa.
È vero che il Concilio Vaticano II non ha voluto definire dogmi particolari ma è stato un concilio di carattere più pastorale.
Tuttavia si è impegnato anche sul profilo dottrinale, tanto che vi sono due costituzioni dogmatiche, la Lumen gentium e la Dei Verbum.
Anche altri documenti di carattere pastorale tuttavia fondano questa stessa pastorale sulla dottrina che nel concilio viene riespressa e approfondita.
Ebbene, sotto un profilo teologico la dottrina espressa da un concilio è vincolante sia sul profilo della fede che su quello dell’approfondimento teologico.
È un insegnamento dottrinale garantito dall’Alto.

3. Detto questo, mi piace riproporti sul Vaticano II il pensiero autorevole di un padre conciliare della cui serietà, preparazione e sicurezza dottrinale nessuno ha mai avuto dubbi.
Questo padre conciliare è il cardinale Giuseppe Siri, che è stato arcivescovo di Genova per 41 anni, considerato da chi guarda con criteri sociologici tra i conservatori.
Quest’etichetta, intesa spesso come sinonimo di reazionario o di oscurantista, è offensiva per il cardinale perché se c’era uno che desiderava promuovere innanzitutto e soprattutto la gloria di Dio ed era massimamente attento al bene delle anime, è stato proprio il cardinale Siri.
In particolare ha voluto che i suoi sacerdoti entrassero nel mondo del lavoro senza mimetizzarsi. Ha voluto che vi entrassero come sacerdoti, come preti, attenti al bene dell’anima dei lavoratori senza trascurare la sollecitudine per le loro esigenze di ordine temporale.
Sotto quest’aspetto la diocesi di Genova è stata la prima in Italia.
Altre diocesi hanno voluto fare altri percorsi, spesso naufragati.

4. Ecco quanto il cardinale ha scritto in un editoriale della rivista Renovatio 1982 a vent’anni dall’inizio del concilio.
“La data dell’11 ottobre 1962, inizio del Vaticano II, non si può ignorare. Non per dare un giudizio, perché fatti di questo genere si intrepretano solamente coi secoli; ma perché una ponderazione cauta, oltre che utile, appare doverosa.

1). Il Vaticano II è un fatto teologico. Proprio perché di tale natura, esso deve avere una interpretazione teologica, ossia dal piano perfettamente cattolico e nella sola dottrina che scende dalla parola di Dio, sia tràdita sia scritta.
Chi pretende di giudicare il Concilio, non da questo piano, si mette nel falso. Ed è un fatto teologico perché il Collegio Episcopale, riunito cum Petro et sub Petro, gode del carisma di potere supremo ed, occorrendo, del carisma della infallibilità.
Gode anche del fatto di essere un avvenimento il quale entra nel piano della divina provvidenza. 
Sotto questo profilo di Fede, il primo e più sicuro, qualcosa si vede con certezza.
Le guerre di questo secolo, per il fatto che coinvolgono eserciti e tutta la popolazione dei Paesi belligeranti con manifestazioni terrificanti, lasciano tracce esplosive nei singoli e nelle collettività per decenni e decenni. Lo vediamo bene. Che sarebbe accaduto nella Chiesa se non si fosse eretta questa grande diga, nella quale entravano corresponsabili i vescovi di tutto il mondo e, ad altro livello, i pensatori cattolici dell’Universo? Se tutte le pazzie non fossero state obbligate a passare per questo crogiolo? Chi vede il Concilio come un principio di dispute dannose e non si accorge che queste hanno avuto un contenimento proprio da esso, capovolge la Storia.
L’avere riunito in un prospetto solo tutto quanto si poteva dire sulla Chiesa, senza fermarsi solo al fatto storico ed alla quadratura giuridica, ha valore profetico, perché uno degli sforzi più diabolici che si sarebbero lanciati contro l’opera di Cristo è proprio a riguardo della Chiesa; essa dovrebbe diventare carismatica, democratica, caotica, … e chi più ne ha più ne metta!
In modo sotterraneo, e non avvertito dai più, da tempo si andava minando la parola di Dio scritta nella Bibbia, per l’ideale di un ritorno ad una semplificazione protestante infedele ed imbelle. Altro documento profetico è in questo senso la Costituzione Dei Verbum. Non si vedeva; ma l’ultima guerra aveva devastato anche le teste. E come!
La netta posizione verso i laici non è una novità: ma l’averla così chiaramente esposta in diversi Documenti, – la Apostolicam Actuositatem, la Gaudium et Spes -, è preziosità tale che solo i nostri posteri potranno valutare.
Se il Concilio lo si guarda come fatto «teologico», bisogna dire: «qui c’è la mano di Dio».

2). Il Concilio può essere considerato come «fatto storico». Il che non diminuisce il valore del «fatto teologico», ma vi dimostra chiaro la «mano di Dio».
Infatti. Dio lascia intera la libertà umana e porta alla fine i fatti dove vuole Lui. Fin dal secondo giorno del Concilio, fu chiesto di respingere lo schema preparato circa le fonti della Rivelazione. Lo schema fu respinto e quello presentato in seguito fu migliore e capace di ulteriori perfezionamenti, come di fatto accadde. Ma non c’è alcun dubbio che alcuni vennero al Concilio col proposito di portare la Chiesa a vivere protestanticamente, senza Tradizione e senza Primato del Papa. Per il primo scopo, si fece molta confusione; per il secondo si tentò di giocare l’argomento della Collegialità.
Per capire tutto il fatto, occorre aver presente che per la prima volta, accanto al Concilio, esisteva una pleiade di persone, le quali, non potendo a qualche legittimo titolo sedere in Aula, avevano del tempo da perdere e costituivano il miglior terreno per il pettegolezzo: giornalisti, fotografi, cineasti in servizio per le televisioni di tutto il mondo erano continuamente alla caccia di episodi, di detti, di posizioni azzardate ed imprudenti in fatto di dottrina. Questo mondo vario e superficiale diventò per molti «il volto» del Concilio. Per questo motivo talune tesi, disputate o in se stesse o in qualche sfumatura, apparvero cicloni in modo al tutto artefatto.
Se si confronta il Vaticano II col Vaticano I e il Tridentino, si vede che il Vaticano II fu il più pacifico dei tre. I due precedenti, con fatti ben più gravi, non ebbero tale cassa di risonanza.
Sarebbe falso il voler sostenere che al Vaticano II non ci siano stati contestatori; ma questi si fecero ben poco sentire in aula, preferendo per le loro gesta i corridoi delle Commissioni, le conferenze in qualche sala, ed altri mezzi lontani dalla grande Aula vaticana.
Per capire la stupenda serietà della grande assise bisogna considerare i numeri: in quattro sessioni parlarono solo 500 Padri; duemila cinquecento tacquero sempre e furono la grande saggezza silenziosa del Concilio. Naturalmente, dei cinquecento molti parlarono assai, taluni anche una o due volte la settimana.
Il lavorio interno del Concilio si svolse, oltreché nelle Commissioni, in altre due sedi. La prima fu la Commissione cardinalizia per gli affari straordinari, definita da Papa Giovanni «la testa del Concilio». Constava di otto Cardinali ed era presieduta dal Segretario di Stato. Durò solo per la prima Sessione e fu soppressa da Paolo VI. Da questo punto cominciò l’attività, si può dire settimanale, dei venti cardinali: i 12 componenti il Consiglio di Presidenza del Concilio, i quattro Moderatori del Concilio stesso e i quattro Coordinatori dei lavori. Le sedute di questi venti Cardinali furono l’occasione e la sede dei lavori più faticosi e più utili del Concilio. Chi non conosce i verbali di questo Consiglio, del quale era segretario lo stesso Segretario del Concilio, crediamo non possa scrivere la vera storia del Concilio.
La più preoccupante vicenda fu il dopo-Concilio. Fu allora che cominciò la triste consuetudine di avallare idee particolari col dettato del Concilio. Contro il Concilio. Questi sono solo elementi per chi dovrà scrivere la storia del Vaticano II. Il che, perché possa essere un lavoro sereno, riteniamo sarà possibile solo tra molti anni.
Nessuno può sottrarsi all’ammirazione per questa assise, che ondeggiò numericamente tra i 2.500 e 3.000 Padri, che mai fu rissosa, mai ineducata, mai violenta, anche se talvolta il timbro vibrato di alcuni Padri lasciava capire benissimo la loro interna passione.
Una volta sola uno dei Padri più degni e competenti ebbe troncato il Suo dire, per raggiunti limiti di tempo dal Presidente di turno: considerato tutto, quel gesto poteva essere evitato.
Se si pensa che le sessioni furono quattro dal 1962 al 1965, ci si può domandare: è forse esistita una assise di tale numero, di tale importanza e di tale cornice che abbia dato una tale prova di educazione civile?” (Renovatio, XVII (1982), fasc. 3, pp. 325-328).

5. Detto questo, è chiaro che la dottrina del concilio Vaticano II va accolta con quello spirito per cui nell’atto di fede noi recitiamo: “Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno secondo i meriti, il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede”.
Non accogliere fiduciosamente quanto la santa Chiesa ci propone a credere espone ad andare fuori strada.

6. Da parte tua, fatti un impegno a vivere in medio Ecclesiae, e non ai margini della Chiesa.
Gesù ci ha dato la Chiesa per Madre.
La Chiesa è la sua Sposa.
Pur composta di fragili membra umane, Egli le garantisce l’infallibilità nella dottrina e l’indefettibilità nel suo percorso storico.

Ti ringrazio di cuore per la decina del Santo Rosario che mi hai dedicato. Farò altrettanto e ancor più per te.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo