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Quesito

Carissimo Padre Angelo sono Davide,
innanzitutto le auguro una buona e santa serata. Pregando e meditando la Santa Parola di Dio, mi sono imbattuto in un grande dilemma: come faccio a capire chi sono?. Mi spiego meglio, nella mia breve vita ho osservato sia gli atteggiamenti sia il pensiero dei tre papi, i quali stimo molto: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e infine Papa Francesco. Vedendo le loro diversità in termini di pensiero, atteggiamenti e stili di vita, in quanto sono molto differenti (ad esempio Ratzinger è un teologo, è stato professore universitario, una persona a cui piace il silenzio a differenza di Paolo II, il quale stava sempre in mezzo ai giovani tra il “chiasso”. Alla luce di ciò come posso capire quale sia il miglior esempio da prendere sulla base del mio carattere da una parte molto amante del silenzio ma credo che sia necessario stare vicino al mondo “rumoroso” di gente per evangelizzare??. La ringrazio molto e come sempre ti ricordo nella preghiera.
Davide.


Risposta del sacerdote

Caro Davide, 
1. mi compiaccio anzitutto perché preghi e mediti su quella che giustamente chiami “la santa parola di Dio”.
Quando apri quei testi è come se tu dicessi come un nuovo Samuele: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”.

2. Leggendo i tuoi interrogativi mi sono ritrovato in tante domande che mi ponevo quando ero adolescente: come devo essere, chi devo imitare…
Penso che siano le domande che si pongono tutti i giovani per costruire se stessi. Ognuno di noi infatti è chiamata a tratteggiare la propria fisionomia spirituale.
La fisionomia fisica la ereditiamo e dobbiamo tenercela. Ma quella spirituale ognuno è chiamato a forgiarla da sé.
Alcuni purtroppo si lasciano andare: non edificano niente e distruggono tutto.

3. Sottolineo l’importanza di porsi queste domande davanti alla “santa parola di Dio”, vale a dire davanti a Colui che ci ha creato.
È solo davanti a lui che noi comprendiamo chi siamo e che cosa dobbiamo diventare.
Per questo il grande a Sant’Agostino diceva: noverim Te, noverim me (Se conoscerò te, conoscerò anche me).
Pertanto deve essere chiaro l’obiettivo al quale tendiamo: siamo chiamati a diventare santi nell’amore, santi e cioè somiglianti a Dio nella comunione con tutti.

4. Mi accenni nella tua mail al fascino che esercitano su di te tre papi.
Ti domandi: a chi devo assomigliare?
Tu devi cercare di essere te stesso.
Come la tua fisionomia fisica è unica, così analogamente è anche quella spirituale.
Con questo non ti dico di lasciarti andare a briglia sciolta perché diversamente non costruiresti nulla.
Ma cerca di cogliere ciò che vi è di più bello, di più elevato e di più adatto per te nelle figure che contempli o nelle persone virtuose che il Signore ti dà la grazia di incontrare.

5. Questo proposito mi piace riferirti ciò che faceva un giovane che poi è diventato grande maestro di vita spirituale. Questo giovane è Antonio il grande, la cui vita ci è stata trasmessa da un altro grande, da Sant’Atanasio.
Ecco che cosa Atanasio scrive di lui: “Così viveva Antonio e per questo era amato da tutti. Si sottometteva con cuore sincero a quegli uomini pieni di fervore che andava a visitare e da ciascuno apprendeva lo zelo e l’ascesi in cui eccelleva.
Di uno contemplava l’amabilità, di un altro l’assiduità nella preghiera; in uno osservava la mitezza, in un altro l’amore per il prossimo; vedeva come l’uno amasse la veglia, l’altro la lettura delle Scritture, ammirava l’uno per la sua perseveranza, l’altro per i digiuni e l’abitudine di dormire sulla nuda terra; osservava la mitezza dell’uno e la generosità dell’altro e di tutti, poi, notava la fede in Cristo e l’amore vicendevole.
Così arricchitosi, se ne ritornava là dove viveva la sua vita ascetica, raccoglieva quello che aveva imparato da ciascuno e cercava di dar prova di tutto.
Con i suoi coetanei non amò essere in contesa che su un solo punto: non apparire mai secondo nel bene. E lo faceva in modo tale che nessuno si rattristava, ma anche gli altri si rallegravano a causa sua.
Tutta la gente del villaggio e quelli che amavano il bene e che lui frequentava, vedendolo così, lo chiamavano amico di Dio e lo amavano gli uni come un figlio, gli altri come un fratello” (Vita di Antonio, 4).

6. In tal modo Antonio ha costruito se stesso imparando da tutti.
Fai anche tu la stessa cosa.
È anche in questo modo che metterai a profitto i talenti che il Signore ti ha dato.
Pertanto continua a custodire il silenzio, che favorisce l’unione con Dio e la comunione spirituale con tutti.
Nello stesso tempo, cerca di essere sempre fervente nel fare del bene a tutti, anche con la semplice tua compagnia.

Ti auguro di crescere sempre più in Cristo come un’ape laboriosa che gira sui vari fiori per cogliere da ognuno ciò che serve per produrre il suo prezioso frutto.
Ti ringrazio per il costante ricordo nella preghiera che volentieri contraccambio, ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo