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Quesito
Caro Padre Angelo,
vorrei farle una domanda che per me è molto importante: nella mia famiglia, al momento del pranzo e della cena preghiamo sempre con queste parole, insegnate da mia nonna a mia mamma: "Ti ringraziamo Signore del cibo che stiamo per prendere ed aiutaci a darne a chi non ne ha".
Mio fratello che fa parte dei Memores Domini (nati dall’esperienza di fede di Comunione e Liberazione) quando viene a casa nostra a cena ci chiede di dire come preghiera l’Angelus.
Allora mi è nata l’urgenza di capire da dove vengono le parole della preghiera che dico ad ogni cena, lei lo sa?
Secondo lei a quale preghiera devo dare più credito?
Inoltre non capisco se il cibo nominato nella preghiera sia solo materiale o anche spirituale, perchè se fosse solo materiale mi sembrerebbe riduttiva come preghiera.
Grazie!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. la preghiera che siete soliti dire prima dei pasti (quella insegnata da tua nonna) riprende per la prima parte la formula di benedizione dei cibi in uso nella vita monastica e nella vita religiosa.
In latino è così: “Benedic, Domine, dona tua, quae de tua largiate sumus sumpturi”. Vi si aggiunge: “Per Christum Dominum nostrum. Amen” (Per Cristo nostro Signore. Amen).
2. Voi aggiungete, come fanno molti, anche l’altra parte: “ed aiutaci a darne a chi non ne ha”. E fate bene. Così mentre vi accingete a consumare i doni ricevuti dalla generosità del Signore, domandate a vostra volta la grazia di essere generosi.
Sono certo che il Signore vi esaudisce, perché gli chiedete una cosa che gradisce molto.
3. Stando alle parole usate nella vostro formula, di per sé voi ringraziate per il cibo materiale.
Ma nessuno vieta che ognuno di voi per cibo possa intendere tutto quello che ricevete da Dio.
Allora questa preghiera prende un respiro più grande: è il momento in cui la vostra famiglia, riunita alla presenza del Signore, lo ringrazia per tutto quello che riceve da Lui.
È molto bello.
Quando Gesù nella preghiera del Padre nostro ci chiede di dire: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” vuole che gli domandiamo anzitutto il pane soprasostanziale, che è Cristo stesso.
San Girolamo, che ha tradotto i Vangeli dal greco in latino, nel Vangelo di Matteo ha lasciato la parola “soprasostanziale”, mentre in quello di Luca ha tradotto “quotidiano”.
Ma quel “pane soprasostanziale” è Gesù.
Gesù infatti si è definito così: “Io sono il pane della vita” (Gv 6,35).
Fai bene dunque ad allargare il significato di quel pane. È il significato cui ha alluso il Signore.
4. Mi dici che hai un fratello in Memores Domini e che quando viene a casa chiede di recitare l’Angelus.
Intanto mi compiaccio che il Signore lo abbia chiamato e che lui abbia risposto.
Un Santo diceva che quando uno lascia la propria casa per andare dietro al Signore, in quella casa il suo posto lo prende un Angelo.
E penso che voi sentiate che la presenza di un vostro familiare in Memores Domini è una benedizione per tutti.
Il papà di santa Caterina da Siena, quando disse ai familiari di non importunare più Caterina perché seguisse la chiamata del Signore, aggiunse: “Non ci poteva capitare una fortuna più grande: anziché portarci nella parentela un uomo mortale, ci portiamo invece un Uomo e Dio immortale”.
La stessa cosa sta capitando anche per voi.
Ringraziatene il Signore. Ha avuto per tuo fratello e per tutti voi uno sguardo di predilezione.
5. Vengo adesso alla preghiera dell’Angelus Domini, che è una preghiera che si è soliti recitare tre volte al giorno, mattino, mezzogiorno e sera, al suono delle campane.
Dal momento che adesso le campane non si sentono più, viene recitata prima di pranzo e della cena.
È una preghiera molto bella. È un rivolgersi a Maria, un compiacersi per quello che è avvenuto attraverso di Lei per il bene nostro e di tutto il mondo.
L’Ave Maria è una preghiera particolarmente potente.
Fu chiesto a Santa Tersa d’Avila, apparsa dal cielo ad una monaca, se avesse nostalgia della terra. La Santa rispose che sarebbe tornata sulla terra solo allo scopo di guadagnarsi i meriti che si acquisiscono con la recita di una sola Ave Maria.
6. Tuttavia, a rigore, la preghiera dell’Angelus non è la preghiera per benedire il pranzo o la cena.
Si fa molto bene a dirla tutti insieme prima del pranzo e della cena.
Ma ad essa si può subito far seguito con quella insegnata da tua nonna.
7. In conclusione mi pare di poter applicare al vostro caso quanto ha detto il Signore in un altro contesto: che è bene fare una cosa, senza tralasciare l’altra (“unum facere et alium non omittere”).
Ti saluto, ti prometto un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo