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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
Sono stato molto indeciso se scriverle questa mia lettera perché non voglio impensierirla.
Volevo chiederle un consiglio o un conforto riguardo alla mia entrata nel seminario di un ordine religioso.
Infatti non sono mai stato così in dubbio e nell’incertezza come in questo periodo.
Molti mi dicono che io dovrei fare prima l’università così posso maturare meglio la scelta e che sono troppo giovane e quindi immaturo per tali decisioni.
Padre quello che più mi preoccupa è che non riesco ad offrire tutto a Gesù.
Mi sento come bloccato soprattutto nella preghiera e questo è avvenuto quando ho iniziato gli incontri vocazionali a settembre.
Durante questi incontri ho provato oltre al piacere di stare vicino al Signore anche una profonda malinconia e aridità
Io vorrei tanto fare la volontà di Dio ma non so qual è.
Se sapessi, che il Signore vuole che entri, io sarei felicissimo di sopportare tutto, perché so che Lui lo vuole e quindi mi darà la forza
Ma se invece è proprio il Signore che mi manda questa aridità è perché vuole che non segua la via del sacerdozio ma quella familiare?
Vede Padre, sono molto confuso e turbato.
Anche perché mi fa soffrire molto il fatto che dovrò abbandonare i miei cari genitori che stanno andando verso la vecchiaia
Mi hanno detto che sarà un duro colpo per loro.
Mi scusi Padre per questa mia email ma ho tanto bisogno di un conforto, in particolare il suo.
La ringrazio tanto
Spero ancora di non averla disturbata e La saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. stavo preparando l’omelia di domenica prossima quando ho letto la tua mail.
Ecco che cosa sentirai domenica a Messa, ed ecco anche che cosa sentirà tuo padre, perché anche lui andrà a Messa: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me;
chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me;
chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,37-39).
2. Sulla tua vocazione non ci sono dubbi. Chi ti ha visto, chi ti ha sentito non ha dubbi sulla tua chiamata: sei fatto per essere sacerdote e sacerdote di quel particolare ordine religioso.
Tu cerchi la volontà di Dio: ebbene, questa volontà ti è stata manifesta.
Sono convinto che anche tu ne sia persuaso.
3. Ma adesso arriva l’ora del distacco e la via che inizi è come l’itinerario di Abramo che doveva partire per una terra che il Signore via via gli avrebbe indicato.
È il momento in cui la tua fede si trova a compiere uno dei suoi atti più alti: ecco in questo momento sei chiamato ad abbandonarti a Dio, a metterti nelle sue mani.
Quante volte gli hai detto: Sia fatta la tua volontà.
Ma adesso sei chiamato a prendere il tuo io e a metterlo nelle mani di Cristo, nelle mani di Dio, della Madonna.
Anche per me è venuto quel momento. Lo ricordo bene.
Finora nella tua vita non hai mai compiuto un atto così alto, così pieno di amore e di fede: adesso ti doni tutto.
Sai che Cristo conta su di te, perché tutti i pensieri e i desideri santi che hai alimentato da diversi anni hanno solo Lui per autore, perché “è Lui che suscita il volere e l’operare” (Fil 2,13).
4. San Francesco quando ha visto il lebbroso ha avuto un moto di ripugnanza e col suo cavallo ha fatto dietro front. Ma poi si è rigirato subito, è sceso da cavallo, ha baciato e abbracciato il lebbroso. In quel momento vinse se stesso.
Poi salendo sul cavallo ha voluto girarsi per vedere un’ultima volta quel lebbroso, ma il lebbroso era sparito.
Era Gesù Cristo che lui, vincendo se stesso, aveva baciato e abbracciato.
Anche tu adesso guardando Cristo in faccia e sentendo che ti domanda da bere (non è un’acqua qualunque quella che ti chiede, ma la vita che ti ha dato) non lasciarti vincere da ritrosie: bacia e abbraccia Gesù Cristo. Digli: Signore, questa vita che mi hai dato è tua e io te la riconsegno per essere a totale disposizione tua per il bene dei tuoi fratelli.
5. Dopo questo atto di amore (forse è la prima volta che lo compirai in maniera così vera perché non tratterrai più nulla per te stesso) avvertirai una grande pace.
6. Della parziale aridità che hai provato con gli incontri di settembre non me ne meraviglio. Non eri nel tuo ambiente. Avevi persone nuove e situazioni nuove davanti a te. E in qualche modo tu eri al centro dell’attenzione degli altri, come gli altri lo erano nei tuoi confronti e nei confronti di tutti.
La preghiera ha bisogno anche di tranquillità per andare in profondità.
Questo può capitare a tutti.
Quando l’Ordine religioso cui aspiri diventerà la tua casa allora tutto cambierà: sentirai la presenza del Signore da ogni parte.
7. Per quanto riguarda l’attesa: qualcuno ti suggerisce che prima si potrebbe fare l’università.
È un ragionamento lecito.
Ma non risolverebbe il problema dei tuoi genitori e neanche quello di tante anime che il Signore ha preparato per i tuoi primi anni di vita religiosa e di sacerdozio.
Penso a san Pietro martire che è entrato nell’Ordine domenicano a 15 anni. San Domenico non ha avuto timore di accoglierlo così giovane.
Adesso tu sei il più giovane tra gli aspiranti. Non è bello anche questo? A te il Signore dà anche questo privilegio.
Perché dirgli: Signore, sì, ma fra tre anni?
Quanti giovani che hanno fatto il tuo stesso itinerario entrano a 19 anni, e in alcuni casi anche a 18, in seminario!
Al Signore devi dire: Signore, ti ho dato tutto!
8. Per i tuoi genitori: la parola del Signore di domenica prossima sembra fatta apposta anche per loro: “chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”;
Sono convinto che per i tuoi sarebbe un colpo ancora più duro dire di no al Signore.
Appena sarai entrato nell’Ordine saranno orgogliosi di te, della tua vocazione e anche del loro sacrificio.
Un giorno si presenteranno davanti al Signore lieti di avergli donato tutto quello che il Signore aveva loro chiesto.
I tuoi genitori sanno che tu, prima di appartenere a loro, appartieni a Dio.
Sanno che per loro tu sei un dono di Dio.
Domani avvertiranno che tu sarai sempre loro in maniera più vera e più forte di quella di tuo fratello e di tua sorella, che adesso appartengono ad altri.
Tu sarai sempre loro, col cuore indiviso.
Un pò di loro ci sarà sempre nelle tue preghiere, nel tuo studio, nelle tue lezioni, nelle tue meditazioni, nel tuo dir Messa, nella tua predicazione.
Vale anche per tuo padre e per tua madre quello che sentirai ancora nel Vangelo di domenica prossima: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto”.
Nel tuo caso si può dire che tuo padre e tua madre avranno la ricompensa del sacerdote e del religioso. Oltre il cento volte tanto nella vita presente e in eredità la vita eterna, avranno in eterno davanti a Dio, davanti agli Angeli e a tutti gli abitanti del Paradiso la gloria di essere i genitori di un apostolo, di un sacerdote, di un alter Christus, di un predicatore, di un padre delle anime, del salvatore di molti.
9. Vai dunque all’ultimo incontro per dire a Cristo che gli dai tutto.
Come sarà contento il Signore e come ti riempirà subito di sé.
Con l’offerta generosa e gioiosa di te stesso, darai forza anche agli altri compagni, che quasi certamente sentiranno assalti analoghi ai tuoi.
10. Sono molto contento che mi hai scritto.
Sono contento di averti dedicato un po’ di tempo.
L’ho percepito come una chiamata del Signore, per metterlo anche a disposizione di altri.
Domani è la festa di san Pietro. Andiamo a metterci sotto la sua ombra per essere guariti dalle nostre incertezze e dalle nostre paure.
Ti affiderò al Signore attraverso la sua intercessione e anche attraverso quella del glorioso San Paolo.
Ti benedico e ti auguro ogni bene anche per la maturità che stai affrontando.
Padre Angelo