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Quesito
Buongiorno p. Angelo.
volevo riportarle questa mia esperienza. Sento l’esigenza di farlo.
Fin da bambino ho avuto una passione per i videogiochi. Durante le medie e le superiori ricordo che passavo moltissimi pomeriggi giocando o guardando la televisione, e spesso questo si protraeva durante la sera. Ora mi rendo conto che in quel periodo ho sprecato un dono di Dio irrecuperabile, ovvero il tempo. In particolare durante gli ultimi anni di scuola superiore cominciavo a chiudermi nella mia stanza e giocare in ogni momento libero. Ho così iniziato a fare lo stretto necessario per superare le verifiche scolastiche, a ridurre il tempo da dedicare agli altri e in particolare ai familiari, a disinteressarmi della vita di fede e di tutto ciò che non riguardava strettamente i videogiochi o i programmi televisivi. La situazione è poi peggiorata nei primi anni di università. In quel periodo ho capito di avere un problema con i videogiochi. In particolare, l’unico momento in cui potevo giocare era il fine settimana perché tornavo a casa nella mia "postazione da gioco". Nei viaggi in treno e spesso durante il giorno (e alcune volte anche mentre ero a letto) pensavo ai videogiochi, mi dispiaceva non poterci giocare e non aspettavo altro che ricominciare. Guardavo spessissimo video su internet riguardanti questi argomenti e sono arrivato addirittura ad usare soldi veri per comprare degli oggetti virtuali da utilizzare nel gioco. Riempivo il vuoto infrasettimanale che mi lasciava il fatto di non poter giocare, con un sito in cui si scommettono questi oggetti su tornei dove i professionisti si sfidavano. Sì, perché ci sono dei tornei anche se sembra assurdo, dei tornei in cui dei giovani passano intere giornate a giocare e intere notti per prepararsi. Ci sono cifre esorbitanti in ballo e migliaia se non addirittura milioni di spettatori. La ludopatia purtroppo è ancora poco conosciuta, ma ha degli effetti devastanti, al pari di altre dipendenze. Io vorrei portare una testimonianza positiva poiché posso dire di esserne completamente uscito. Il primo passo è stato ovviamente quello di ammettere che non era normale quello che stavo facendo. Da solo non avrei avuto la forza di farcela, quindi il secondo passo è stato quello di chiedere aiuto. In particolare, se non ricordo male, mi colpì un’omelia in cui un sacerdote aveva indicato che perdere tempo con i videogiochi violenti era peccato. Questo timore cercai di scacciarlo con la scusante che su internet non trovavo conferme a tutto questo, però nel cuore sentivo di essere su una brutta strada. La storia cambiò quando un giorno decisi di confessare tutto questo ad un sacerdote. Ripensandoci ora, ritengo che il videogioco fosse diventato per me un idolo. A causa sua non riuscivo a mettere Dio pienamente al primo posto nella mia vita. Sentivo che mi mancava qualcosa per realizzarmi cristianamente, non ero in pace con me stesso. Dopo essermi confessato di tutto ciò e dopo averne capito con il tempo la pericolosità, arrivò il giorno in cui decisi fermamente di smettere di giocare, di troncare quindi questa situazione. Oggi posso affermare tranquillamente che non mi pento assolutamente di quella scelta, poiché quel vuoto che avevo prima è stato riempito abbondantemente dall’amore di Dio. Non mi sono mai sentito così tanto amato dal Signore in tutta la mia vita. Ora posso condividere questo amore con gli altri e posso dedicare a loro, allo studio e alla preghiera molto più tempo di prima.
Le chiedo una preghiera perché il Signore non mi permetta di tornare più indietro.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. ti ringrazio per l’esperienza che mi hai riportato.
Il gioco è una cosa buona, anzi doverosa per un ragazzo. Guai se un ragazzo non giocasse.
Il gioco stimola la competività, anima la fantasia, ristora la nostra psiche, impedisce di stare in ozio.
Se è fatto con altri aiuta a stringere amicizie e diventa punto di riferimento importante per la vita.
2. Ma quel gioco, il video gioco nella fattispecie, per te era diventato un idolo. Vivevi per poterti abbandonare a lui. Era diventato il pensiero dominate della tua vita.
3. Penso in questo momento ad alcune persone che conosco bene e che sono appassionate di ciclismo. A dire il vero queste persone non sono neanche più giovanissime.
Ebbene, non avrei mai creduto quanto il ciclismo riuscisse a prendere la vita di una persona.
Nei vari giorni della settimana l’appuntamento con la bicicletta è fedele. Non mai manca mai. Nessun tradimento nei confronti di questi amore.
Faccia freddo al punto da tornare a casa con le orecchie e le palpebre gelate tuttavia sono contenti di prendere la bicicletta e stare fuori ore e ore.
Quando tornano a casa sono più morti che vivi. Hanno bisogno subito di riscaldarsi e ristorarsi.
Queste fatiche, che sono autentiche sofferenze, diventano poi il motivo delle loro conversazioni con gli amici e i familiari.
Sono un motivo di vanto, di orgoglio.
4. Fin qui nulla di male, beninteso. Mi compiaccio con queste persone, mi complimento con loro.
5. Qualche volta però mi lascio uscire anche quest’espressione: se mettessero un centesimo della loro passione per il ciclismo nelle cose del Signore, sarebbero ben avviati nella strada della santità.
Ad onor del vero, queste persone non saltano mai la Messa del sabato sera, perché la domenica mattina vanno a correre. Il precetto è salvo. Nulla da dire. Ma non vedo nessuno slancio verso le cose che contano.
6. A quante penitenze si sottopongono per correre anche d’inverno con diversi gradi sottozero, ma penitenze che giovino per completare nella loro carne quanto manca ai patimenti di Cristo a favore della Chiesa forse ce ne sono ben poche.
Eppure il gioco e lo sport devono giovare anche a questo.
7. Tu hai avuto la grazia di sentire un sacerdote che ha parlato di queste cose e la sua parola ti ha colpito, come se fosse venuta direttamente dal Signore.
Adesso il gioco non è più il tuo Dio. Con un atto di grande volontà un giorno hai deciso di troncare. Un po’ come ha fatto san Francesco, quando volle lasciare tutto, perfino i propri vestiti, a suo padre.
In certi casi è proprio necessario questo. Le mezze misure ti avrebbero tenuto legato.
8. Lasciavi quel vuoto, lasciavi l’idolo. Ed è venuto Dio dentro il tuo cuore.
E hai sentito che ti riempiva abbondantemente del suo amore al punto che hai potuto scrivere: “Non mi sono mai sentito così tanto amato dal Signore in tutta la mia vita”.
Quando eri legato dal gioco non pensavi minimamente che esistessero esperienze come queste.
Adesso il Signore te le ha fatte assaggiare. E adesso non ne puoi fare più a meno.
Ti auguro di progredire in questa strada. Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo