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Quesito

Nel preparare giovani fidanzatini ho espresso la dottrina della chiesa in riguardo alla fecondazione omologa ed eterologa, dicendo in sostanza che per la chiesa queste non sono le procedure corrette dal punto di vista etico, perché il figlio deve essere frutto dell’amore coniugale espresso negli atti propri naturali.
Al che una fidanzatina mi ha detto che secondo lei la fecondazione omologa (tra coniugi) è eticamente corretta anche perché rispetto all’altra forma naturale è molto umiliante per la donna e dispendiosa e quindi meritoria.
Al riguardo chiedo il suo parere: è applicabile il principio della ignoranza invincibile, ovvero il credente si deve adeguare alle direttiva del magistero? grazie


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la sorgente del merito non è l’umiliazione o la sofferenza, ma è l’amore per il Signore, vale a dire l’unione con la sua volontà.
San Paolo ricorda in maniera molto forte: “E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1 Cor 13,3).
L’umiliazione accettata per amore del Signore può aumentare il merito.
Ma nel caso della “fidanzatina” questo discorso non tiene per le ragioni che adesso ti espongo.

2. È vero che è umiliante per una donna sottoporsi alle tecniche di procreazione assistita: si pensi solo alla stimolazione ovarica e poi al prelievo degli ovuli. Il corpo viene trattato come una cosa, come una macchina di riproduzione.
Ugualmente è umiliante anche per il marito prestarsi ad operazioni analoghe.
Ma questa umiliazione è frutto di una volontà che si distacca dalla volontà di Dio.
Anche Eva si è sentita umiliata dopo il peccato originale, ma non si può dire per questo che il peccato originale sia stato meritorio.

3. Ma poi bisognerebbe ricordare a questa fidanzatina un’altra cosa: nelle tecniche di fecondazione assistita il tasso degli aborti è altissimo. Solo i 4-5% dei bambini concepiti in provetta arriva al parto.
Allora: non è umiliante per questi bambini essere concepiti in maniera tale che li si espone nella stragrande maggioranza a morire in maniera così precoce?
Chi da a questa fidanzatina il permesso di umiliare un numero così grande di vite, di persone umane?

4. Di recente in Gran Bretagna anche per legge è stato stabilito che le donne che si sottopongono alle tecniche di procreazione assistita siano informato del fatto che, oltre all’aborto, i loro bambini corrono rischi più grandi di nascere sotto peso, di essere soggetti a morbilità peritanale (e cioè di essere soggetto di varie malattie prima o dopo il parto) e di mortalità infantile.
Anche questa è un’umiliazione cui si sottopongono con tanta facilità i propri figli.
Senza dire delle conseguenze che per ora non si possono ancora quantificare per i figli nati in provetta e per i figli dei figli.
Ma sappiamo in anticipo che la natura non sopporta di essere manipolata e, quando lo si fa, facilmente si diventa vittime dei propri abusi.

5. Come vedi, è del tutto fuori posto tirare fuori l’argomento dell’umiliazione.
Chi si comporta in questa maniera si rende colpevole davanti a Dio, commette dei peccati, altro che farsi dei meriti!

6. La fidanzatina certamente ha parlato in buona fede. Ma il corso prematrimoniale deve servire anche a formare una retta coscienza e a non lasciare nell’ignoranza invincibile.
Perché anche se uno agisce con ignoranza invincibile, non per questo le sue azioni diventano cariche di effetti positivi anziché negativi. Se uno per ignoranza invincibile beve un veleno anziché del liquore, sebbene non commetta peccato perché manca la piena avvertenza della mente e il consenso della volontà), muore lo stesso.

7. Ricordo le motivazioni fornite da Giovanni XXIII per condannare la procreazione assistita: “La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate.
Perciò non si possono usare mezzi e seguire metodi che possono essere leciti nella trasmissione della vita delle piante e degli animali” (Mater et Magistra, 204).
Nella procreazione assistita chi compie l’atto procreativo è il tecnico di laboratorio, sebbene con materiale fornito da altri. L’atto cosciente in quel momento è solo il suo.
Inoltre quando Giovanni XXIII dice atto personale vuole affermare che la generazione di una persona umana non proviene solo dalla trasmissione di cellule germinali, ma da un atto di amore in cui tutta la persona si raccoglie e si dona simultaneamente nei suoi elementi biologici, affettivi e spirituali.

Ti ringrazio del quesito, ti saluto ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo