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Caro Padre Angelo,
approfitto di questa mail per inviarle gli auguri sinceri di un anno pieno di serenità e pace.
Volevo chiederle alcuni chiarimenti.
Premetto che il mio parroco, persona coltissima, ha molto rispetto per i domenicani in quanto li ritiene i custodi della verità e la tramandano senza tergiversare. Ora però nell’ascoltare le omelie del parroco, coinvolgentissime (infatti la chiesa è sempre piena), e tra le spiegazioni Sue, Padre Bellon, a volte avverto delle discordanze interpretative, cosicché mi trovo a dover discernere tra l’opinione personale della persona consacrata che spiega le letture attraverso la sua esperienza personale, dalla vera interpretazione, spiegazione o senso che il Signore ci ha messo.
Mi spiego meglio con un paio di esempi: il nostro parroco parla spesso della necessità di due coniugi di rimanere insieme, per il bene soprattutto dei figli che, dice lui, l’unica cosa che vogliono è vedere il papà e la mamma la sera andare a dormire insieme.
Spesso dice che è normale in anni di convivenza aver voglia di buttar giù dalle scale il marito o la moglie insopportabili ecc ecc.
Ma se il nostro coniuge non fosse diverso da noi non ci sarebbe piaciuto e non ce ne saremmo innamorati, perchè ci innamoriamo del diverso, perchè il diverso ci completa. Innamorandoci di uno uguale a noi sarebbe una vita noiosa. Questo lo diceva per incoraggiare quelli che ad un certo punto si lamentano del coniuge, non lo sopportano più dicendo che è troppo diverso da loro.
Ma Lei Padre Bellon dice anche giustamente che l’amicizia si fa tra simili o rende simili e che bisogna avere comunità di intenti e di volere.
Come discernere allora quando ci capita davanti una persona molto diversa da noi che magari non ha neanche fede, ma che in un certo senso ci attrae comunque? Forse sarà l’eterno istinto della crocerossina, o forse ci attrae perchè essendo l’altro così diverso ci fa sentire disprezzati da lui, e il nostro orgoglio non permette che ci disprezzino, così la voglia di essere accettati e rivalutati dall’altro, diverso da noi, ci fa illudere che sia amore o innamoramento, ma in realtà non lo è. E’ solo orgoglio personale.
Ecco ci sarebbe da capire se è meglio cercare qualcuno simile a noi rischiando una relazione monotona o pacifica oppure dare possibilità anche alla ricerca di quelli diversi da noi perchè se non lo fossero saremmo incompleti, annoiati, verremmo meno magari al progetto di salvezza che Dio ha su queste pecore smarrite…chissà…
In secondo luogo ho letto oggi in questa risposta – "Ho sentito quanto alcuni demoni all’interno di esorcismi direbbero dei bambini abortiti e le chiedo un parere" – che Lei Padre spiega questa frase così: "Da notare che l’espressione “il santo di Dio sta a dire: “Io so chi tu sei: tu sei Dio”.
Ma io sapevo, o avevo inteso, spiegare questa lettura così: lo spirito impuro, alla visione di Gesù esclama che Lui è il Santo di Dio ma non dice che Egli è Dio poiché solo l’azione dello Spirito Santo permette all’uomo di riconoscere Dio, poiché è impossibile per uno spirito impuro essere sotto l’azione dello Spirito Santo costui non può riconoscere a Gesù la Sua qualità divina.
Ad esempio: "Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Forse c’è un pò di confusione in quello che ho immagazzinato nella mia testa.
Grazie mille per l’attenzione.
Antonella 


Cara Antonella,
1. per il primo punto sono vere tutte e due le cose: l’amicizia deve trovare un sostrato comune, altrimenti ogni incontro sarebbe costellato di bisticci insopportabili.
Nello stesso tempo, soprattutto in quell’amicizia che si chiama matrimonio, anche a motivo della diversità dei sessi, ci sono sensibilità diverse che servono per aiutarsi a capire meglio i risvolti di tutti i problemi.
Queste diversità non sono o non dovrebbero essere motivo di bisticcio ma di complementarietà.

2. Si legge in un documento del magistero ecclesiastico: “I sessi “simili e dissimili nello stesso tempo; non identici, uguali però nella dignità della persona; sono pari per intendersi, diversi per completarsi a vicenda” (Orientamenti educativi sull’amore umano, 25).
Non solo i sessi sono fra loro complementari, ma anche le persone di cui essi sono caratteristica imprescindibile.
Dice Giovanni Paolo II: “La donna è il complemento dell’uomo, come l’uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari… non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico. E soltanto grazie alla dualità del maschile e del femminile che l’umano si realizza appieno” (19.6.1995).

3. Osserva J. Guitton, accademico di Francia: “Forse è una fortuna che il tipo umano in tutte le sue funzioni, dalle più basse alle più eccelse, si manifesti sotto due forme differenti, che si completano e si rispondono l’una all’altra. Si può aggiungere che la conoscenza dell’altro è un elemento necessario per la conoscenza di se stessi. Se Adamo fosse stato solo, poiché era intelligente e tormentato dal desiderio di sapere, si sarebbe innamorato della propria immagine… Ma Adamo poteva specchiarsi e conoscersi in Eva, cercando in lei la coscienza della propria forza; e certamente, guardando Eva, sentiva nascere in sé il sentimento del raro, dello squisito, del precario, di tutto ciò che si sintetizza nella parola ‘grazia’, e che è contrario e complementare alla forza. Lo stesso si può dire della donna, che prende coscienza di sé specchiandosi nell’uomo. È nell’altro che abbiamo la vita, perché nell’altro troviamo il rinnovamento e la complementarità. La punizione di Narciso è di vedersi, e addirittura di esistere, solo come apparenza” (L’amore umano, p. 167).

4. Vengo adesso al secondo punto: quando San Pietro ha proferito le parole che mi hai citato, aveva una fede soprannaturale, vero dono infuso da Dio.
Ma il Signore non si è fatto conoscere a quel demonio dandogli una conoscenza soprannaturale, come quella della fede, ma per quel tanto che bastava perché dagli effetti delle sue azioni capisse che era Dio.

5. Ti porto tre testimonianze.
La prima è di un  Commentario biblico che alle parole del Vangelo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!” (Mc 1,24) offre il seguente commento: “il Santo di Dio, cioè non un santo qualunque, come erano per esempio i profeti, ma il santo per eccellenza, il Messia, mandato a salvare il mondo (Gv 10,36)”.

6. Questo Commento si rifà a quanto disse San Giovanni Crisostomo: “Lo chiama poi santo non come
uno fra i tanti, poiché anche ogni profeta era santo, ma lo annunzia come l’unico: infatti con l’articolo che è posto in greco mostra che è uno solo; per il timore, poi, lo riconosce come il Signore di tutti” (In Matth,  hom. 13).

7. Sant’Agostino invece parla del tipo di conoscenza che il Signore gli ha concesso di avere: “Infatti si rese noto a loro quanto volle; e tanto volle quanto era necessario. Ma si fece conoscere non come agli Angeli santi, i quali godono della partecipazione della sua eternità secondo che è il Verbo di Dio, ma bisognava che si facesse conoscere a loro come per atterrirli, poiché stava per liberare dalla loro tirannica potestà i predestinati. Si fece dunque conoscere da parte dei demoni non in quanto è la vita eterna, ma per certi aspetti temporali della sua potenza, la quale può apparire ai sensi angelici anche degli spiriti maligni piuttosto che alla debolezza degli uomini” (De Civitate Dei 9,21).

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo