Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
vorrei farle una domanda.
Tra i personaggi della Bibbia mi ha incuriosito il re Salomone: sono rimasto molto impressionato dal fatto che nonostante avesse ricevuto il dono della Sapienza da Dio, si è in seguito corrotto e perverso con gli idoli.
Tuttavia mi è sorto un dubbio: visto che la Bibbia non dice che fine ha fatto, si può supporre che si sia pentito alla fine della sua vita oppure si è dannato?
Magari le preghiere di suo padre Davide l’hanno salvato.
Grazie per la sua risposta e, la prego, mi ricordi nelle sue preghiere.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la Sacra Scrittura non ci dice quale sia stato il destino eterno di Salomone.
A dire il vero, non lo dice espressamente neanche di Giuda, sebbene il Signore l’abbia chiamato “il figlio della perdizione” e di lui abbia detto che “sarebbe stato meglio che non fosse mai nato”.

2. Salomone ha goduto della Divina Rivelazione.
A lui sono attribuiti diversi libri della Sacra Scrittura (diversi libri sapienziali).
Ma anche Giuda, al pari degli Apostoli, stando accanto a Gesù, ha goduto della divina Rivelazione.
Pertanto viene da concludere che godere della divina Rivelazione non è sinonimo di salvezza eterna.

3. L’ispirazione di cui hanno goduto gli agiografi è un carisma in senso stretto e possiamo ricondurlo in qualche modo al carisma della profezia.

4. Ebbene, questi carismi intesi in senso stretto sono doni straordinari dati in maniera transeunte e indicano “azioni prodigiose” che lo Spirito Santo concede di compiere per l’utilità comune.
Ne parla S. Paolo in 1 Cor 12,7-11: “E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro, invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole”.

5. In teologia i carismi vengono definiti come “gratiae gratis datae” e cioè doni dati gratuitamente, indipendentemente dalla santità del soggetto.
Può riceverli anche un peccatore o un pagano, come avvenne nel caso di Balaam, profeta pagano che predisse i segni che avrebbero accompagnato la nascita del Messia: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17).
Non sono né oggetto, né soggetto di merito, e cioè non si ha il diritto di riceverli né il loro esercizio fa crescere in santità chi li esercita.
Proprio per questo il più piccolo atto di carità vale immensamente di più per la perfezione personale e comunitaria che il più grande miracolo.

6. Dice S. Tommaso: “Vi sono due tipi di grazia. C’è una grazia che ricongiunge l’uomo direttamente con Dio: ed è la grazia santificante o gratum faciens.
E c’è poi un’altra grazia, mediante la quale un uomo aiuta un altro a tornare a Dio. E questo dono viene chiamato gratia gratis data, poiché si tratta di una facoltà superiore alla natura e ai meriti personali: ma poiché non viene concessa per la santificazione di chi la riceve, bensì per cooperare all’altrui santificazione, non viene chiamata grazia santificante” (S. Tommaso, Somma teologica, I-II, 111, 1).
Essendo dati per il bene comune, i carismi sono del tutto a vantaggio della comunità. Vengono dati per due motivi: per confermare la verità predicata o per mostrare la santità di una persona (Ib., II-II, 178, 2).
S. Paolo, dopo aver parlato di questi carismi, aggiunge: “Aspirate a carismi più grandi! E io vi mostrerò la via migliore di tutte” (1 Cor 12,31). Questa via è la carità, immensamente più santificante per il soggetto che il compimento di tutti i carismi.

7. Di Salomone si parla esplicitamente nell’elogio degli antenati (Sir 47,12-20). Ma in questo elogio sono pure menzionati personaggi che vengono chiaramente biasimati.
In ogni caso, di Salomone si legge: “Dopo di lui sorse un figlio saggio, che, in grazia sua, ebbe un vasto regno. Salomone regnò in tempo di pace, Dio dispose che tutto fosse tranquillo all’intorno perché costruisse una casa al suo nome e preparasse un santuario perenne.
Come fosti saggio nella giovinezza, versando copiosa intelligenza come acqua d’un fiume! La tua scienza ricoprì la terra, riempiendola di sentenze difficili.
Il tuo nome giunse fino alle isole lontane; fosti amato nella tua pace.
Per i tuoi canti, i tuoi proverbi, le tue massime e per le tue risposte ti ammirarono i popoli.
Nel nome del Signore Dio, che è chiamato Dio di Israele, accumulasti l’oro quasi fosse stagno, come il piombo rendesti abbondante l’argento.
Ma accostasti i tuoi fianchi alle donne, e ne fosti dominato nel corpo.
Così deturpasti la tua gloria e profanasti la tua discendenza, sì da attirare l’ira divina sui tuoi figli e sofferenze con la tua follia”.

8. Noi non possiamo andare più in là.
Dal momento che la Sacra Scrittura non dice nulla della salute o della dannazione eterna di Salomone, possiamo sperare che Dio gli abbia concesso la grazia del pentimento e gli abbia usato misericordia.
A questo potrebbe far pensare il v. 22 del medesimo testo: “Ma il Signore non rinnegherà la sua misericordia e non permetterà che venga meno alcuna delle sue parole. Non farà perire la posterità del suo eletto né distruggerà la stirpe di colui che lo amò.
Nel v. 23 viene detto: “Salomone andò a riposare con i suoi padri”.
Ma qualche commentatore ha notato che questa affermazione viene presa da 1 Re 11,43 senza aggiungere altro, sicché che “il libro dei re termina con la storia di Salomone senza alcun accenno sulla sua conversione in fin di vita”.

Ti ringrazio comunque della domanda perché mi ha dato l’opportunità di dire qualche cosa soprattutto sull’ispirazione divina e sulla sua riconduzione al genere dei carismi in senso stretto.

Ti ricordo volentieri nelle mie preghiere, soprattutto nella S. Messa che tra breve celebrerò, e ti benedico.
Padre Angelo