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Quesito
Buongiorno padre Angelo,
mi capita di leggere la sua rubrica, sebbene io non sia credente.
Prendo in esame la discussione "Le giro le domande di un non credente, redatte in un articolo da parte di Eugenio Scalfari e rivolte idealmente al pontefice" che ha avuto in passato, perche’ volevo commentare alcune sue affermazioni (in grassetto).
Tutti i punti sarebbero meritevoli di discussione, ma alcuni, come la questione se "giungere alla conoscenze dell’esistenza di Dio" sia un argomento di fede o di ragione, non si potrebbe esaurire in una mail, altri vanno un po’ fuori dal tema che volevo discutere, che si concentra di piu’ sulla questione assolutismo contrapposto al relativismo ed al nichilismo.
Quesito
Buongiorno Padre Angelo, le giro le domande di un non credente, redatte in un articolo da parte di Eugenio Scalfari e rivolte idealmente al pontefice. Giacché credo che si tratti di domande comuni a molte persone spero lei voglia esprimere le sue osservazioni e contribuire ad evadere tali quesiti. Prima domanda:… Seconda domanda: il credente crede nella verità rivelata, il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive. Questo modo di pensare per la Chiesa è un errore o un peccato? Terza domanda: Papa Francesco ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie perirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Anch’io penso allo stesso modo, ma penso anche che con la scomparsa della nostra specie scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio e che quindi, quando la nostra specie scomparirà, allora scomparirà anche Dio perché nessuno sarà più in grado di pensarlo. Saluti Marco
Risposta del sacerdote
7. Nella seconda domanda dici: “il credente crede nella verità rivelata, il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive”.
A questo rispondo dicendo anzitutto che c’è una contraddizione nella domanda stessa quando dice: “il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive”. Dicendo questo è convinto che c’è una verità assoluta: che non esiste niente di assoluto e che tutto è relativo.
Chi asserisce che tutto è relativo, se è coerente con la sua asserzione, dovrebbe mettere in discussione anche la propria affermazione. Ma questo non lo fa e non lo vuol fare. Per lui si tratta di un principio indiscutibile, un “a priori”, una verità assoluta!
Ecco la contraddizione!
Ha ragione, la contraddizione esiste, dire "L’Assoluto non esiste" e’ senz’altro un’affermazione dogmatica, alla pari de "L’Assoluto esiste". Questo e’ il motivo per cui l’ateo sbaglia nella sua convizione razionale della non esistenza di Dio.
Pero’ lei, contrapponendo queste due proposizioni, non lascia spazio ad una terza, quella a cui CREDO io ossia: "Non e’ possibile determinare se esista una verita’ assoluta o meno".
Ho usato la parola CREDO a proposito, perche’ per me la ragione non puo’ dimostrare razionalmente l’esistenza, o la non esistenza, di una verita’ assoluta.
12. Dovrebbe invece essere facile questo ragionamento: se le realtà attualmente esistenti un giorno scompariranno, vuol dire che non hanno in se stesse la ragion d’essere, ma l’hanno ricevuta da un altro, diverso da loro, che ha in se stesso al ragion d’essere.
E questo altro è Colui che viene chiamato Dio.
Di nuovo, si presuppone l’esistenza di questa "raison d’etre".
Ma supponendo che questa raison d’etre non esista cade anche il suo ragionamento.
Per cui l’estinzione della specie umana si estinguera’ potrebbe semplicemente essere visto come il nulla che ritorna al nulla.
Sperando in una sua risposta, la saluto.
Paolo
Risposta del sacerdote
Caro Paolo,
1. anzitutto ti ringrazio di aver ripresentato il testo che commenti, senza farmelo cercare.
Vengo adesso alle due questioni da te richieste.
Devo dire che le presenti in maniera intelligente, senza cascare nella contraddizione e giustamente poni il problema in termini relativistici e problematici.
2. Credo che a questo punto sia doveroso domandarsi che cosa s’intenda per verità assoluta.
Per verità s’intende ciò che corrisponde alla realtà e che non è frutto di una nostra fantasia.
Per assoluta s’intende che quella verità vale per ogni tempo e per ogni luogo, prescindendo da qualsiasi condizione.
3. Ebbene, vi sono verità di ordine matematico che sono valide in assoluto. Ad esempio: due più due fanno quattro, hanno sempre fatto quattro e faranno sempre quattro.
Su queste verità si basano i rapporti tra gli uomini.
Soprattutto quelli commerciali. Si esige che si basino su fondamenti sicuri.
E così sicuri che ci si appella alla giustizia e alla coercizione qualora non vengano rispettati.
Sarebbe impossibile una convivenza pacifica se non vi fosse un ordinamento chiaro e certo, basato su leggi approvate in maniera certa, con maggioranza sicura, e non sull’arbitrio di qualcuno.
4. Ancora partiamo da un fatto: è un dato certo e incontrovertibile che tu esista.
Di fatto, volenti o nolenti, non si potrà negare in eterno questo dato di fatto.
Tu un giorno (probabilmente…) non esisterai.
Ma non si potrà dire che Paolo… non è esistito. Questo – a partire dalla tua nascita – è un dato certo e assoluto.
5. Ancora: penso a quanto avviene nei tribunali quando si processa qualcuno per omicidio.
Si dovrà accertare chi sia stato l’omicida. quale la sua responsabilità, quale la pena da dargli.
Ma il punto di partenza su cui si istruisce il processo è il dato di fatto: c’è stato un omicidio, c’è stata una sparatoria, ci sono stati dei morti, sono state arrestate alcune persone di cui si deve accertare se ne siano responsabili: ma tutti questi fatti sono certi e incontrovertibili.
6. Come vedi, se hai studiato storia della filosofia ti accorgi che torniamo alle affermazioni di Parmenide: l’ente è ente e non può essere non ente.
È il cosiddetto principio di identità.
7. Sulla seconda domanda:
Non si parte dalla ragion d’essere in sé e per sé.
Ma si parte dall’attuale esistente: esiste, ma non ha in se stesso la ragion d’essere perché prima non c’era e domani non ci sarà.
Ora dal nulla viene fuori nulla (anche questa è una verità assoluta!).
Ma se l’attuale esistente esiste e non ha in se stesso la ragion d’essere significa che la sua ragion d’essere si trova in uno diverso da lui, che ha in se stesso la ragion d’essere. E questo essere noi lo chiamiamo Dio.
8. Di qui poi si sviluppano altre riflessioni sulla natura di Dio che al momento non sono oggetto della nostra conversazione.
Sono riflessioni che non partono dal presupposto della fede, ma da quelle premesse razionali che hanno fatto giungere Aristotele, filosofo pagano del IV secolo avanti Cristo, alla conclusione altissima che Dio sia motore immobile e atto puro.
Ti ringrazio del garbo e dei quesiti che mi hai posto.
Questa mattina ti ho ricordato al Signore nella celebrazione della Messa.
Ti auguro un buon Natale e ti benedico.
Padre Angelo