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Quesito

Caro Padre Angelo, 
come al solito La ringrazio tantissimo per il servizio che svolge, e per tutti gli scritti da cui ho tante volte tratto grande giovamento. 
Le scrivo, da ragazzo ventiduenne, per una domanda che forse tradisce un po’ di pusillanimità. 
Tentando di riassumere, c’è una ragazza con cui ho avuto in passato un rapporto di amicizia per alcuni anni, benché nel profondo provassi sentimenti di altro tipo che non volevo esprimere per via, da una parte, di un’altra sua relazione che occupò parte di quel periodo, dall’altra per non rovinare il rapporto che avevamo già. Due anni fa decisi poi di provare a proseguire in questa direzione, all’inizio con un po’ di successo e accompagnando al resto tanta preghiera, ma poi per via di mie tante indelicatezze e dei difficili momenti da lei attraversati (che includono il consumo di stupefacenti leggeri e amicizie non ottime) tutto è finito catastroficamente. Ho deciso di “rivelarle” questo segreto aperto quando mi sono rassegnato al fatto che dopo mille screzi non c’era più speranza di un rapporto, se non forse con una rottura radicale rispetto al passato. Da allora ho provato alcuni piccoli tentativi di riconciliazione che però, pur a seguito di sue piccole aperture, sono scadute nel nulla. (…). 
Ciononostante, una domanda in particolare fa spesso capolino: tutto l’amore che ho provato per lei può essere stato per niente? Tanto spesso vengo incoraggiato a dimenticarla, e benché capisca il beneficio psicologico, il pensiero mi riempie di profonda angoscia rispetto alla mia vita e al mio ruolo in quelle degli altri, e al ruolo che il Signore vuole che io interpreti. Tanto spesso Lo supplico che permetta che il nostro rapporto venga in qualche modo sanato, ma, per ora, senza frutto. Quale disposizione dovrei avere rispetto a questi ricordi e quale dovrebbero incoraggiare per i rapporti futuri? Posso ragionevolmente pensare che un giorno questa richiesta, anche solo in modi diversi da quelli che penso, sarà esaudita? 
La ringrazio di tutto cuore per la pazienza e l’attenzione e, in ultimo, Le chiedo la benedizione e una preghiera. 
Augurandole una serena domenica, 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. in sostanza mi chiedi: “tutto l’amore che provo per lei può essere stato per niente?”
La risposta evidentemente è no.
Se si leggono gli eventi della nostra vita semplicemente con lo sguardo umano talvolta sembra di dover concludere che si è perso tempo.
Ma se si guardano con l’occhio della fede, tutto acquista il suo significato perché “tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16).

2. Tutto, compreso l’amore umano, è stato voluto e creato da Dio.
Anche l’amore passionale e travolgente è stato voluto e creato da lui.
Non però perché noi ne facciamo l’esperienza della delusione come purtroppo è capitato a te, ma perché tutto ci parli dell’obiettivo superiore della nostra esistenza, che è quello di amare e possedere Dio: “tutto è stato creato in vista di lui”.

3. Proprio attraverso l’esperienza dell’amore umano possiamo conoscere quali sono gli ingredienti per poter dire di amare Dio.
Secondo San Tommaso sono a quattro.
Il primo: l’amore crea un legame. Anzi in se stesso l’amore è un legame perché quando si ama ci si sente legati a colui che si ama.
È un’esperienza molto bella. Santa Caterina da Siena dice che l’amore è un fuoco dolce.
Quando poi l’amore è travolgente, non c’è solo il fuoco dolce ma c’è un incendio di dolcezza.
Questo legame fa sì che uno cominci ad amare ciò che piace alla persona amata. Crea così una identità di vedute e di sentimenti.
Non è questo che dovrebbe avvenire tra noi e Dio quando lo amiamo?
San Tommaso dice che “l’amore è essenzialmente una forza unitiva, ed è anzi la stessa unione o legame o trasformazione per la quale l’amante si trasforma nell’amato e in un certo senso si converte in lui” (III Sent., dist. 27, 1,1 ad 2).

4. Il secondo effetto: quando si ama non ci si accontenta del legame, devi stare uno accanto all’altro, ma si desidera penetrare nella mente e nel cuore della persona amata, di conoscerne i desideri, il pensiero, i sentimenti, I progetti. Insomma, se vuole conoscere tutto di lei.
Così l’amore tra le persone umane ci insegna come deve essere fatto l’amore per Dio, per il Gesù Cristo.
Dobbiamo penetrare nell’intimità di Dio, nell’intimità di Gesù Cristo, tanto più che Gesù non desidera altro che svelarci i suoi pensieri e consegnarci il suo cuore.
Ma come per l’amore tra le persone umane per raggiungere questo obiettivo si richiede di stare insieme e di conversare, così la stessa cosa va fatta col Signore.
Se non cerchiamo del tempo per stare con lui e per sentire le sue parole perché ci vengano comunicati i suoi sentimenti non lo amiamo ancora.
Dice San Tommaso: “Chi ama non si contenta della cognizione superficiale dell’oggetto amato, ma cerca di capire intimamente le singole cose che ad esso appartengono, e di penetrare così nella sua intimità. In tal senso si dice dello Spirito Santo, amore di Dio, che penetra le profondità di Dio (1 Cor 2,10)” (Somma teologica, I-II, 28, 2).
E: “È un vero segno di amicizia che l’amico riveli all’amico i segreti del proprio cuore. Poiché essendo gli amici un cuor solo e un’anima sola, quanto l’amico svela all’amico non sembra che lo collochi fuori del proprio cuore” (Commento al Vangelo di San Giovanni, cap. 15, 3, 3).
Gli amici sono l’uno nell’affetto dell’altro mediante una certa compiacenza; così che abbiano sintonia di sentimenti, di volontà e costituiscano come una cosa sola… Per questo è caratteristica degli amici volere le stesse cose, e delle medesime dolersi o godere, Cosicché colui che ama, per il fatto che considera sue proprie le cose dell’amico, sembra essere nell’amico e come identificato con lui” (Somma teologica, I-II, 28, 2).

5. Il terzo effetto dell’amore è una certa uscita da stessi per stare dietro col pensiero e con l’affetto alla persona che si ama. Sicché più che pensare a se stessi, si pensa sempre alla persona che si ama.
Talvolta questo amore diventa così grande per cui non si pensa più a se stessi, ma si desidera vivere con la persona che si ama e per la persona che si ama. Per cui psicologicamente si vive più con la persona amata che con se stessi.
Quando si comincia ad amare così, quante cose cambiano nella propria vita.
Se prima si era pigri nel compimento del proprio dovere, adesso quante cose si è disposti a fare per la persona di cui si è innamorati.
Se prima arrivare un po’ prima o un po’ dopo era indifferente, adesso invece si è desiderosi di essere puntuali, come segno del nostro amore e della nostra fedeltà.
La stessa cosa va fatta con il Signore e dovrebbe far capire anzitutto qualcosa dell’amore del Signore per noi. Egli ci sta sempre dietro, istante per istante e si lascia trovare come nessun altro: all’interno del proprio cuore e della propria coscienza, nella sua parola, nell’Eucaristia riposta nel tabernacolo, nei fratelli e delle sorelle soprattutto tra i più bisognosi.
Sicché quando si ama il nostro pensiero dovrebbe scorrere tra la persona amata sulla terra e Colui che amiamo nel cielo, che tra le varie manifestazioni d’amore ci dà anche quella di amare e di sentirsi amati da una persona in carne ed ossa.
Nei Santi l’amore per Dio è così veemente che talvolta produce il fenomeno mistico dell’estasi, che secondo il significato stesso della parola significa “porsi al di fuori”.

6. Il quarto effetto dell’amore è un amore così ardente, così fervente, così intenso e talvolta anche così veemente da non tollerare nulla che contrasti l’amore per la persona che si ama. Gli antichi davano a questo amore particolarmente ardente un nome particolare: lo chiamavano zelo.
San Tommaso dice che: “Lo zelo, comunque si consideri, deriva dall’intensità dell’amore” (Somma teologica, I-II, 28, 4)] .
Questo quarto effetto dell’amore porta a perdersi per la persona amata: non si vuole che soffra. Piuttosto si desidererebbe soffrire al suo posto, ma che lei non abbia nulla da soffrire.
Questo amore ardente porta a consumarsi volentieri per la persona che si ama.
Non è questo forse amore di Cristo per noi sulla croce?
Gli apostoli si ricordarono le parole che Davide profetando aveva detto di lui nel salmo 60,10: “Lo zelo per la tua casa mi consuma” (Gv 2,17).
Di San Domenico nella liturgia horarum si legge che ardeva e si consumava come una fiaccola per l’amore intenso che aveva per coloro che si stavano perdendo eternamente: “ardebat quasi facula pro zelo pereuntium” (Inno all’Ufficio delle letture).

7. Venendo alla conclusione: certamente attraverso l’esperienza di amore che hai vissuto hai imparato molte cose e, col tempo, ne imparerai ancora molte altre. Sicché non è stato tempo sprecato.
Ma al di sopra di tutte queste conoscenze umane c’è anche il disegno divino che ti ho esposto perché “tutto è stato fatto per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16).

Con la speranza che il rapporto con quella ragazza possa essere sanato e ritrovato e soprattutto con l’augurio che tu conosca sempre di più quell’amore per Gesù Cristo che supera ogni dolcezza, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo