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Quesito

Gentilissimo Padre Angelo,
mi chiamo Adriano, e leggo spesso le tante domande e le relative risposte che lei da ai tanti quesiti, e la devo ringraziare per la tanta luce che ricevo dalle sue risposte… e ringrazio Dio padre per questo dono..
Le scrivo oggi per porgerle la seguente domanda: ho scoperto guardando ieri sera una trasmissione su tv2000, che un sacerdote diceva che chi commette il peccato di aborto e’ scomunicato dalla chiesa cattolica.
Solo recentemente avevo fatto la stessa domanda alla mia guida spirituale (un sacerdote teologo molto bravo…che mi tratta proprio come un figlio), per saperne di più, e lui mi disse che adesso non c’e’ più la scomunica per il peccato d’aborto…..qual’e’ la verita’???
Perché’ questa confusione, che non fa’ bene sicuramente a noi poveri fedeli….
Io la ringrazio anticipatamente per la sua risposta,e le chiedo se oltre mettere la risposta sul vostro sito, potesse anche inviarmela qui al mio indirizzo mail da cui le scrivo, indicandomi in che sezione o argomento sul sito ci sara’ la risposta.
Che Dio la benedica e la Vergine Maria la protegga sotto il suo manto.
Adriano


Risposta del sacerdote

Caro Adriano,
1. sì, esiste la scomunica per l’aborto. È una scomunica riservata al vescovo.
Per farsela togliere è necessario ricorrere al rappresentante del vescovo che si trova in ogni Chiesa Cattedrale ed è il Canonico Penitenziere.
Davanti ad un confessionale nella Chiesa Cattedrale deve esserci la scritta Canonico Penitenziere perché la gente sappia chi è e quando lo può trovare.

2. Oltre al canonico penitenziere possono togliere la scomunica anche il vicario generale della diocesi e i vicari episcopali.
Infine la possono togliere tutti i sacerdoti degli ordini mendicanti (francescani, domenicani, carmelitani…) per antico privilegio mai revocato.

3. Tuttavia, ed ecco che cosa forse voleva dirti la tua guida spirituale, per incorrere nella scomunica è necessario saperlo.

4. La Chiesa ha disciplinato la scomunica per l’aborto fin dai primi tempi.
Inizialmente era una scomunica a vita, poi ridotta a sette anni, poi a cinque.
Adesso non ha limiti di tempo. È sufficiente andarsi a confessare da un sacerdote che abbia questa facoltà.

4. Potrebbe succedere che uno colpito da scomunica trovi difficoltà ad accedere ad un sacerdote facoltizzato per motivi di infermità, di distanza o sia troppo penoso per lui rimanere privo della grazia di Dio.
In questi caso la disciplina della Chiesa si è sempre comportata così: il sacerdote, anzi qualunque sacerdote, può dare l’assoluzione ma deve dire al penitente di tornare entro qualche tempo, anzi entro un mese. Nel frattempo il sacerdote presenterà il caso (evidentemente senza far nomi) all’autorità competente per chiedere come comportarsi e farsi facoltizzare.
Se il penitente non torna entro un mese, ricade nella scomunica.

5. In pericolo di morte e tanto più in punto di morte qualsiasi sacerdote – magari anche scomunicato, oppure sospeso a divinis o ridotto allo stato laicale –  può assolvere e anche togliere la scomunica,
È chiaro che se la scomunica gli è stata tolta in pericolo di morte e poi la morte non sopravviene, il penitente è tenuto a ricorre da chi è facoltizzato.

6. Il canone che stabilisce la pena della scomunica è il 1398 e dice così: “Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae”.
Latae sententiae significa ipso facto, subito.
Dicendo chi procura intende tutti coloro che cooperano: oltre la madre se è consenziente all’aborto, anche il medico, gli infermieri, coloro che lo hanno comandato, lo hanno consigliato o ne hanno dato l’assenso (come avviene nei consultori comunali).

7. Nell’enciclica Evangelium vitae Giovanni Paolo II ha detto: “con tale reiterata sanzione, la Chiesa addita questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo così chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza” (EV 62).

Ecco dunque la disciplina della Chiesa e le motivazioni che la ispirano.

Ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo