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Quesito
Caro padre,
volevo chiederle se mi poteva spiegare meglio che cosa insegna la Chiesa riguardo il matrimonio come istituzione puramente umana.
In particolare l’indissolubilità, per la Chiesa, è parte costitutiva anche del matrimonio "naturale" o solo di quello sacramentale?
Ho scoperto, infatti, che Giuseppe Lazzati non era contrario al divorzio civile poiché, mi sembra di aver capito, sosteneva che era giusto concedere la libertà del divorzio a chi non credeva: come infatti Dio concesse agli ebrei il ripudio, così i non credenti di oggi, privi della forza e della grazia che solo il matrimonio cristiano concede, non possono essere costretti a vivere un matrimonio indissolubile. Come si concilia questa sua posizione col fatto che sia stato recentemente dichiarato Venerabile?
Inoltre il Catechismo al paragrafo 2383 sembra legittimare l’esistenza del divorzio civile.
Ad esempio, se un battezzato poco credente si sposasse civilmente e, dopo un’eventuale conversione, decidesse di sposarsi cristianamente con un’altra persona, potrebbe legittimamente farlo per la Chiesa, giusto? E in questo caso se non esistesse il divorzio civile sarebbe un problema porre fine al primo matrimonio non valido per la Chiesa.
Grazie
Michele
Risposta del sacerdote
Caro Michele,
1. quando tu parli del matrimonio come istituzione umana vuoi intendere evidentemente che vuoi parlare del matrimonio come istituzione naturale.
Quando si afferma che il matrimonio è un’istituzione naturale si vuol dire che è voluto dalla natura dell’uomo e della donna e pertanto dal loro autore, e cioè da Dio.
Se tu dici che il matrimonio è di “istituzione umana” si potrebbe intendere falsamente che il matrimonio sia un portato della cultura, perché determinato dalla volontà di quei particolari uomini.
2. Su quanto dice Lazzati: come la Chiesa ha autorità sui matrimoni sacramento per cui ad esempio emette dichiarazioni di nullità o di scioglimento super rato et non consumato, così potrebbe fare l’Autorità civile in merito ai matrimoni puramente civili.
Ma il matrimonio di per sé, indipendentemente dalla sua sacramentalità, è per sua natura indissolubile.
Il Concilio, senza portare motivazioni di fede o religiose, afferma: “Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità” (GS 48).
Paolo VI nell’Humanae vitae porta una motivazione psicologica a favore dell’indissolubilità: “Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l’impegno del vincolo matrimoniale” (HV 9).
E in realtà, quando l’amore è autentico astrae dal tempo ed è eterno.
3. Anche Giovanni Paolo II nella lettera Gratissimam sane (2.2.1994) afferma che “il dono della persona esige per sua natura di essere duraturo e irrevocabile.
L’indissolubilità del matrimonio scaturisce primariamente dall’essenza di tale dono: dono della persona alla persona. In questo vicendevole donarsi viene manifestato il carattere sponsale dell’amore. Nel consenso matrimoniale i novelli sposi si chiamano con il proprio nome: Io... prendo te… come mia sposa (come mio sposo), e prometto di esserti fedele… per tutti i giorni della mia vita.
Un simile dono obbliga molto più fortemente e profondamente di tutto ciò che può esser acquistato in qualunque modo e a qualsiasi prezzo” (n. 11).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta alcune parole molto belle di San Giovanni Crisostomo il quale suggerisce ai giovani sposi di fare questo discorso alla loro sposa: «Ti ho presa tra le mie braccia, ti amo, ti preferisco alla mia stessa vita. Infatti l’esistenza presente è un soffio, e il mio desiderio più vivo è di trascorrerla con te in modo tale da avere la certezza che non saremo separati in quella futura… Metto l’amore per te al di sopra di tutto e nulla sarebbe per me più penoso che il non essere sempre in sintonia con te»” (CCC 2365).
Come vedi, il Magistero stesso dice che per sua indole naturale il matrimonio è indissolubile.
Sicché anche la legge civile dovrebbe contemplarlo e il divorzio potrebbe essere un’eccezione che l’Autorità civile applica per chi ha contratto matrimonio solo civile, sulla linea di quello che Mosé concesse alla gente del suo tempo.
4. Per chi ha celebrato il matrimonio sacramento la Chiesa non ha alcun potere di concedere il divorzio.
Questo sarebbe in aperta contraddizione con quanto ha insegnato Nostro Signore: “dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto»” (Mc 10,6-9).
Questo la Chiesa lo esige anche per chi si fosse sposato senza aver la fede.
Tanto più che nel processicolo matrimoniale si viene interrogati esplicitamente sull’indissolubilità, indipendentemente dalla fede.
5. Penso che Lazzati condivida quanto ho scritto e che in questo senso sia da interpretare quanto egli ha affermato.
6. Il paragrafo 2383 del Catechismo non legittima il divorzio, ma prendendo atto che esiste questa legge, afferma che si può ricorre a questa legge per tutelare il bene dei figli o i beni economici della famiglia, fermo restando che il matrimonio rimane indissolubile e non si può accedere a nuove nozze.
7. Mi scrivi: “Ad esempio, se un battezzato poco credente si sposasse civilmente e, dopo un’eventuale conversione, decidesse di sposarsi cristianamente con un’altra persona, potrebbe legittimamente farlo per la Chiesa, giusto? E in questo caso se non esistesse il divorzio civile sarebbe un problema porre fine al primo matrimonio non valido per la Chiesa”.
Qui bisogna evitare un equivoco.
Il matrimonio civile tra due non battezzati è un vero e valido matrimonio, perché il matrimonio è di istituzione naturale.
Ma se un battezzato si sposa soltanto civilmente, indipendentemente dalla sua poca o molta fede, il suo matrimonio è nullo. È come se non fosse sposato.
Pertanto può rompere quell’unione che per un cristiano è illegittima e costituirne una nuova secondo Dio, e cioè nel sacramento.
Nel caso che non esistesse il divorzio civile, per la Chiesa non ci sarebbe problema, salvi i rapporti di giustizia da assolvere nei confronti della persona abbandonata e dei figli.
Il suo matrimonio sarà solo matrimonio sacramento, o come viene chiamato: comunemente chiamato: matrimonio di coscienza.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo