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Quesito
Egregio Padre,
chi Le scrive è Roberto, un ragazzo ventunenne che è venuto per caso a sapere di questo interessante portale web.
Uno degli aspetti più belli del Liceo in cui ho studiato è stato quello di potermi confrontare in maniera costruttiva con il mio professore di religione, uomo di grande cultura nonché diacono nel suo paese.
Frequentando ora l’università, tali occasioni di confronto mi vengono a mancare e ciò mi fa dispiacere, poiché sono da sempre attento alle varie tematiche che interessano la Chiesa. Sono un ragazzo credente in Dio ma abbastanza diffidente verso l’istituzione ecclesiastica forse perché molto razionale, per cui mi allieterebbe la possibilità di dirimere alcuni dubbi e condividere mie riflessioni con un esperto come Lei.
Mi accingo a esporglieLe:
1. Questione del celibato.
È da tempo che, riflettendo sul celibato, mi vien da pensare che tale scelta sia stata deliberatamente progettata dalla Chiesa con il fine di precludere qualsiasi asse ereditario. Mi spiego: a sopraggiunta morte del sacerdote tutti i suoi beni resterebbero a disposizione della Chiesa (in caso di mancata redazione testamentaria), evitandone il trasferimento a moglie e figli, con i genitori il più delle volte già deceduti da tempo. Valutando come buona questa teoria, emerge la scelta del celibato da parte della Chiesa come dettata da un puro interesse materiale e non spirituale.
Se così non fosse, perché, oggigiorno, alla luce della vastissima ricerca in campo psicologico e sociale, si fa mantenere in vigore tale condizione in cui la naturale sessualità dell’individuo deve essere costantemente repressa sfociando in frustrazione o, peggio, in attenzione morbosa verso i più giovani (di cui ci sono stati diversi e documentati nonché penosi casi)? Siamo ormai nel 2016 e la sessualità non deve essere più vista come un tabù bensì come un caposaldo della vita umana: psicologi come Freud, Spitz, Reich o il nostro De Marchi non hanno forse scritto abbastanza su questo?
La scelta del celibato al fine di concentrare tutto verso Dio e vivere come fratelli di tutti mi appare egoistica verso la figura del sacerdote che è sì un servitore del Signore ma, al contempo, un uomo nella carne e nello spirito. "Chi ha Dio non manca di nulla, solo Dio basta" scriveva San Giovanni della Croce in una delle sue lettere. Sicuramente, ma Dio non appare forse anche nella riverberazione dell’amore dell’uomo-sacerdote verso eventuali moglie e figli?
2. Discutibili "bolle" di Pio IX.
Una delle figure che più mi ha interessato nella storia della Chiesa è stata quella di Giovanni Mastai, divenuto papa col nomen pontificale di Pio IX.
Nel corso del suo pontificato si è reso promotore di due azioni che, a mio modestissimo avviso, si sono rivelate inani.
La prima è la promulgazione del dogma della Immacolata Concezione, attraverso la bolla Ineffabilis Deus. È stata davvero inevitabile (1854 anni dopo la nascita di Cristo) l’idea di una sì simile scelta oppure è stata dettata da motivi opportunistici per contribuire a solidificare il concetto di Madre, tanto caro ai fedeli? I quali, soprattutto i più anziani, a mio giudizio, è come se tornassero a uno stato psicologico di infanzia, sentendosi accuditi nelle accoglienti braccia spirituali di una Madre, ancora più perfetta.
Festina lente, ma qui si è aspettato fin troppo per una "rivoluzione mariana" di tale portata.
La seconda azione che non condivido è stata la dichiarazione dogmatica di infallibilità del papa, tema peraltro ripreso recentemente dal teologo Hans Küng. Come è possibile dichiarare un uomo infallibile tout court? L’infallibilità non è esclusiva prerogativa divina? Ciò non viene a trovarsi in disaccordo con gli insegnamenti evangelici? Anche qui mi sono trovato a riflettere sulla purezza di intenti dietro tale dogma. Era infatti il 1870, la Chiesa perdeva per sempre il proprio potere temporale. Ma bisogna per questo rimanere inerti davanti alla sconfitta senza neanche provare a riscattarsi un minimo, cercando di salvaguardare il proprio potere? Non expedit.
3. La figura del penitenziere.
È da tempo che desidero comprendere in cosa consistano esattamente il Tribunale delle anime e il ruolo del penitenziere. Ho rivolto diverse volte questa domanda al mio professore di Religione, ma si è dimostrato abbastanza schivo, quasi per conferire poca importanza alla questione. Io sono invece convinto che dietro ci siano magari degli aspetti degni di nota.
Un mio conoscente mi ha spiegato che, nel suo modo di vedere, il fenomeno dilagante del decremento nel numero delle confessioni ha indotto la Chiesa a introdurre sempre maggiori peccati nel novero totale, in maniera tale da incitare più agevolmente il fedele alla confessione. Cosa mi sa dire in merito?
Mi rendo conto di essermi dilungato troppo ma se l’ho fatto è perché sono veramente curioso di apprendere nuovi punti di vista su faccende verso le quali, a causa della mia natura scettica, mi sono sempre mostrato diffidente. Non voglia quindi tacciare tali considerazioni di impertinenza ma voglia ritenerle come l’incipit per un dialogo costruttivo, reso in tutta l’onestà intellettuale possibile. Io credo fermamente in Dio e vorrei farlo anche verso la Chiesa ma, come già detto, vi sono "molti fatti che non mi tornano". Mi offra dunque se possibile degli spunti, sui quali, riflettendo, possa cominciare a venire incontro, senza timore, all’istituzione ecclesiastica.
EsprimendoLe la mia più sincera stima, La ringrazio tantissimo e di cuore se mi vorrà rendere l’onore di una Sua risposta.
Cordialmente La saluto,
Roberto.
Risposta del sacerdote
Caro Roberto,
1. mi dici che sei un ragazzo credente in Dio. Ma diffidente verso la Chiesa.
Devo dire però che credere nell’esistenza di Dio non è una gran cosa. La credono anche i demoni.
La fede è ben altro: è fiducia, obbedienza, abbandono di se stessi a Dio, proprio come fa un paziente nei confronti del medico: per primo deve avere fiducia, poi deve obbedire alle sue indicazioni e infine mettersi totalmente nelle sue mani.
Ora le mani che Dio ti ha dato sono quelle di Gesù, Dio fatto carne, mani che si prolungano attraverso le mani della Chiesa.
2. Mi soffermo brevemente sui punti che hai toccato.
Innanzitutto la motivazione che porti sul celibato è del tutto impertinente.
Non ti dice niente che Cristo sia stato celibe? E che il suo comportamento costituisca già un grande ammaestramento?
E che quelli che sono chiamati ad essere suoi ministri, anzi ad agire in sua persona, possano essere chiamati al celibato?
Cristo al giovane che gli chiedeva che cosa dovesse fare per acquistare la vita eterna dal momento che già osservava i comandamenti Cristo rispose: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,21).
Bada bene: non gli ha chiesto di dare i soldi a Lui, né alla Chiesa.
Ma di darli ai poveri.
Chiedendo di seguirlo, gli ha detto di scegliere lo stile di vita che aveva scelto lui, verginità compresa.
3. Ancora: i sacerdoti diocesani per la loro eredità dispongono come meglio credono.
Al momento della loro morte, se non hanno lasciato disposizioni, i loro beni vanno ai loro congiunti e non alla Chiesa.
Per questo dicevo che motivazione che portavi era impertinente, e cioè del tutto fuori posto, non documentata, data a lume di naso.
4. Fai riferimenti alla psicologia: non credere che coloro che fanno promessa di celibato siano repressi sessualmente perché una simile affermazione è offensiva, a partire dai Santi.
5. Ciò che manca nella tua mail è l’assenza di qualsiasi motivazione soprannaturale, mentre sono proprio queste motivazioni soprannaturali che spingono un giovane a realizzare la propria sessualità in una via diversa da quella del matrimonio. Una via per la quale San Paolo non esita a dire che si tratta di “migliore cosa” (kreisson)” e “più felice” (makariotera)” (1 Cor 7,38.40).
6. Che purtroppo tra i sacerdoti ci siano alcuni che con l’andare del tempo abbiano deviato e procurato scandali è un fenomeno che è doloroso constatarlo.
Ma si tratta di persone che hanno perso lo smalto primitivo, quello per il quale ad un certo momento, anche con sacrificio, hanno lasciato tutto per andare dietro al Signore.
7. Mi dici di Pio IX che è artefice di due azioni inutili (inani).
La prima è la promulgazione del dogma dell’Immacolata concezione.
Tuttavia Pio X nel 1904 ha scritto un’enciclica a 50 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione e ne elenca i frutti.
L’hai letta quest’enciclica?
Porta il titolo Ad diem illum laetissimum.
Probabilmente no.
In questo caso avresti potuto porre una domanda diversa, ad esempio sul tenore di questa: a che è servita la proclamazione del dogma dell’Immacolata?
Ti consiglio di leggere l’Ad diem illum. È molto interessante e ti farà del bene.
8. La seconda affermazione sarebbe questa: che Pio IX avrebbe proclamato il dogma dell’infallibilità del Papa.
Ebbene, non è stato il Papa a proclamare questo dogma, ma il Concilio Vaticano I.
9. Inoltre domandi: “Come è possibile dichiarare un uomo infallibile tout court?”.
Anche qui devo dire: dovresti documentarti. Il Concilio Vaticano I non afferma quello che tu hai scritto.
Potrei trascrivertelo. Ma vorrei che tu andassi a prenderti il testo e ti documentassi, leggendo anche il commento dei teologi.
Neanche Kung metterebbe in bocca al Concilio Vaticano I quello che hai detto tu.
10. Sul terzo punto rimango ugualmente stupito dalle argomentazioni che porti.
E cioè zero motivazioni sotto il profilo evangelico e soprannaturale.
Mentre proprio queste motivazioni sono la stessa ragion d’essere della Chiesa.
“Il tuo conoscente” mi sembra neanche in grado di distinguere tra penitenziere e confessore. Perché il Penitenziere è confessore, ma non ogni confessore è penitenziere.
Per non farla troppo lunga: leggi Reconciliatio et Paenitentia di Giovanni Paolo II.
Ti renderai conto di che cosa sia la confessione, di quale straordinario dono si tratti e di quale tesoro Cristo abbia messo nelle mani della Chiesa a favore degli uomini.
Inoltre ti renderai conto di che cosa sia il peccato, delle sue conseguenze su chi lo compie e della necessità della conversione in ordine alla salvezza.
Pertanto ancora una volta ti esorto a leggere il documento.
Ti saluto volentieri e ti dico che pregherò per te perché il Signore ti illumini, ti benedica e ti porti in salvo per la vita eterna.
Ti benedico anch’io.
Padre Angelo