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Quesito

Buongiorno Padre Angelo,
Questa volta, finalmente direi, la domanda non è relativa a un mio particolare scrupolo di coscienza. L’altra volta ho visto su Rai storia un programma su Lutero. Io mi sono chiesto una cosa perché Lutero ha avuto una condanna con una bolla. Che valore di magistero ha quella bolla? È magistero infallibile? Una delle condanne era relativa al fatto che lo Spirito non sarebbe contrario a bruciare gli eretici. Ma se al giorno d’oggi uno dicesse che bruciare gli eretici è contrario alla dignità dell’uomo sarebbe condannato per eresia? Mi sto chiedendo, in un clima in cui la tolleranza religiosa è un tema molto di moda (visti gli episodi di violenza dell’isis) che cosa dovrei rispondere se uno mi facesse la domanda che le ho esposto prima. So che ha risposto in precedenza ad un visitatore proprio su questo tema, ma non trovo proprio la risposta alla domanda che le ho esposto. Soprattutto quella relativa al fatto se la bolla corrisponda a un atto di magistero ex cathedra infallibile (secondo la definizione del Concilio Vaticano I). Grazie per la gentile disponibilità che sempre mi ha mostrato. Le chiedo ancora di poter mantenere segreta la mail.
Mi ha sempre assicurato la preghiera al termine di ogni email e desidero fare altrettanto.
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. Papa Leone X con la bolla Exurge Domine del 15 giugno 1520 ha condannato 41 errori di Lutero.
Questi errori sono menzionati uno dietro l’altro.
Il curatore dell’edizione del Denzinger Schonmetzer scrive: “le proposizioni della bolla riportano quasi sempre con precisione le parole di Lutero”.
E infatti ogni proposizione condannata ha un preciso rimando negli scritti di Lutero.

2. La Bolla si conclude così: “Tutti e ciascuno gli articoli o errori sopra elencati noi li condanniamo, spingiamo e rigettiamo totalmente, in conformità a quanto detto sopra rispettivamente come eretici, scandalosi, falsi, offensivi per le orecchi pie o in quanto capaci di sedurre le menti degli uomini semplici e in contraddizione con la fede cattolica”.

3. Non sono errori tutti del medesimo spessore.
Alcuni toccano il dogma, altri la disciplina della Chiesa, altri l’interpretazione delle Scritture, altri atteggiamenti pratici, come ad esempio la seguente affermazione di Lutero:  “combattere contro i turchi è opporsi a Dio, che visita le nostre menti per mezzo loro” (n. 34).
Uno dei vari errori è anche quello da te menzionato. È al n. 33.
Per alcuni di questi errori il Concilio di Trento che sarà celebrato diversi decenni dopo concluderà che chi li sostiene deve essere considerato anatema, e cioè scomunicato.
Per ora, nel 1520 vengono semplicemente condannati.
Pertanto non era prevista la scomunica per chi sosteneva l’errore n. 33.

4. Va ricordato anche che la bolla non è un pronunciamento ex cathedra.
È un documento con il quale il Papa chiedeva a Lutero di sottomettersi.
In risposta Lutero il 10 dicembre dello stesso anno bruciò in pubblico la bolla Exurge Domine.
Come contro risposta il Papa il 3 gennaio 1521 lo scomunicò con la bolla Decet Romanum Pontificem.

5. Per venire adesso all’errore n. 33 da te menzionato c’è da dire certo che oggi viviamo in un contesto diverso e abbiamo tutti una sensibilità diversa.
Lutero diceva che è contrario alle Scritture condannare a morte gli eretici poiché il Signore dice di non raccogliere la zizzania prima della mietitura (fine del mondo).
Si legge infatti in Mt 13, 27-30: “E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio».”

6. Tuttavia la Chiesa interpretava questo passo secondo la mens di sant’Agostino, sostenuta anche da San Tommaso, il quale nella Somma teologica scrive: “Alcuni intesero quel testo nel senso che è proibito non già di scomunicare, ma di uccidere gli eretici: e ciò è dimostrato dalla citazione del Crisostomo.
Anche S. Agostino così narra di se stesso: "Prima io ero dell’opinione che non si dovesse costringere nessuno all’unità di Cristo, ma che bisognava trattare a parole, e combattere con le dispute.
Però questa mia opinione è stata vinta non dalle parole, ma dai fatti. Infatti la paura delle leggi civili ha tanto giovato che molti sono arrivati a dire: "Sia ringraziato il Signore che ha spezzato le nostre catene".
Perciò, il significato di quelle parole del Signore: "Lasciateli crescere insieme, l’uno e l’altra, fino alla mietitura", appare da quelle che seguono: "affinché raccogliendo la zizzania, non strappiate anche il frumento". "Nelle quali egli mostra abbastanza chiaramente", a detta di S. Agostino, "che quando non c’è questo timore, cioè quando il delitto è ben noto e a tutti appare esecrabile, così da non avere difensori o da non averne tali da poter determinare uno scisma, la severità della correzione non deve dormire" (Somma teologica, II-II, 10, 8, ad 1).

7. Ora la spiegazione del passo evangelico portata da Lutero non poteva escludere altre interpretazioni come quelle di S. Agostino e S. Tommaso.
In altre parole non poteva dire che era contro la volontà dello Spirito.

8. È interessante notare che più avanti nel 1525 Lutero cambiò idea e appoggiò di fatto la tesi tradizionale della Chiesa Cattolica.
Lutero infatti inizialmente aveva favorito la guerra dei contadini contro il pagamento delle decime e altro. Ma poi li fece trucidare dicendo che si trattava di un’opera grata a Dio.
Ecco che cosa scrivono gli storici Bihlmeyer – Tuechle: “La sommossa iniziò nel maggio del 1524 nelle regioni del Reno superiore (Hegau) e si diffuse gradualmente per tutta la Germania meridionale dall’Alsazia alla Carinzia, eccettuato il ducato di Baviera, e per la maggior parte della Germania centrale (Turingia, Assia, Sassonia, Brunswick). I territori ecclesiastici ne furono particolarmente funestati. Più di mille castelli e monasteri furono dati in preda alle fiamme.
La posizione di Lutero nei confronti della sollevazione dei contadini non fu coerente. Richiesto di un giudizio sui 12 articoli» nell’aprile del 1525 egli scrisse un Invito alla pace, diretto ai principi e ai contadini, nel quale egli riconosceva la legittimità di gran parte delle istanze di questi ultimi e minacciava la rovina ai signori, se essi si indurivano contro i postulati del Vangelo e non cessavano di « scorticare e depredare le classi sociali inferiori». Ma quando gli giunse notizia delle terribili atrocità commesse dai contadini, in un nuovo scritto dal titolo « Anche contro le bande predatrici e assassine degli altri contadini» del maggio 1525 incitò i principi a trucidare i contadini come «cani rabbiosi», perché questa era ora un’opera grata a Dio” (Storia della Chiesa, III, § 162).

9. Pertanto si potrebbe dire che la condanna di quell’errore Lutero stesso in seguito la sottoscrisse con i fatti.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo