Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Quesito
Salve Padre Angelo
Ho deciso di approfittare un po’ del suo tempo,per chiederle alcune cose sulla dottrina Cattolica e alcuni dubbi che mi vengono nella lettura della Bibbia Sii tranquillo, non lo farò tutte in una volta, ma con varie lettere e se lei avrà tempo mi delucidi.
Sono sposato e con mia moglie ci troviamo spesso a beccarci sulla Fede e sulle dottrine visto che spesso non ci troviamo d’accordo, premetto, che lei ha delle basi provenienti da Testimoni di Geova e avvolte non accetta le credenze Cattoliche. Proprio ieri sera ci siamo trovati a discutere sugli esempi dei vari Santi che sono vissuti totalmente in Dio e gli ho fatto degli esempi di mortificazioni sia fisiche che morali che i Santi si sono imposti e nel dirgli che alcuni si cingevano del cilicio intorno alla vita per procurarsi dolore e andata su tutte le furie dicendomi che Dio e Amore e non vuole questi tipi di sacrifici dicendo che Gesù ha fatto una volta solo il suo sacrificio e non ce bisogno più di niente. Ecco Padre se ha un po’ di tempo,vorrei sapere il suo parere in modo da dare una risposta un po’ convincente a mia moglie.
Grazie e che Dio la Benedica.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. In contrario a quanto dice tua moglie, san Paolo scrive:
"completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).
Certo, il sacrificio di Cristo è sufficiente, ma non è sufficiente la nostra partecipazione, la quale rimane sempre troppo debole e, mi verrebbe da dire, insufficiente.
Lo vediamo nella nostra stessa vita: a momenti di particolare fervore seguono momenti di minor fervore.
Si può dire che davanti a Dio queste due situazioni valgano allo stesso modo?
Ugualmente nella vita del prossimo vedi persone che vivono la vita cristiana con grande intensità e altri invece con perfetta mediocrità.
Si può dire che le cose si equivalgano?
No, evidentemente.
Il sacrificio di Cristo, certo, è sufficiente, anzi, è sovrabbondante per la nostra santificazione.
Ma se noi non attingiamo a quel sacrificio, rimaniamo nei nostri peccati.
2. Sulle penitenze senti ancora che cosa dice San Paolo: “Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato” (1 Cor 9,24-27).
Lo stesso San Paolo, consapevole delle proprie debolezze, dice: “Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto come schiavo del peccato. Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me” (Rm 7,14-21).
3. Ti do però un consiglio: discuti meno che puoi con tua moglie finché non la vedi preparata a capire certi discorsi.
Piuttosto tu metti in pratica quella che faceva San Paolo il quale, ad onta dei protestanti e dei testimoni di Geova che insegnano a non aver culto per i santi, diceva: “Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi” (Fil 3,17).
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo