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Quesito

Salve,
la ringrazio per il servizio che offre tramite il sito amicidomenicani che è un sito utilissimo ed un faro in questo mare virtuale in tempesta.
Le scrivo per porle una domanda che riguarda un passo del Vangelo di Giovanni, capitolo 4.
Che significa in concreto che Dio deve essere adorato in Spirito e Verità?
Come si può realizzare questo nella propria vita e cosa intendeva Gesù nel dire questo?
La ringrazio.
Cordialiter.
Diego


Risposta del sacerdote

Caro Diego,
1. ti ringrazio anzitutto per la stima nei confronti del nostro sito che definisci “un faro in questo mare virtuale in tempesta”
Mi sono affiorate subito alla mente le parole con le quali il papa Onorio III ha definito i primi domenicani: pugiles fidei et vera mundi lumina: “combattenti della fede e veri fari o luci del mondo”.
Ma vengo adesso alla tua domanda.

2. Le parole proferite da Gesù sono rivolte alla Samaritana.
I samaritani dicevano che Dio andava adorato sul loro monte, il Garizim. I giudei invece dicevano che andava adorato a Gerusalemme.
Il Signore risponde: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (Gv 4,21-24).

3. Come vedi il Signore supera del tutto la questione circa il luogo dove Dio vada adorato.
Dio è spirito e per questo è dappertutto.
La comunione con Dio è anzitutto una questione che tocca l’anima non il luogo.
Andare in un posto oppure in un altro ma senza unire mente e cuore a Dio è un culto solo esteriore.
In riferimento a questo sentirai nel vangelo di domenica prossima le seguenti parole di Gesù: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Mc 7,6).

4. Dunque il Signore va adorato dovunque ci si trovi, senza bisogno di girarsi da una parte o dall’altra.
E va adorato dentro il proprio cuore.
Soprattutto chi vive in grazia custodisce dentro di sé la presenza di Dio come in un tabernacolo.
Per questo san Pietro dice: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori” (1 Pt 3,15).
Parole che fanno eco a quelle di Cristo: “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23) e che saranno riprese da San Giovanni nella sua prima lettera: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16).

5. Come vedi, con la venuta di Gesù è nettissima la consapevolezza che Dio viene ad abitare personalmente in coloro che custodiscono la sua parola e vivono in grazia.
Dio dunque lo si incontra dentro di sé, dentro il proprio cuore.
Con questo il Signore non abolisce il culto esterno. Ma tutto quello che si fa esternamente: canti, riti, cerimonie, luoghi, lingua… tutto deve essere ordinato a rendere più perfetta la comunione con Dio dentro il proprio cuore.

6. Mi chiedi infine come tutto questo si possa realizzare nella nostra vita.
Ce lo spiega molto bene San Paolo quando dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).
Offrire i propri corpi significa offrire tutta la nostra vita, tutte le nostre azioni, tutti i nostri pensieri, tutti i nostri sentimenti perché tutto diventi un atto di lode e di amore per il Signore.
A questo punto ci si accorge che tanti pensieri e tanti sentimenti non possono essere offerti al Signore perché sono inquinati da imperfezioni e peccati e per questo si sente il bisogno della sua misericordia nel sacramento della Confessione.

6. San Paolo esprime ulteriormente questo concetto quando dice: “Sia che mangiate sia che beviate, sia che facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1 Cor 10,31), “e qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17).

Ti auguro di poter vivere così, perché tutta la tua vita sia una lode a Dio gradita.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e la mia benedizione.
Padre Angelo