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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono il ragazzo che le ha chiesto lumi sulla sua eventuale vocazione.
Da quando le ho scritto la mail, sempre da quest’indirizzo, quasi un mese fa ormai, ho dedicato un’intera settimana al Signore, ho pregato molto e ho partecipato alla quotidiana celebrazione eucaristica. Inoltre, dopo essermi comunicato mi sono fermato per qualche minuto di fronte al tabernacolo sempre a pregare e consegnando simbolicamente e giornalmente la mia vita a Dio e alla Madonna. Cioè, se la vocazione sarà autentica, non mi opporrò in alcuna maniera e, anzi sarò gioioso di questo privilegio.
Purtroppo gli impegni universitari non mi permettono di dedicarmi esclusivamente al Signore come ho fatto per quella settimana.
Inoltre, approfondendo il carisma domenicano, mi sono convinto (sempre nell’eventualità che la vocazione sia autentica) di voler intraprendere il cammino di S. Domenico. Per farla breve, più vivo nella preghiera e nella contemplazione di Dio e più mi accorgo che il mondo ha la grossa necessità di essere illuminato, di essere guidato proprio dall’esperienza individuale della preghiera ("contemplari et contemplata aliis tradere") e dalla fiducia incondizionata nel Signore. Le persone sono religiosamente analfabete e sono illuse dal benessere materiale che non fa altro che generare egoismo e sofferenze.
A proposito di fiducia incondizionata nel Signore e di mondo analfabeta. Ho cominciato a leggere una raccolta di scritti di mistici del duecento e del trecento (a partire dal "de contemptu mundi" di Innocenzo III fino al "libro della divina dottrina" di Santa Caterina da Siena passando per san Francesco, Jacopone da Todi, Beata Angela di Foligno eccetera).
Stando a contatto con questi giganti della fede, mi sono sentito piccolissimo e ho provato una tremenda vergogna.
Mi vergogno perchè mi sono sentito come quel ricco che incontra Gesù ma torna sconsolato perchè è disposto a seguire i comandamenti ma non disposto ad abbandonare ogni sua ricchezza terrena per guadagnare ricchezze eterne.
Perchè abbandonare le certezze terrene per un qualcosa di "eterno" che non si vede e di cui, in fondo, non si hanno evidenze scientifiche?
E’ vero che si ha l’esperienza della Fede, della preghiera e dei Sacramenti. Ma, in fondo, quando si tratta di "dare" sul serio e non a chiacchiere, molti cascano.
In fondo, si cade nel peccato perchè non ci si fida di Dio fino in fondo, ciecamente. Nonostante una conosca i ragionamenti del Magistero.. in fondo sono sempre parole e ragionamenti astratti per quanto possano essere validi. E si resta convinti del fatto che certe cose, in fondo, non uccidano nessuno. Ma se Gesù Cristo in persona disse che avrebbe assistito la Chiesa fino alla fine dei tempi, bisogna fidarsi, è un certezza.. che io, ad esempio, non ho saputo rendere viva, ma solo parola morta. Mi sono reso conto che se sarebbe arrivato Cristo di persona a chiedermi di abbandonare le mie certezze intellettuali e materiali per seguirlo.. io lo avrei respinto. In fondo, ripeto, perchè fidarsi del primo sconosciuto come fecero gli apostoli?
Gli apostoli non avevano alcun elemento "razionale" per poter giustificare la loro adesione totale abbandonando tutto all’istante.
A questo punto mi sono chiesto che senso avrebbe avuto la mia eventuale vocazione. Forse non un dono, ma uno scambio nel quale io affermo: "io ti dedico la vita, tu dammi quella eterna o la grazia di vivere in pace o altro".
Padre, ringrazio veramente Dio per avermi fatto entrare a contatto con questi giganti della fede. Mi rendo conto che anche nelle mie preghiere c’era quella nota, inconscia e stonata, quella specie di atteggiamento affaristico di cui le dicevo: "Prego per la conversione di questa persona, ma fa si che diventi la mia fidanzata"..
Ed ovviamente, il diavolo sentendo questa mia debolezza, ha sempre trovato il modo di farmi cadere…
Anche se non l’ho fatto solo inconsciamente, ho peccato gravemente ereditando il modo di ragionare del mondo. Cioè pieno di egoismo: "Se Dio non si può dimostrare in laboratorio, allora non esiste"… ripeto, perchè rinunciare a qualcosa anche che non è in se peccaminoso  per seguire, in fondo, quello che è scientificamente l’ultimo arrivato?
Ho voluto condividere questa esperienza con Lei con l’augurio che tutti coloro che leggeranno queste parole possano abbandonare i parametri del mondo e fidarsi veramente e ciecamente del Signore anche se non si riescono a comprendere certi ragionamenti.
La prego anche di pregare per me perchè possa essere all’altezza di tutto ciò che il Signore desidera donarmi e affidarmi.. e che io possa non approfittarmi maliziosamente di questi doni.
La ringrazio.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Vedo che si consolidano i segni della vocazione.
Hai passato una settimana in cui hai potuto partecipare all’Eucaristia quotidiana e finita la Messa sei rimasto davanti al tabernacolo a pregare consegnando simbolicamente e giornalmente la tua vita a Dio e alla Madonna.
Gli studi all’università, è vero, ti impediscono di avere sempre questo ritmo.
Ma di tanto in tanto conceditelo. È un’esperienza troppo bella, nella quale la tua anima viene riempita di grazia.
Stando davanti al tabernacolo ripetutamente hai consegnato il tuo cuore al Signore e alla Madonna.
Quello che hai provato in quei momenti rimane un ricordo indelebile nella tua vita e costituisce un continuo richiamo, una chiamata a ripetere quello che hai fatto.

2. Era il Signore che ti chiamava a sé e ti suggeriva di donargli la tua vita e di affidare la tua vocazione e il tuo futuro alla Madonna.
San Paolo dice che è Lui al principio del nostro volere e del nostro operare (Fil 2,13) e pertanto anche delle nostre sante ispirazioni.
Santa Giuliana di Norwich (claustrale inglese morta nel 1416) sentì che Dio le diceva: “Io sono il fondamento della tua intercessione. Prima di tutto c’è la mia volontà di darti qualche cosa. Poi, io faccio in modo che tu lo voglia, in seguito, ti spingo a chiederlo e, infine tu lo chiedi. Come potrebbe accadere che tu non l’ottenga? Tutto ciò che il Signore ci suggerisce di chiedere, egli stesso ce lo ha destinato da tutta l’eternità. Per questo egli è profondamente gioioso quando preghiamo (Rivelazioni dell’Amore divino, Cap. 44).

3. Domani celebreremo la festa del sacratissimo Cuore di Gesù.
Ti voglio raccontare come avvenne la prima apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque.
Era la festa di san Giovanni evangelista, il 27 dicembre 1673.
La santa stava facendo l’adorazione davanti a Gesù nel Sacramento.
Ad un certo momento il Signore le fece cenno di riposare sul suo petto come aveva fatto San Giovanni nell’ultima cena.
Vi rimase per diverse ore e ricevette grazie così preziose che al solo ricordarle la faceva andare fuori sé.
Riferisce anche che il Signore ad un certo momento le prese il cuore, lo mise dentro il suo e lo tirò fuori che era tutto una fiamma e poi lo ripose nel petto santa Margherita.
Questa scena è meravigliosa: abbiamo bisogno che il Signore prenda il nostro cuore e lo metta dentro il suo, lo tiri fuori tutto infiammato del suo amore, lo riponga in noi sicché finalmente possiamo amare Dio e il nostro prossimo con il cuore stesso di Nostro Signore.
Questo è il cuore degli apostoli.
Questo deve essere anche il tuo cuore.

4. Vedo che in te non solo si consolida la certezza della vocazione, ma che questa vocazione appare con dei contorni sempre più precisi: l’Ordine di san Domenico.
Ti affascina l’idea di portare la luce di Cristo, di portare la verità che libera e che salva a “persone che sono religiosamente analfabete e illuse dal benessere materiale che non fa altro che generare egoismo e sofferenze”.
Era un’ideale che affascinava Santa Caterina da Siena quand’era ragazza. Amava molto i domenicani perché erano gli apostoli di Gesù, portavano nel mondo la sua verità e la sua luce.
E quando li vedeva passare, scrutava per bene il posto dove avevano posato i piedi e poi di nascosto usciva fuori e andava a baciarne le orme.
Per lei quelli erano i piedi di cui Gesù si serviva per portare dovunque la verità e comunicare agli uomini il gaudio della sua vita divina.
Ebbene, anche per te molto probabilmente si ripeterà la stessa cosa.
Gesù si servirà dei tuoi piedi perché tu dappertutto sia un suo apostolo, un banditore o un araldo della verità che viene da Dio, che porta  Dio e che unisce a Dio.

5. Non mi nascondi che talvolta sei assalito dalla tentazione del giovane ricco, che se ne andò via triste perché aveva timore di lasciare i molti beni che possedeva.
“Perchè abbandonare le certezze terrene per guadagnare ricchezze eterne che non si vedono e di cui, in fondo, non si hanno evidenze scientifiche?”
Sì, queste realtà eterne non si vedono perché sono spirituali, ma si possiedono fin d’ora.
La vita eterna che Gesù annuncia non è semplicemente la vita futura, ma è il possesso di Dio nel proprio cuore, il possesso di Gesù.
Viene chiamata eterna perché ci fa già vivere di qua quello che pienamente possiederemo di là e che nessuno ci può portar via se noi non lo vogliamo.

6. Questo possesso è accompagnato da un’ebbrezza spirituale che tiene la nostra anima continuamente inondata di Spirito Santo e spinge a comunicare agli altri quello che essi non possiedono e non sanno neanche che esista.
Questa è la vita domenicana, il "contemplari et contemplata aliis tradere", e cioè il comunicare l’esperienza individuale della propria vita in Cristo, come hai ben capito e hai già cominciato a gustare.
Quando entrando nell’Ordine ti distaccherai da tutto ciò che ti lusinga  e che tenta di farti ritardare o annullare la decisione di essere tutto del Signore, non ci vorrà molto perché tu ripeta le parole di sant’Agostino: “Che soavità subito provai nell’esser privo di quelle vane dolcezze che prima avevo paura di perdere e ora mi era gioia lasciare!” (Confessioni, IX, 1).

7. Mi dici che se fosse arrivato Cristo di persona a chiederti di abbandonare le tue certezze intellettuali e materiali come ha fatto con gli Apostoli forse lo avresti respinto. “Perchè fidarsi del primo sconosciuto come fecero gli apostoli?”.
In realtà gli Apostoli non lo hanno seguito alla cieca. Hanno ascoltato la sua predicazione e hanno sentito che nessuna parola era così vera e così piena di vita come la parola che usciva dalla bocca di Gesù.
Tant’è che san Pietro, alla domanda del Signore “Forse volete andarvene anche voi?”, subito rispose: “Da chi andremo noi Signore? Tu solo hai parole di vita eterna!” (Gv 6,68).

8. Per questo sono certo che se tu ti fossi trovato come gli Apostoli davanti al Signore, saresti stato conquistato dalla sua luce e avresti sentito – senza bisogno di ragionamenti umani – che quelle parole erano vere come nessun altra al mondo. Avresti sentito che ti riempivano il cuore della presenza di Dio, che lo rovesciavano, lo purificavano, lo santificavano e lo infiammavano.
Proprio come ha fatto con gli Apostoli e con tanti altri, comprese le guardie mandate dai sommi sacerdoti ad arrestare Gesù e che se ne tornarono con le mani in mano: “Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi?” (Gv 7,45-47).

9. Mi piace constatare come il Signore non solo consolidi la tua vocazione e le dia dei connotati specifici, ma anche la stia purificando da una mentalità commerciale: io ti do la mia vita, tu in cambio mi dai la vita eterna e anche quella di qualcun altro.
Man mano che andrai avanti negli anni comprenderai sempre meglio la tua vocazione.
Sarà il Signore stesso a illuminarti al punto da mettere dentro di te il desiderio di scomparire perché Lui e solo Lui entri nel cuore di tutti.
Ti farà crescere nell’esperienza di Giovanni Battista il quale diceva: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,30).

10. Infine desidero sottolineare un elemento che accomuna la tua vocazione alla chiamata che Cristo rivolge a tutti: il fidarsi di Lui.
Tanti giovani temono che Cristo voglia togliere loro qualche cosa. È la tentazione di satana, la tentazione subita da Adamo ed Eva, la tentazione alla quale tutti sono sottoposti.
Tu parli di un fidarsi ciecamente e con questo intendi una fiducia totale, senza meno.
Tuttavia non si tratta però di un fidarsi irrazionale perché anche noi possiamo dire per molti motivi, anche razionali, ciò che prima di noi ha detto San Paolo “Scio cui credidi” “So infatti in chi ho posto la mia fede” (2 Tm 1,12).

Ti auguro di perseverare in questa chiamata, ti assicuro la mia preghiera e il mio ricordo nella Messa anche per il buon esito dei tuoi prossimi esami,
Ti benedico.
Padre Angelo