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Quesito

Gentile Padre Angelo,
vorrei chiederle: mi potrebbe spiegare il senso della penitenza cristiana? Per penitenza intendo più che altro la disciplina, visto che il digiuno e l’astinenza sono consigli espliciti di Dio nella Sua Parola.
Qual’è il senso teologico di flagellarsi a sangue, ad esempio? Leggendo la vita del Santo Curato d’Ars leggo che si flagellava sovente fino al sangue e quasi sveniva alle volte. Ora, mi chiedo: qual’è il fondamento scritturistico per questo genere di pratiche penitenziali?
Glielo chiedo specie per dare risposta a chi mi chiede ragione di questi particolari delle vite dei santi (essendo un seminarista tutti si aspettano risposte esaurienti in materia…).
Volendo verificare tutto alla luce della Sacra Scrittura cerco sempre di ricollegare le forme penitenziali ad espressioni bibliche: ad es. il digiuno è consigliato implicitamente da Gesù, visto che ci spiega in che modo praticarlo; la pratica di dormire per terra o senza cuscino (o con un pezzo di legno sotto la testa) la ricollego a quando Cristo dolce Gesù disse: "Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo" ecc. Però per la disciplina, per il cilizio ecc non riesco a capire il senso.
Se il Figlio di Dio Altissimo sull’altare della croce ha offerto se stesso con un sacrificio perfetto e definitivo, perchè serve lacerarsi la carne per ottenere dal Padre qualche grazia particolare o per esprimere Amore e pentimento?
Concludo affidando alla sua preghiera l’anima di una donna in fase terminale, perchè il Padre delle misericordie le conceda la grazia della perseveranza finale e di addormentarsi nel Signore.
a presto
Pietro


Risposta del sacerdote

Caro Pietro,
1. in data 14 settembre 2011 è stata pubblicata una risposta col seguente titolo: “Sono stato colpito da alcune parole del Santo Curato d’Ars sulla penitenza e le chiedo qualcosa in proposito”.
Se vai a leggerla, troverai già qualche risposta.

2. Ma adesso vengo ad alcune tue domande particolari. Anzitutto perché la penitenza: la risposta più ovvia è per espiare i nostri peccati.
Dal momento che tu cerchi un fondamento biblico per ogni questione (e fai bene) non posso che rimandarti alla penitenza che Cristo ha voluto fare al posto nostro in particolare quando si è ritirato nel deserto e ha digiunato per 40 giorni e 40 notti.

3. Potrei anche dirti che è necessario fare penitenza perché Gesù l’ha chiesta esplicitamente proprio all’inizio della sua predicazione, quando ha detto: “Fate penitenza e credete al Vangelo” (Mt 4,12).
L’attuale traduzione italiana porta il termine “Convertitevi” anziché quello di fare penitenza”.
E a dire il vero “Convertitevi” traduce meglio il termine greco (metanoeite).
Ma la forma concreta della conversione è proprio la penitenza.
Per questo San Girolamo traducendo dal greco in latino (e la versione di San Girolamo è la versione ufficiale della Bibbia per la Chiesa Cattolica) scrive “Poenitentiam agite” (“Fate penitenza”, Mt 4,12).

4. Perché ancora la penitenza?
Perché San Paolo ha detto: “Tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù perché non faccia guerra all’anima” (1 Cor 9,27).
E San Tommaso: “Ogni virtù specificamente distinta elimina l’abito del vizio opposto: cioè come la bianchezza elimina il color nero dal medesimo soggetto.
La penitenza però elimina qualsiasi peccato nell’ordine della causalità efficiente, impegnandosi a cancellare il peccato, in quanto può essere rimesso dalla grazia di Dio, mediante la cooperazione dell’uomo” (Somma teologica. III, 85, 2, ad 3).

5. Mi chiedi ancora: “Se il Figlio di Dio Altissimo sull’altare della croce ha offerto se stesso con un sacrificio perfetto e definitivo, perchè serve lacerarsi la carne per ottenere dal Padre qualche grazia particolare o per esprimere Amore e pentimento?”.
La prima risposta viene ancora da San Paolo: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
In altri termini: sì, è vero che Cristo col suo sacrifico ha ottenuto tutto. Ma questo suo sacrificio deve essere applicato a noi. E viene applicato a noi se ci disponiamo ad accoglierlo conformandoci ai suoi sentimenti.
In altri termini: manca ancora la nostra partecipazione personale.

6. San Tommaso a proposito del paralitico al quale il Signore dice: “Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati” osserva che opportunamente Cristo ha guarito prima l’anima che il corpo, perché era necessario eliminare l’ostacolo che impediva al corpo di ricevere la grazia della guarigione.
Ora la preghiera e le opere penitenziali fatte con lo scopo di ottenere qualche grazia servono proprio per rendere la nostra anima adatta a ricevere le grazie che Dio dall’eternità ha decretato di darci.
Preghiere e penitenze servono dunque a purificare e ad eliminare le cause del peccato.
E pertanto giovano ad accrescere la capacità di amare e finalmente a renderci degni di ricevere le promesse di Cristo.

Volentieri assicuro la mia preghiera per la persona che si trova nella fase terminale della sua vita.
La assicuro anche a te, per il felice prosieguo del cammino che il Signore ti ha chiamato a compiere per il tuo bene personale e per quello della Chiesa.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo