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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiamo A., ho 23 anni. Da pochi mesi partecipo attivamente in alcuni dibattiti pubblici sulla piaga dell’aborto. La posizione che io difendo è per la vita. So che secondo la Chiesa l’aborto è sempre un male ma so anche che in determinate situazioni, come nel caso in cui la madre rischi la vita, viene accettato. Sante sono coloro che antepongono la vita del feto alla loro. Umane sono coloro che decidono di preservare la vita propria sacrificando la vita nascente.
Ultimamente però sto riflettendo sulla questione dello stupro di guerra e se, in questa casistica, in coscienza mi sentirei di affermare che l’aborto sia un bene. Sono d’accordo nell’affermazione che uccidere una vita fiorita da una violenza sia come replicare quella violenza, ma oggi credo che dissentirei per quanto riguarda lo stupro di guerra, che nasconde dinamiche ancor più crudeli, che ora spiegherò.
Lo stupro di guerra consiste in violenze perpetrate da parte degli invasori a danno delle donne del paese invaso. Nei fatti l’azione è deplorevole come in qualsiasi altro caso di violenza; si aggiunga però che in questo caso la madre, oltre che il frutto di una violenza carnale, porta in seno anche il frutto di una violenza morale, del popolo a cui lei appartiene. Lo stupro di guerra serve spesso – vedi situazioni come quelle recenti in Afghanistan, Iraq… – per consolidare la presenza degli invasori nei confronti dei popoli invasi a partire dall’utero di una donna, di molte donne. Sono azioni di una crudeltà inaudita che spesso vengono pianificate per sottomettere e soggiogare popoli. L’aborto, per quanto deplorevole, potrebbe in questi casi evitare un supplizio in più, per la donna.
L’unica risposta che mi riesco a dare da solo è che lo stupro di guerra è male come l’aborto e occorrerebbe evitare che avvenga la violenza, senza accettare l’aborto. Ma credo anche che una risposta del genere sia molto semplificativa, pavida direi, e che di fatto queste violenze avvengono ogni giorno e sono impossibili da fermare. Mi sento disarmato di fronte a questo problema e la questione è molto, troppo delicata per poterne parlare senza averne provato la crudezza e la crudeltà.
Di tutto cuore io la saluto e ringrazio nostro Signore per l’opera che la spinge a compiere. Lei è un esempio della Chiesa militante ed evangelizzatrice per la quale prego. Grazie, davvero!
Risposta del sacerdote
Carissimo A.,
1. mi compiaccio per la tua attività a difesa della vita.
Il Signore ti dirà: quello che hai fatto ad ognuno di questi piccoli l’hai fatto a me.
2. Tuttavia devo fare due precisazioni sulle tue considerazioni.
La prima riguarda l’aborto terapeutico: mi dici che la Chiesa accetterebbe l’aborto nel caso in cui la madre rischi la vita.
Questo non è vero.
L’aborto procurato o direttamente voluto è sempre un male e non trova alcuna giustificazione.
Il motivo è che il bambino ha la medesima dignità della madre e nessuno può pronunciare su di lui una sentenza di morte.
3. Diverso invece è il caso dell’aborto indiretto come quando si interviene sul corpo della madre, senza toccare il bambino e come conseguenza, forse prevista ma non voluta, ne segue la sua morte.
Il motivo della liceità di tale intervento sta nel fatto che l’azione non è direttamente abortiva e si compirebbe sulla donna anche se non fosse incinta.
Certo, se è possibile, si deve cercare di procrastinare il più possibile questo intervento con la speranza di arrivare ad un parto accelerato. Ma nel caso in questo sia impossibile, l’intervento è giudicato lecito.
Probabilmente tu intendevi riferirti a questo caso.
4. La seconda precisazione: neanche nel caso di stupro di guerra è lecito l’aborto.
L’aborto è sempre l’uccisione di una persona umana innocente e indifesa.
Questa persona è viva e come tale ha diritto alla vita. Ce l’ha quanto ce l’hai tu.
Il motivo per cui è stata concepita non è mai pari al suo valore di persona.
Per questo Giovanni XXIII affermò che “la vita umana è sacra; fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio. Violando le sue leggi si offende la sua divina Maestà, si degrada se stessi e l’umanità e si svigorisce altresì la stessa comunità di cui si è membri” (Mater et Magistra 181).
E il Concilio Vaticano II: “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura, e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti” (GS 51).
5. Capisco tutte le ragioni che porti per mostrare la gravità dello stupro di guerra. Forse ne puoi aggiungere anche delle altre. Ma non porti nessun rimedio a tutte queste nefandezze compiendone un’altra: l’uccisione di una persona umana innocente e indifesa.
6. Ricordati che per valutare sempre in maniera chiara e giusta sul problema dell’aborto è necessario mettersi davanti all’azione in se stessa, e non soltanto davanti alle motivazioni per cui lo si vuole compiere.
Le motivazioni possono apparire anche sacrosante.
Ma l’azione in se stessa è sempre abominevole delitto perché è uccisione di una persona umana. Ed è tanto è più grave perché questa persona umana non è in grado di difendersi.
7. All’inizio ti ho detto che il Signore ti dirà a proposito delle vite salvate che quello che hai fatto per loro l’hai fatto per lui.
Ebbene, nel caso di aborto il Signore ripete le medesime parole: quello che hai fatto a questo innocente, l’hai fatto a me.
Ti auguro molte soddisfazioni nell’impegno a difesa della vita.
Ti assicuro un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo