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Quesito

Caro padre Angelo,
è corretto dire che è la Chiesa colei che è chiamata, tra le altre cose, a regolamentare l’interpretazione della Bibbia?
Con ciò non nego che nella preghiera privata il Signore possa darci qualche insegnamento attraverso la Sua parola che ovviamente può variare come interpretazione. Magari un versetto del Vangelo può dire una cosa a me e ad un’altra persona ne può dire un’altra.
Ma credo altresì che ci sono certe verità che riguardano la Chiesa per intero e non più il singolo e quindi per evitare interpretazioni multiple e diverse viene il tutto regolamentato dalla Chiesa? È giusto quello che dico?
Potrebbe sviluppare in maniera migliore questo mio pensiero se è corretto?
Saluti


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. certamente quando leggiamo le Sacre Scritture sentiamo che il Signore parla a ciascuno di noi.
La lettera agli ebrei afferma che “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebr 4,12).
È proprio per questo che la parola di Dio udita dai singoli ha delle risonanze personalissime. Ognuno si sente interiormente letto e chiamato.
Ma questo, potrei dire, riguarda il significato spirituale delle Scritture.

2. Ma prima ancora di avere questo significato spirituale le Scritture ne hanno un altro ed è quello di trasmettere la Divina Rivelazione e di comunicarci il pensiero, l’insegnamento di Dio e la comunione di vita con Lui.
Ora Gesù Cristo ha voluto che fosse la Chiesa, assistita dallo Spirito Santo nel suo Magistero, a trasmettere fedelmente e senza alterazioni il suo pensiero.

3. San Tommaso ricorda che “gli Apostoli e i loro successori fanno le veci di Dio nel governo della Chiesa costituita sulla fede e sui sacramenti.
Perciò, come non è in loro potere fondare un’altra Chiesa, così non possono insegnare altra fede né istituire altri sacramenti” (Somma teologica, III, 64, 2, a 2).

4. Riprendendo questo pensiero, il Concilio Vaticano I ha voluto precisare che “lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché manifestassero, per sua rivelazione, una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa agli apostoli, cioè il deposito della fede” (Sess. IV, cap 4).

5. E il Concilio Vaticano II in maniera ancora più espressa: “L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo.
Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.
È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” (Dei Verbum 10).

6. E ancora: “Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede.
È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa.
Quanto, infatti, è stato qui detto sul modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio” (DV 12).

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo