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Quesito
G.le padre Angelo,
sono ancora da lei per sottoporle questo articolo di un vaticanista, Marco Politi, circa la canonizzazione di Teresa di Calcutta.
Personalmente mi appare sufficientemente chiaro come tal Politi non abbia proprio le idee chiare in merito alla santità, confondendole, piuttosto, con le sue. Cita poi le parole del postulatore di Teresa di Calcutta che mi lasciano perplesso. Bisognerebbe sapere se quel postulatore abbia detto proprio così.
Ringraziandola, la saluto cordialmente.
don Giancarlo
Risposta del sacerdote
Caro don Giancarlo,
1. quel giornalista sembra conoscere ben poco alcuni meccanismi della vita spirituale.
Ma non gliene faccio colpa perché certe cose uno non sa neanche che esistano e tanto meno che cosa siano se in qualche modo non le ha vissute e non ne ha fatto l’esperienza.
Per costoro è facile prendere una cosa per un’altra.
Così è capitato al giornalista di cui mi parli. Ha scritto infatti che Papa Francesco ha proclamato Santa “una donna albanese, che per cinquant’anni della sua vita – e non prima di una sua “conversione” ma esattamente l’ultimo mezzo secolo della sua esistenza – non ha creduto in Dio, non lo ha trovato, scontrandosi soltanto con un enorme buio. Le sue ultime parole sul letto di morte non sono state qualche pia invocazione, ma un sospiro molto terrestre: “Non riesco a respirare” (Il fatto quotidiano, 4 settembre 2016).
È un’affermazione enorme (non ha creduto in Dio) e dà l’impressione che il Papa abbia canonizzato un’atea. Mentre tutti sanno quanto Madre Teresa fosse una donna di preghiera, con la corona del Rosario sempre intrecciata con le dita.
2. Di che cosa si è trattato dunque per Madre Teresa di Calcutta?
Di quello che i maestri di vita spirituale chiamano con questi termini: notte oscura dei sensi e notte oscura dello spirito.
Madre Teresa, non per cinquant’anni, ma per trent’anni avrebbe vissuto in questa situazione interiore.
3. Per notte oscura dei sensi s’intende l’assenza di quelle consolazioni e di quei gusti spirituali che normalmente si godono nella preghiera e nelle varie pratiche di vita cristiana.
Il Signore con alcune persone che stanno andando avanti nella vita spirituale fa così: ad un certo punto toglie loro queste consolazioni perché non pensino che la santità consista in questi gusti e perché non siano fervorosi solo per sperimentare queste consolazioni.
Perché in questo caso uno amerebbe solo se stesso e amerebbe Dio solo in funzione delle consolazioni e delle grazie che riceve.
Ma si tratterebbe ancora di amore solo interessato e non di amore puro e santo.
4. Ebbene, Madre Teresa non ha passato solo la notte oscura dei sensi, ma anche quella più dura, che viene chiamata notte oscura dello spirito.
In questa seconda fase non c’è solo aridità, ma ci si sente addirittura respinti da Dio.
E se ne comprende il motivo: perché si è peccatori e pertanto indegni di stare uniti a Lui. E dunque perché è giusto.
5. Santa Teresa d’Avila spiegava questo fenomeno di cui era particolarmente esperta con queste parole: “Se in una stanza entra molto sole, non c’è ragnatela che rimanga nascosta” (Vita, 29, 2).
E cioè uno scopre tutta la propria miseria. Tutto il contrario che sentirsi santi!
Continua Santa Teresa: “Se quel sole (Dio) la colpisce in pieno, l’anima si vede tutta torbida nonostante ogni suo sforzo per tendere alla perfezione, come l’acqua di un bicchiere che messa sotto i raggi del sole appare piena di pulviscoli, mentre tenuta all’ombra è molto chiara. Il paragone è molto esatto” (Ib., 20, 28).
6. Ugualmente un altro grande maestro di spirito (forse il più grande) San Giovanni della Croce scrive: “L’anima si sente a tal punto miserabile e impura da sembrarle che Dio si sia messo contro di lei, e che essa sia divenuta contraria a Lui. Questo dubbio di essere rigettata da Dio è causa d’indicibile affanno e dolore...
L’anima, vedendo chiaramente (benché al buio) la sua impurità per mezzo di quella limpida e pura luce divina, conosce ad evidenza di non essere degna di Dio, né di creatura alcuna; e quel che più l’affligge è il pensare che non lo sarà mai, e che già è finito per lei ogni bene” (Notte oscura, II, 5, 5).
7. È chiaro che quest’esperienza del non sentire Dio non ha nulla a che vedere con l’esperienza di chi è ateo o di chi vive una vita dissoluta. Costoro non sentono Dio perché ne sono privi.
Mentre i Santi di cui stiamo parlando non sentono Dio pur possedendolo.
Come dice San Giovanni della croce hanno dentro di sé una “luce così limpida e pura” che anziché vedere Dio, vedono tutta la loro indegnità e la loro imperfezione.
Sicché si sforzano senza sosta di salire sempre più in alto nella preghiera e nell’ascesi.
Si sentono peccatori, ma sono molto in alto.
8. Non mi meravigliano pertanto le parole che il postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa avrebbe detto a Marco Politi: “Non sentiva la presenza di Dio né nel suo cuore né nell’eucaristia”.
Secondo me il giornalista ha trascritto alla perfezione le parole del postulatore.
Non ne dubito perché è proprio l’esperienza che fanno alcuni Santi.
Anche Santa Teresina del bambin Gesù e Santa Faustina Kowalska hanno passato tale esperienza, sebbene per un periodo molto minore di anni.
Quello di Madre Teresa di Calcutta (30 anni) è stato dei più lunghi.
E forse il Signore l’ha voluto perché il merito di Madre Teresa fosse ancora più grande.
9. Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione su quest’aspetto della vita spirituale, per lo più ignoto e quasi incomprensibile ai comuni credenti.
Immaginiamoci per chi di queste cose non ne ha assoluta dimestichezza.
Non mi meraviglio che scambino tale esperienza per mancanza di fede e dicano addirittura, come nel nostro caso, che Madre Teresa di Calcutta “non credeva in Dio”.
Il che è tutto il contrario della realtà.
Ti ricordo volentieri al Signore e ti auguro un ministero ricco di frutti.
Padre Angelo