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Quesito
Caro Padre Angelo,
quando mi capita di leggere 1Cor 13, 4-7 mi fermo a lungo, c’è qualcosa che vorrei capire e non riesco.
Dunque la prima parte ‘‘la carità è paziente…..non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità’ è chiarissima; almeno credo….mi sembra di capire che vengono enumerate le virtù proprie del cristiano, quindi da coltivare. Fin qui ‘‘vedo’ giusto?
Meno chiara, anzi per niente la seconda parte ‘‘‘‘tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta’.
O meglio. Con ‘‘tutto sopporta’ ancora ci sono; mi sembra che è ancora una chiara virtù cristiana che fa pensare alla pazienza di fronte alle difficoltà che si possono incontrare nella vita: angosce, persecuzione, fame, freddo, il pericolo, la nudità, la spada… Mi dica ancora se ci sono arrivato….
Ora ‘‘tutto copre’ e ‘‘tutto crede’ mi sembrano in contraddizione!!! Con ‘‘tutto copre’ penso a un genitore che di fronte al mondo copre le marachelle del figlio, perchè lo ama, lo perdona, nel privato corregge, nel pubblico non svela i difetti del figlio, vuole proteggerlo dal mondo, non vuole che si parli male di lui…. Penso a religiosi che tra loro sanno bene le mancanze gli uni degli altri ma che di fronte ai laici ‘‘dovrebbero’ parlare sempre bene del confratello per non creare scandali….o spesso ne parlano bene; così se ci sfoghiamo con una suora che un prete chiede sempre soldi o non ha mai tempo per le confessioni o non si cura dei malati eccetera….puoi sentire come li giustificano dicendo che siamo noi che non li capiamo, che non è vero, sono troppo impegnati (nel non fare niente) da non avere tempo….non vogliono ammettere che sono attaccati ai soldi o alla carriera.
Se è proprio così questo ‘‘tutto copre’ mi sembra in contrasto con ‘‘la carità non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità’ se amiamo la verità non si può coprire il falso! Lo stesso Papa dice che non si può coprire….
E quindi non so più quale atteggiamento si voglia da noi con questo ‘‘tutto copre’; penso che può farmi esempi concreti? può chiarirmi?
‘‘Tutto crede’ che significa? Come credere a una persona che sempre è stata bugiarda? O che promette mari e monti e non ha i mezzi e i poteri per mantenere tali promesse? Bisogna forse ‘‘fingere di credere’? Ma allora non è più vero che ‘‘la carità si compiace della verità’….La verità non può credere a tutto ciò che si dice nè può coprire tutto….
‘‘misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno’ . Quando si vive in una situazione di oppressione come essere caritatevoli con l’oppresso e l’oppressore? io capisco che difendi l’oppresso con giustizia e verità, perdoni l’oppressore e vuoi correggerlo con il perdono e la misericordia, e questo dovrebbe portare la pace, ma l’oppressore si accanisce di più…non funziona niente così. Dov’è che sbaglio?
Può aiutarmi a venire fuori da questi ragionamenti in contrasto fra loro? La ringrazio.
Buon apostolato.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
1. il testo che mi hai presentato, che è dei più caratteristici della morale cristiana, è il famoso inno alla carità (1 Cor 13).
Pier Giorgio Frassati se l’era trascritto e imparato a memoria.
2. Il testo diventa più chiaro se per “carità” non intendiamo semplicemente l’amore, ma la maniera divina di amare, che è pure la maniera di amare che Dio ha donato agli uomini.
San Tommaso dice in maniera categorica: “La carità è amore, ma non ogni amore è carità”.
Il grande biblista domenicano, padre Ceslas Spicq, diceva giustamente che “la carità è il modo di amare tipico di Dio, e il modo di amare di coloro che sono stati gratificati di questo dono da parte di Dio (Rm 5,5; 1 Gv 4,7)”.
3. Se tu, al posto di carità, dove si legge: “la carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira…” vi mettessi: “la maniera divina di amare è paziente, è benigna la maniera divina di amare; non è invidiosa la maniera divina di amare, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità” tutto acquisterebbe subito un significato più luminoso e comprensibile.
4. Anche per l’ultimo versetto, quello che ti procura dubbi, si dissiperebbero tanti equivoci.
Ad esempio, “la carità tutto copre”: guarda per un attimo alla maniera divina di amare e di perdonare, quella ad esempio che sperimenti ogni volta che ti vai a confessare: Dio non copre tutto quello che hai fatto? Il segreto cui è tenuto il sacerdote non è un segno di questa maniera divina di amare?
Anche il cristiano dunque copre i difetti altrui, quelli per i quali corre il rischio di perdere tanto tempo nel suo chiacchierare con gli altri.
5. Diverso invece è il discorso quando si ha il dovere di manifestare il male compiuto dal nostro prossimo.
È un atto di carità quello di correggere il prossimo. Per questo talvolta è richiesto di rendere edotto il suo superiore perché lo corregga o perché gli dica di cambiare strada.
Ma questa manifestazione o denuncia non va fatta per spirito di vendetta, ma per amore.
Ed è controvoglia, con vero dispiacere, che si dice quello che si deve dire.
6. Il “tutto copre” va bene anche per tante stupidaggini per le quali nascono discussioni a non finire.
Se si tenesse la bocca più cucita per amore di Dio quanta maggiore pace si godrebbe nelle famiglie e nei gruppi.
7. Rimane ancora il “tutto crede” che ti crea un po’ di fastidio.
Ma anche questo svanisce se pensi che il Signore ha detto di essere semplici come le colombe, ma prudenti come i serpenti”.
Il cristiano non è un semplicione per professione.
Ma è una persona che per principio non è diffidente né sospettoso, ma in tutto cerca la parte migliore, quella che unisce, per comporre al meglio ogni situazione, superare le difficoltà e creare dialogo.
8. Spero di averti dato spiegazioni soddisfacenti.
Ma adesso voglio dire una parola su alcune espressioni certo non caritatevoli nei confronti di alcuni sacerdoti.
Supposto anche che il tuo sacerdote sia “troppo impegnato (nel non fare niente)”, come dici tu, a che serve parlargli dietro?
La maniera divina di amare che cosa ti chiede di fare?
Se sei convinto di quello che dici, vai a parlarne con lui direttamente. La correzione fraterna per un cristiano è un dovere.
Anche la preghiera è un dovere per il cristiano.
Può darsi che tutto quello che dici di lui sia vero. Ma a che serve creare sfiducia attorno al sacerdote?
Giovanni Paolo I (Papa Luciani) aveva detto che il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere. Forse anche nelle nostre comunità vi sono tante cose che vanno male perché vi sono più chiacchiere che preghiere!
9. San Luigi Orione diceva che solo la carità vince il mondo. Vince dappertutto, anche nei nostri ambienti.
Senza carità si fallisce il bersaglio e le cose vanno male.
Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione sul nocciolo della vita cristiana, su ciò che deve essere il nostro distintivo.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo