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Quesito

Buonasera Padre,
Le scrivo questa lettera per avere delle delucidazioni su dei dubbi sul peccato mortale.
Ho capito che il peccato mortale è rappresentato dal violare uno dei 10 comandamenti in piena consapevolezza e deliberato consenso.
Quello che non ho capito è questo: con "piena consapevolezza e deliberato consenso" si intende dire uno stato d’animo che accompagna la vita (o una gran parte di essa) e che porta l’uomo ad essere caratterizzato da tale peccato reiterato e conscio?? Oppure basta uno o pochi singoli episodi?
Se bastasse un singolo episodio allora stando a quanto dice la Chiesa per esempio un ragazzo/a di animo buono, generoso, onesto, amorevole, che ha sempre rispettato le leggi (anche quelle di Dio), una domenica non va a messa pur potendo (sbagliando sia chiaro), oppure si masturba, ma muore incidentalmente pochi minuti dopo senza aver fatto in tempo a chiedere perdono per il suo peccato e a pentirsi andrebbe all’inferno?! Da quanto ho potuto cercare su internet e sul catechismo sembrerebbe di si… viceversa se i peggiori criminali del mondo si fossero pentiti in punto di morte di quanto fatto in tutta la loro vita sarebbero in Paradiso? Non voglio credere che sia cosi, perchè a questo punto si potrebbe anche dire che nell’accedere al Paradiso conti molto anche la fortuna, perchè ripeto, considerando che tutta l’umanità compie peccati (chi è libero da peccati scagli la prima pietra), anche i più bravi, e che quasi tutti almeno una volta nella vita si allontanano da Dio (saltando una santa messa ecc.) allora la fortuna di avere una morte che dia il tempo di redimersi conti spesso molto più di come si sia vissuta tutta la vita! (e non credo che la fortuna debba essere un parametro per condizionare il nostro giudizio Divino sull’eternità, nemmeno in minima parte).
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. non so quale risposta tu ti attenda. Forse desidereresti che ti dica che chi ha commesso tanti peccati mortali è giusto che vada all’inferno, e che non sarebbe giusto che vada all’inferno chi ha commesso un peccato mortale e pochi minuti dopo muoia senza aver avuto il tempo di convertirsi.

2. Il difetto nella tua email sta in una mentalità tutto sommata pagana della vita e della salvezza: tutto dipenderebbe dalla maggiore e minore buona volontà dei singoli e anche da un pizzico di fortuna (aver il tempo di convertirsi).

3. Ma il Dio cristiano non è così.
Sappiamo che Dio in ogni momento sta appresso alla vita di ogni uomo.
Non solo gli dà la possibilità di passare di istante in istante nell’esistenza, ma lo ispira e lo muove con la sua grazia verso il bene e, nel caso che sia nel peccato, lo ispira e lo muove al pentimento.
Quel Dio che provvede agli uccelli del cielo e che tiene contati tutti i capelli di un uomo, vuoi che sia così indifferente nei confronti della salvezza dei suoi figli?
Già nell’Antico Testamento Di aveva detto: “Anche se una madre si dimenticasse del proprio figlio, io non ti dimenticherò mai”.
A tutti, fino in fondo, fino all’ultimo respiro della vita (e anche oltre, perché l’anima non si distacca subito dal corpo che ha cessato di respirare) offre la sua grazia e fa di tutto perché ognuno si salvi.

4. Quella che tu chiami sfortuna: “è morto dopo pochi minuti e non si è ricordato di pentirsi…”, non è un’espressione esatta.
Nel caso che uno si perda, è più esatto dire: non ha voluto corrispondere alla grazia, l’ha rifiutata.
Ma chi può sapere se questo è avvenuto?
Il cuore dell’uomo è un abisso, dice la Sacra Scrittura, e solo Dio lo può sondare.

5. Vorrei aggiungere due osservazioni in merito ad altre tue affermazioni come ad esempio che tutti per forza nella propria vita hanno commesso o commettono qualche peccato mortale.
Questo non è vero. Quante persone invece si presentano davanti a Dio con la grazia che hanno ricevuto nel giorno del loro Battesimo! E non si tratta solo dei santi canonizzati.
Ti posso garantire che ci sono state persone e ce ne sono anche oggi che non hanno mai commesso alcun peccato mortale.
Tra i defunti è sufficiente citare la testimonianza che ha lasciato di sé Papa Giovanni XXIII nella confessione generale che ha fatto in occasione dell’ottantesimo compleanno della sua vita e che ha trascritto nel suo Giornale dell’anima.

6. L’espressione di Gesù: “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra” non si riferisce solo ai peccati mortali, ma anche a quelli veniali. Sotto quest’aspetto tutti i comuni mortali hanno commesso qualche peccato.
La sacra Scrittura dice che anche il “giusto” pecca sette volte al giorno. Ma è sottinteso che commette peccati veniali, altrimenti non lo chiamerebbe “giusto”.

7. Così pure vi è da eccepire sull’altra affermazione secondo cui la salvezza dipenderebbe dall’insieme della vita e non dai singoli atti, come invece con sorpresa vedi affermato dal Magistero della Chiesa.
A tal proposito bisogna riconoscere che in forza della nostra libertà siamo in grado di impegnare nei singoli atti la totalità di noi stessi.
Quando uno decide di ammazzare una persona, non può scusarsi dicendo: ma nell’insieme della mia vita ho sempre rispettato tutti. Solo una volta ho ucciso una persona…
Né uno può dire: ho sempre rispettato mia moglie, l’ho tradita solo una volta…
Con le nostre singole azioni noi costruiamo o distruggiamo il nostro interno.
Come con una sola bomba puoi distruggere un edificio, così con un solo atto puoi perdere l’onestà sotto il profilo umano e la grazia sotto il profilo soprannaturale.

Ti ringrazio per la fiducia con cui hai aperto il tuo animo. Mi auguro di avervi portato un pò di luce.
E perché questa luce possa perdurare ti assicuro il sostegno della mia preghiera e della mia benedizione.
Padre Angelo