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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi sono sempre chiesto se fumare sia un peccato: io penso che lo sia perchè, dal punto di vista medico, è un fattore di rischio molto importante per diverse patologie e credo che non possa essere buona una cosa che danneggia il nostro corpo, Tempio dello Spirito Santo.
Un suo aiuto sarebbe molto gradito per sapere se sia davvero un peccato oppure no.
Grazie infinite
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. secondo la morale tradizionale il fumo in quanto tale non è un male morale.
Viene detto “vizio” perché crea dipendenza.
Un modico uso del tabacco non è da configurarsi come un male morale.
Può diventarlo quando si sa che reca danno alla salute propria o altrui e quando si viene a spendere una cifra così consistente che si potrebbe destinare per scopi più nobili.
2. Ti riferisco il giudizio morale che ne dà L. Ciccone. Questo autore non si riferisce a chi fuma qualche sigaretta, ma a chi è ormai affetto da “tabagismo”, e cioè al fumatore accanito e senza scrupoli:
“Da quanto detto risulta come dato scientificamente accertato che siamo davanti a un comportamento che causa danni e rischi gravi per la salute e per la stessa vita del soggetto, in assenza di ogni motivo oggettivamente serio, di importanza proporzionata ai danni, capace di giustificarlo, in base al ben noto principio dell’azione a doppio effetto. Vita e salute sono beni preziosi che vengono così sperperati e dilapidati. Un comportamento, perciò, che risulta sempre gravemente disonesto.
Vi sono poi delle circostanze la cui eventuale presenza ne fa delle aggravanti. Tale è anzitutto il fumare in un ambiente chiuso, specialmente se in esso vivono o lavorano altre persone. Il fumatore provoca così danni maggiori a se stesso e danni gravi ad altri, ovviamente quando il fatto non è un episodio isolato, ma ripetuto e frequente. Infliggere ad altri danni seri alla loro salute, solo per non imporre a se stessi un rinvio della soddisfazione di un capriccio, oppure lo scomodo di uno spostamento in altro locale, se ciò è possibile, appare, sul piano oggettivo, come un cinico egoismo, ipocritamente mascherato dietro alla gentilezza della domanda: «disturbo se fumo?» (…).
È una valutazione severa, ma verace e per giunta doverosa, se si vuole contribuire a scuotere le coscienze, adagiate in un’inerzia di comodo, responsabile di una continua ed evitabile strage. Trova concordi studiosi e clinici illustri l’affermazione che l’attuale mortalità per cancro registrerebbe un crollo del 30 o 40%, senza nessuna nuova terapia, se si riuscisse a persuadere tutti a non fumare. Si otterrebbe inoltre la riduzione del 50% nel rischio di patologie cardiovascolari, che sono al primo posto tra le cause di morte nei Paesi sviluppati.
Conferme significative della severità nella condanna del fumo dalle parti più diverse e autorevoli riecheggiano periodicamente sui media, particolarmente in occasione della Giornata mondiale senza tabacco patrocinata dalla stessa Oms, e in altre iniziative analoghe, come quelle contro il cancro. Tra le tante, una in particolare vale qui la pena di riferire, singolarmente autorevole e non sospettabile di facile moralismo, perché formulata in sede di Assemblea generale dell’Oms nel 1970: «La sigaretta è uno strumento di morte, a riguardo del quale non è più possibile un atteggiamento di neutralità»” (l. ciccone, Bioetica, pp. 352-353).
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo