Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
da quel che ho capito la chiesa è contraria all’eutanasia.
Però indubbiamente in certi casi è molto difficile vivere.
Penso alle persone quasi completamente paralizzate. Che vita è la loro?
Mi rendo conto che è tema non facile però vorrei che mi chiarisse questo tema.
Grazie anticipate per la risposta.
Benny
Risposta del sacerdote
Caro Benny,
1. per eutanasia significa dare la “morte dolce” ad una persona che si trova nello stadio ultimo della propria vita.
Si tratta, come vedi, della soppressione di una vita umana.
Potrebbe essere lecita se noi fossimo padroni del nostro esistere.
Ma questo non è vero. Infatti se fossimo padroni del nostro esistere potremmo esistere sempre e nessuno potrebbe toglierci la vita. Ma questo non consta. Si muore nonostante la nostra volontà contraria e anche quella altrui.
Ognuno di noi scorre nell’esistenza perché questa gli è data da Dio momento per momento. Solo Dio è padrone della vita dell’uomo, il quale ne tutela la vita col comandamento “non uccidere”.
In Dt 32,39 ha pure detto: “Sono io che do la morte e faccio vivere” (Dt 32,39).
2. Tu dici: ma quando una persona è paralizzata, che vita è ancora quella?
Intanto va detto che una persona paralizzata non muove gli arti ma continua ad avere mente e cuore ben lucidi.
E anche nel caso che fosse in coma oppure vivesse in uno stato vegetativo persistente, rimane sempre persona, e come tale ha diritto di ricevere dagli altri le cure di cui ha bisogno.
Che società umana sarebbe mai quella in cui appena uno cessa di essere utile e comincia ad aver bisogno viene gettato via come uno straccio fuori uso?
La vita umana è sempre un bene, anche per coloro che sono chiamati ad assisterla. Quante cose ha da dire e da dare un malato in stato terminale o anche in coma a tutti quelli che sono chiamati ad accudirlo! Si tratta di una chiamata silenziosa ad aprire il proprio cuore e a farsi dono disinteressato nei confronti di uno che in quel momento non può ricambiare in nessun modo quanto gli viene fatto.
Ed è anche una chiamata a riconoscere che la vita umana non vale semplicemente per quello che può dare in termini di utilità. Cristo in quel momento continua in quelle membra doloranti la propria passione per la redenzione del mondo.
E coloro che prestano la loro assistenza continuano l’opera del Cireneo che aiuta Gesù a portare la croce per la vita del mondo.
3. Alcuni giustificano l’eutanasia e il suicidio assistito col fatto che ogni persona, come ha il diritto di vivere, così ha il diritto di morire, e quindi a decidere come e quando essa deve morire.
Ebbene, il diritto di morire non esiste, almeno per un doppio motivo.
Primo, si può aver diritto solo su un bene che si appartiene.
Ora la morte non è un bene, ma un male, la privazione di un bene.
Come dunque non si può reclamare il diritto di avere un cancro, così non si ha il diritto di morire.
In secondo luogo, per godere del diritto a un bene, è necessario che quel bene ci appartenga in atto o almeno in potenza. Ma nessuno, come si è visto, è proprietario della propria vita.
La vita è un dono e va vissuta nella logica del dono. È un dono che ha una sua particolare natura, perché è proprio della natura del vivente nascere, crescere, maturare, invecchiare e morire. Anche la vecchiaia e la morte vanno vissute come un dono.
Sarà difficile per chi non ha fede capire quale sia il significato della vecchiaia e della morte intese come dono. Cristo però insegna: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).
Perciò infliggere la morte a una persona prima della scadenza naturale va contro la sua natura o il suo diritto a vivere, anzi contro il diritto del donatore, vale a dire di Dio.
4. Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae ha detto: “In conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed è insegnata dal Magistero ordinario e universale.
Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell’omicidio” (EV 65).
Ti ringrazio per la domanda, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo