Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Gentile Padre Angelo
Si sente spesso dire in ambienti anticlericali che la Chiesa nel passato abbia vietato il vaccino contro il vaiolo, gli antidolorifici, il parto cesareo e le autopsie. Non essendo molto esperto di storia, è vero o falso tutto ciò? Se è vero in cosa consisteva esattamente la proibizione?
Marchesini


Risposta del sacerdote

Caro Marchesini,
quello che tu riferisci è per me una vera novità.
Viene da pensare che quando non si sa cosa dire contro la Chiesa, ci si inventa di tutto.
Potresti fare una cosa: quando tali persone fanno simili affermazioni, chiedi loro la cortesia di portarti una sola documentazione seria in proposito.
Queste persone si fanno della Chiesa l’immagine che vogliono, senza leggere un solo testo.
Secondo loro la Chiesa deve essere oscurantista, nemica dell’uomo e via dicendo…
Basterebbe invece essere più onesti e seri: leggano anche solo il catechismo della Chiesa cattolica e forse in breve cadrebbero molte squame dai loro occhi che finalmente si aprirebbero.

Ti riporto affermazioni di testi classici sugli argomenti da te indicati

1. In un dizionario di teologia morale (edizione 1955) a proposito delle vaccinazioni si legge:

“Due parole, infine a proposito delle vaccinazioni. Nonostante i loro inconvenienti, per lo più modestissimi, nonostante qualche sporadico danno più grave (ci riferiamo, p. es., ai casi di encefalite che possono, eccezionalmente, esplodere in seguito alla vaccinazione antivaiolosa) è risaputo come le statistiche sanitarie ne abbiano chiaramente dimostrato l’utilità. Hanno torto, quindi, quei medici che asseriscono di non credere all’utilità delle vaccinazioni e, con tale loro contegno, vi gettano un discredito che facilita le evasioni e, con ciò, favorisce il ridestarsi o il persistere di pericolosi focolai epidemici. Il recentissimo impiego, su scala davvero mondiale, della vaccinazione antipoliomielitica, impostasi per il minaccioso dilagare della paralisi infantile, ne ha dimostrato l’innocuità ed è giovata anche per ridurre in notevole misura il già sparuto numero di coloro che avversano la terapia vaccinica”.

2. Sugli antidolorifici ti riferisco l’insegnamento della Chiesa:
Pio XII ha insegnato che la soppressione del dolore e della coscienza per mezzo di narcotici è permessa dalla religione e dalla morale al medico e al paziente, anche nell’avvicinarsi della morte e anche se si prevede che l’uso dei narcotici abbrevierà la vita.
Il Papa aveva anche precisato: “Se non esistono altri mezzi e se, nelle date circostanze, ciò non impedisce l’adempimento di altri doveri religiosi e morali” (Risposta a 3 quesiti posti dalla società it. di anestesiologia, 24.2.1957).
Il motivo è il seguente: “In questo caso infatti è chiaro che la morte non è voluta o ricercata in alcun modo, benché se ne corra il rischio per una ragionevole causa: si intende semplicemente lenire il dolore in maniera efficace, usando allo scopo quegli analgesici di cui la medicina dispone” (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sull’eutanasia, par. III).
Giovanni Paolo II dice che “se può essere considerato degno di lode chi accetta volontariamente di soffrire rinunciando a interventi antidolorifici per conservare la piena lucidità e partecipare, se credente, in maniera consapevole alla passione del Signore, tale comportamento “eroico” non può essere ritenuto doveroso per tutti” (EV 65).
Ci si è chiesto se sia lecita l’anestesia al solo scopo di evitare al malato una fine cosciente?
Risponde ancora Pio XII: “Se il malato chiede insistentemente, nonostante non abbia voluto compiere i propri doveri (di cittadino e di cristiano), il medico può consentirvi senza rendersi colpevole di collaborazione formale alla colpa commessa. Questa infatti non dipende dalla narcosi, ma dalla volontà disordinata del paziente.
Ma se il morente ha adempiuto a tutti i suoi obblighi, se precise indicazioni mediche suggeriscono l’anestesia, se nel fissare la dose non si supera la quantità permessa e se ne sia misurata quantità e durata, e vi sia il consenso del paziente, allora nulla si oppone”.
Anche Giovanni Paolo II ricorda i doveri etici di chi sta arrivando alla fine: “Avvicinandosi alla morte, gli uomini devono essere in grado di poter soddisfare ai loro obblighi morali e familiari e soprattutto devono potersi preparare con piena coscienza all’incontro definitivo con Dio” (EV 65). Dice anche che è “evidentemente illecito praticare l’anestesia contro la volontà espressa del morente, quando questi è sui iuris”.
Ma c’è ancora un altro problema: “E se la somministrazione del narcotico accorciasse la durata della vita, bisognerà rinunciarvi?”
Pio XII ha detto che “la somministrazione di narcotico per provocare e affrettare la morte, è illecita, perché allora si ha la pretesa di disporre direttamente della vita. Ma se tra la narcosi e l’abbreviamento della vita non esiste nessun nesso causale diretto, è lecita. Bisognerà allora vedere se vi è tra i due effetti proporzione ragionevole, e se i vantaggi dell’uno compensino gli inconvenienti dell’altro”. “In questo caso, infatti, la morte non è voluta o ricercata, nonostante che per motivi ragionevoli se ne corra il rischio: semplicemente si vuole lenire il dolore in maniera efficace, ricorrendo agli analgesici messi a disposizione dalla medicina” (EV 65).

3. Per l’autopsia. Prendo dal medesimo dizionario.
AUTOPSIA. Il termine – sinonimo del meno usato «necroscopia» – denota quel complesso di operazioni che deve fare l’esperto, quando voglia stabilire la causa della morte di un individuo dallo stato dei vari organi e tessuti del cadavere. L’a. viene eseguita a scopo clinico od a scopo medico-legale ed è perfettamente lecita in ambi i casi, anche immediatamente dopo il decesso (salve le disposizioni in contrario della legge). Peraltro, essa va sempre eseguita con rispetto al cadavere, che fu custodia dell’anima ed è destinato alla resurrezione. È anche lecito destinare, in vita, il proprio corpo per dissezioni anatomiche, come aveva divisato di fare, in giovinezza, S. Francesco di Sales (1500) ed è lecito altresì, – prevendere il proprio corpo per l’a.
Il mondo antico ignorò, abitualmente, le dissezioni dei cadaveri umani e si limitò a studiare l’anatomia nelle carogne di animali. Le prime autopsie vennero eseguite, – in modo sistematico, in Italia, a partire dal 1300. Spetta, infatti, a Mondino dei Lincei (1270-1326) il merito di avere introdotto, la Bologna, la dissezione del cadavere umano nell’insegnamento universitario dell’anatomia. Va, infine, ricordato che la Chiesa non si oppose mai agli studi di anatomia umana e di anatomia patologica effettuati mediante le dissezioni cadaveriche.

4. Circa il parto cesareo:
Prendo da un manuale classico di teologia morale scritto in latino:
“Per grave causa è lecito il parto prematuro (per puntura al fine di far uscire il liquido amniotico o per sezione cesarea): nel caso che la madre o il bambino o entrambi – aspettando il termine naturale della gravidanza – fossero esposti a pericolo di morte o di altro grave male. Il motivo è che in questo modo si provvede meglio alla salute della madre e del figlio” (Aertnis – Damen – Wisser, Theologia moralis, II, 175).

Ecco, Caro Marchesini, come si è espressa la Chiesa, la quale nel suo Magistero ha un’unica preoccupazione: il bene dell’uomo.
Solo il bene dell’uomo rende gloria a Dio.
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo