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Quesito
Buongiorno padre
sono un cattolico praticante ed ho diverse domande da proporle ma per ora cominciamo con una.
San Tommaso dice: “i pagani e i giudei non vanno costretti a credere in nessuna maniera perchè credere è un atto volontario” (Somma teologica questione 10 articolo 8 non metto la parte che sicuramente conoscerà).
Come si concilia questo con quanto afferma l’enciclica Mirari vos di Papa Gregorio XVI: da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo religioso scaturisce quell’assurda ed erronea opinione, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza etc.
Cosa intende il Papa Gregorio XVI per libertà di opinione, di coscienza, di pensiero, di culto?
Se potesse rispondermi gliene sarei grato?
Cordiali saluti.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è vero quanto mi hai riportato tanto da parte di San Tommaso quanto di Gregorio XVI.
Le due affermazioni sembrerebbero contraddirsi e sembra anche che Gregorio XVI col suo Magistero abbia sconfessato San Tommaso.
Ma non è così, perché si equivoca sul concetto di libertà di coscienza.
2. Per San Tommaso, come appare chiaramente dal testo, si tratta di libertà da coazione esterna, e cioè dal potere politico o anche religioso.
Ecco il testo di San Tommaso che fa luce anche sul significato delle crociate come erano intese ai suoi tempi:
“Ci sono degli increduli, come i Giudei e i pagani, i quali non hanno mai abbracciato la fede.
E questi non si devono costringere a credere in nessuna maniera: perché credere è un atto volontario.
Tuttavia i fedeli hanno il dovere di costringerli, se ne hanno la facoltà, a non ostacolare la fede con bestemmie, cattivi suggerimenti, oppure con aperte persecuzioni.
Ecco perché coloro che credono in Cristo spesso fanno guerra agli infedeli, non per costringerli a credere (perché anche quando riuscissero a vincerli e a farli prigionieri, li lascerebbero liberi di credere, se vogliono): ma per costringerli a non ostacolare la fede di Cristo” (Somma teologica, II-II, 10,8).
3. Gregorio XVI quando condanna la libertà di coscienza intendeva condannare quei movimenti anarchici tipici di quel tempo per cui in nome della libertà di pensiero, di parola e di stampa ognuno si svincolava dall’autorità per dire e fare quello che voleva portando “il disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante” (Mirari vos).
Noi oggi diremmo che la libertà d’azione non giustifica qualsiasi comportamento, ma deve sempre rispettare la coscienza di tutti.
Di fatto invece la liberta di coscienza com’era intesa da alcuni ai tempi di Gregorio XVI era la libertà di parodiare e di dissacrare tutto.
4. A leggere con attenzione la Mirari vos ci si accorge che Gregorio XVI non condanna la libertà di coscienza in quanto tale, ma la “immoderata libertà di opinioni, la licenza delle conventicole”.
Quel termine “immoderata” tipicamente latino sta a dire che è irragionevole.
Ciò significa che vi è pure una libertà di opinioni ragionevole e anche feconda.
Ma quando col pretesto della libertà di opinione si dissacra quanto altri ritengono di più caro e di più intimo questa libertà è irragionevole.
5. Paga Gregorio sempre nella Mirari vos parla di “sfrenata brama di una libertà senza ritegno”, per cui alcuni “sono totalmente rivolti a manomettere, anzi a svellere qualunque diritto dell’autorità, onde poi recare ai popoli, sotto colore di libertà, il più duro servaggio”.
Di fatto si è visto come alcuni paladini di una certa libertà di opinione una volta giunti al potere abbiano sottomesso popoli e nazioni al “più duro servaggio”.
Non è forse questo un tratto della più drammatica storia del XX secolo?
6. Già a quei tempi molte persone, indipendentemente da Papa Gregorio, riconoscevano che la libertà dell’uomo non è una libertà senza limiti.
Scrivevano infatti sui muri e sui portali: “2+2=5. Viva la libertà di pensiero”.
È questo il delirio cui si riferiva il Papa, non altro.
Ma non lo definiremmo anche noi oggi con il medesimo termine?
7. Giovanni Paolo II in Centesimus annus, a cento anni dalla Rerum novarum, e pertanto nel 1991, scriveva:
“Leggendo l’Enciclica (Rerum novarum) in connessione con tutto il ricco Magistero leoniano, si nota come essa indichi, in fondo, le conseguenze sul terreno economico-sociale di un errore di più vasta portata.
L’errore — come si è detto — consiste in una concezione della libertà umana che la sottrae all’obbedienza alla verità e, quindi, anche al dovere di rispettare i diritti degli altri uomini.
Contenuto della libertà diventa allora l’amore di sé fino al disprezzo di Dio e del prossimo, amore che conduce all’affermazione illimitata del proprio interesse e non si lascia limitare da alcun obbligo di giustizia (CA 17).
8. E soggiungeva: “Proprio questo errore giunse alle estreme conseguenze nel tragico ciclo delle guerre che sconvolsero l’Europa ed il mondo tra il 1914 e il 1945.
Furono guerre derivanti dal militarismo e dal nazionalismo esasperato e dalle forme di totalitarismo, ad essi collegate, e guerre derivanti dalla lotta di classe, guerre civili ed ideologiche.
Senza la terribile carica di odio e di rancore, accumulata a causa delle tante ingiustizie sia a livello internazionale che a quello interno ai singoli Stati, non sarebbero state possibili guerre di tale ferocia, in cui furono investite le energie di grandi Nazioni, in cui non si esitò davanti alla violazione dei diritti umani più sacri, e fu pianificato ed eseguito lo sterminio di interi popoli e gruppi sociali.
Ricordiamo qui, in particolare, il popolo ebreo, il cui terribile destino è divenuto simbolo dell’aberrazione cui può giungere l’uomo, quando si volge contro Dio” (CA 17).
9. Come vedi, tra le due affermazioni non vi è contraddizione.
Il fatto è che molti estrapolano le parole di Papa Gregorio senza inserirle nel contesto in cui egli scriveva e senza misurare la portata degli aggettivi che aggiungeva alla dizione “liberà di coscienza”.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo