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Quesito
Caro Padre Angelo,
il mio problema è questo: Ci salviamo da soli, come singoli, o la nostra salvezza in qualche modo ha effetti sui nostri cari?
Faccio un esempio: poniamo il caso che le mie speranze si avverino e che io, al momento della mia morte, otterrò misericordia per i miei peccati e sarò accolto in Paradiso.
Molto bene! Perfetto!
Domanda: sarò in grado di "godermi" il Paradiso, se vedo che i miei cari non sono nella mia stessa felice situazione ma anzi so per certo, poniamo, che si trovano all’inferno?
Ho letto da qualche parte che il Paradiso è come un giardino bellissimo con tante meravigliose fontane di marmo e d’oro da cui zampilla allegramente acqua purissima. Solo che non è acqua, ma ciò che zampilla sono le lacrime dei dannati.
Com’è possibile che un "beato" possa essere felice sapendo che suo padre o sua madre, sua moglie o suo marito, una sorella o un nonno sono all’inferno e soffrono un tormento troppo atroce anche solo a immaginarlo?
Il povero Lazzaro sarebbe stato felice in seno a padre Abramo, se accanto al ricco epulone che lo supplicava dall’inferno avesse visto sua madre o sua moglie negli stessi tormenti?
Provo a immaginare possibili soluzioni al mio problema:
1.-Una volta entrati in Paradiso, diventiamo egoisti, ci godiamo la nostra "fortuna" e gli altri si arrangino: potevano essere meno dissoluti! -Credo che possiamo scartare questa ipotesi.
2.-Una volta entrati in Paradiso, Dio ci purificherà la mente, togliendoci il ricordo delle persone care conosciute sulla terra. -Credo che possiamo scartare anche questa ipotesi, che ci trasformerebbe in degli zombi, e noi non saremmo più noi stessi.
3.-Una soluzione accettabile potrebbe essere che Dio, una volta che ci abbia salvati in Paradiso, per rendere perfetta la nostra gioia, ci "regali" anche la salvezza eterna di coloro che ci sono cari. E questo non nel senso che faccia entrare in Paradiso persone che non ne sono degne, ma nel senso che mentre queste persone sono ancora in vita, le "tempesta" di grazie, e non le lascia in pace (in senso buono) finché non si convertano e diventino sante.
Ma un’idea simile (che mi pare meravigliosa) è sostenibile teologicamente, e sulla testimonianza non solo della Bibbia, ma anche della letteratura religiosa in generale, della mistica, delle rivelazioni private, ecc.? Ha a che fare, in tutto questo, la Comunione dei Santi?
La ringrazio.
Leonardo
Risposta del sacerdote
Caro Leonardo,
1. entrando in Paradiso, la nostra volontà sarà perfettamente conformata con quella di Dio.
In Paradiso i Santi amano con tutto il cuore quello che ama Dio e vogliono tutto quello e solo quello che vuole Dio.
Cantano tutti insieme dicendo: "Sì, Signore, Dio onnipotente; ?veri e giusti sono i tuoi giudizi!" (Ap 16,7).
In Paradiso subisce una trasformazione anche il nostro modo di amare.
2. Hai fatto bene a scartare la prima e la seconda ipotesi.
3. Sulla terza convengo con te che il Signore "tempesti" di grazie…
Ma aggiungo: "Tempesta di grazie tutti", ma alcuni resistono, anzi sono diventati del tutto sordi alla sua chiamata.
4. Tuttavia c’è forse una grazia particolare che ricade sui parenti a motivo di una persona che in famiglia si è consacrata a Dio.
In base alla letteratura religiosa, ti posso dire che un giorno Santa Bernadette Soubirous, facendo visita alle novizie, ne vide che una piangeva. Chiese il perché. E la novizia: "Mi è arrivata la notizia che è morto mio papa".
Al che Santa Bernadette rispose: "Si consoli sorella, le anime dei genitori di un religioso non vanno all’inferno".
5. Don Bosco diceva che la famiglia che dona un figlio al sacerdozio o alla vita religiosa è benedetta. Intendeva dire anche per la vita eterna? Io amo pensare così.
San Luigi Orione diceva che quando un ragazzo o una ragazza parte dalla propria famiglia per entrare in Seminario o in Convento, il suo posto in quella famiglia lo prende un Angelo.
6. Concludo con un fatto tratto dalla vita di Santa Caterina da Siena. Tutti in casa volevano assolutamente che Caterina si sposasse, mentre lei aveva fatto il voto di verginità. Le dicevano: “Sarai costretta a prender marito; non avrai requie finché non avrai fatto la nostra volontà.”
“Durante il tempo che succedevano questi narrati, mentre un giorno l’ancella di Cristo pregava fervorosamente nella camera del fratello più giovane, ad uscio aperto perchè le era stato proibito dai genitori di chiudersi nelle stanze, ecco che arriva il babbo Jacopo; ed è lì per entrare, forse per prendere, in assenza del figlio, qualche cosa di necessario. Guardando intorno, invece di quel che cercava vide la figliuola, più di Dio che sua, genuflessa in un cantuccio a pregare, e una colomba bianca come la neve le stava sospesa sul capo, la quale, appena egli fu entrato, volò in alto, e poi, come a lui parve, se ne andò via per la finestra.
Domandò allora alla figlia che colomba fosse, quella che era volata via, e lei rispose di non aver veduto né colombe né altro. Egli restò ancora più ammirato, e tutto conservando nel suo cuore, non finiva di rifletterci sopra” (Vita, 52).
“Dopo un po’ di tempo si calmarono e il padre, che amava assai Caterina, ed anche perché temeva Iddio, ricordandosi della colomba che aveva veduto, e di alcune altre cose che aveva osservato con meraviglia, mi si dice le rispondesse così: «Dio ci guardi, dolce figliuola mia, dal contraddire in alcun modo alla divina
Volontà, dalla quale vediamo procedere il tuo santo proposito. Ce n’eravamo accorti da tempo, è vero, ma ora lo sappiamo con certezza che non sei mossa a questo da leggerezza di gioventù, ma dall’impulso del divino amore: adempi pure il tuo voto. Fai come ti piace e come ti
insegnerà lo Spirito Santo. Da qui in avanti ti lasceremo in pace alle tue sante opere, né impediremo più i tuoi santi esercizi. Prega molto per noi, perché possiamo esser degni delle promesse del tuo Sposo, che per la sua grazia ti scegliesti fin dai primi anni». Rivoltosi, quindi, alla moglie ed ai figliuoli, disse loro: «Nessuno dia più noia alla mia dolcissima figliuola; nessuno ardisca in alcun modo di impedirla; lasciate che serva come le piace al suo Sposo, e che preghi incessantemente per noi. Mai potremmo acquistare una parentela simile a questa; né dobbiamo lamentarci, se invece di un uomo mortale riceviamo un Dio ed un Uomo
immortale» (Vita 55).
Mi piace pensare che in questa particolare parentela con Dio sia racchiusa una speciale benedizione in vita e in morte per quelli che in casa hanno dei consacrati.
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo