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Quesito
Caro padre Bellon,
sono un appassionato lettore della sua rubrica e la ringrazio per l’impegno che mette in questa opera di Dio che io credo di grande importanza.
Le chiedo la spiegazione di 4 brani biblici che non capisco e le formulo una domanda sull’uomo prima del peccato originale.
1) Che vuol, dire “colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato” (1 Pt 4,1)?
2) Cosa è il “battesimo per i morti” di cui parla san Paolo (1 Cor 15,29)?
3) Perché Giovanni scrive di pregare per chi commette un peccato che non conduce alla morte, ma non per il peccato che conduce alla morte” (1Gv 5,16)?
4) Perché san Giacomo scrive di guardarsi perfino dalla veste di certi che hanno rinnegato Dio (Gd 23)? E come riconoscerli senza giudicarli? O è solo una metafora?
Infine: se uno dei 4 doni preternaturali che Dio fece ad Adamo ed Eva prima del peccato consisteva nell’esenzione dalla concupiscenza, vuol dire che solo in virtù della loro natura, anche non avessero commesso il peccato originale, i nostri progenitori potevano conoscere la concupiscenza, che è un disordine?
Ringraziandola fin da ora, la saluto in Cristo affidandola a Maria affinché la protegga nel suo apostolato.
Pietro
Risposta del sacerdote
Caro Pietro,
1. per comprendere il primo versetto che mi hai presentato è necessario esporlo per intero e nel suo contesto: “Avendo Cristo sofferto nel corpo, anche voi dunque armatevi degli stessi sentimenti. Chi ha sofferto nel corpo ha rotto con il peccato, per non vivere più il resto della sua vita nelle passioni umane, ma secondo la volontà di Dio” (1 Pt 4,1-2).
Allora il significato dell’affermazione di Pietro diventa intelligibile ed è questo: poiché Cristo nella sua carne ha espiato tutti i nostri peccati, anche noi se stiamo uniti a Lui con gli stessi sentimenti crocifiggiamo la nostra carne con tutti i suoi vizi e le sue concupiscenze. Non vogliamo avere più nulla a che fare con il peccato ma vogliamo vivere in tutto secondo Dio.
È il medesimo pensiero espresso da San Paolo quando dice: “Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. Il peccato dunque non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri” (Rm 6,10-12).
E anche: “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, 5senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio” (1 Ts 4,3-5).
2. Cosa è il “battesimo per i morti” di cui parla san Paolo (1 Cor 15,29).
La Bibbia di Gerusalemme annota: “Allusione a una pratica la cui natura ci sfugge”.
Altri ipotizzano questo: che ai tempi di San Paolo alcuni avendo dei parenti morti senza Battesimo e temendo che proprio per questo non potessero aver parte alla risurrezione finale si facessero battezzare al loro posto.
Con quest’affermazione San Paolo non avvalora tale prassi, ma la riporta solo per dire che tutti sono destinati alla risurrezione. Proprio come ha detto il Signore: “Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29).
3. Perché Giovanni scrive di pregare per chi commette un peccato che non conduce alla morte, ma non per il peccato che conduce alla morte (1 Gv 5,16)?
Non c’è unanimità nell’interpretare quest’affermazione.
La Bibbia di Gerusalemme dice: “i destinatari di questa lettera erano forse informati di questo peccato di una gravità eccezionale. Può essere il peccato contro lo Spirito, contro la verità (Mt 12,31) e l’apostasia degli anticristi (1 Gv 2,18-29).
Altri parlano del peccato di apostasia per cui si era scomunicati e privati della preghiera pubblica della Chiesa.
4. Perché san Giacomo scrive di guardarsi perfino dalla veste di certi che hanno rinnegato Dio (Gd 23)?
L’affermazione è di San Giuda e non di Giacomo e bisogna leggerla per intero: “Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo” (Gd 22-23)
Questi “vestiti” sono i loro comportamenti, il loro modo di agire esterno, la loro condotta.
5. Infine quando si parla di immunità dalla concupiscenza come dono preternaturale, s’intende immunità dalla disordinata concupiscenza.
6. Per concupiscenza s’intende un amore interessato, che in quanto tale, può essere buono, come ad esempio quello per cui provvediamo onestamente alle nostre necessità.
Ma questo amore può essere anche esagerato.
Può esprimersi nell’attaccamento ai piaceri e potrebbe essere insubordinato.
Ecco questa insubordinazione non ci sarebbe stata se l’uomo non avesse peccato.
Per cui l’attività nutritiva e riproduttiva si sarebbero svolte senza pericolo di portare la persona fuori del seminato.
7. In genere quando si parla di doni preternaturali si dice che sono due: immunità dalla morte (e comprende anche la sofferenza e la concupiscenza di cui tu parli) e scienza infusa.
Mi compiaccio della fedeltà con cui ci segui.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo