Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Volevo gentilmente chiederle questa informazione. So che lo Spirito Santo ha i suoi sette doni, la Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timor di Dio.
Mi può descrivere brevemente ciascun dono, di tutti e sette, che, mentre si pregano uno dopo l’altro, significano?
Ciascuno dei sette doni, che cos’è?
La saluto con gioia e riconoscenza.
Stefano


Risposta del sacerdote

Caro Stefano,
1. dei doni dello Spirito Santo parla il profeta Isaia 11,2 quando dice: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”.
Sono promessi direttamente per il Messia.
Ma poiché tutto quello che Cristo è per natura noi siamo chiamati a diventarlo per grazia, la Chiesa insegna che questi doni vengono conferiti anche ai singoli credenti.
Nella Scrittura si legge infatti che “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16), e che siamo “predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29).

2. Come dice il nome stesso, sono dei benefici gratuiti che Dio comunica gratuitamente a chi è in grazia al fine di renderlo pieghevole e docile alle sue ispirazioni.
La S. Scrittura parla di spiriti (Is 11,2-3). E questo termine è senz’altro più appropriato perché mette in evidenza l’aspetto dinamico dei doni, anzi la mozione derivante dall’esterno. Il corrispettivo ebraico indica vento impetuoso o leggero, e cioè un impulso. S. Pietro dice che i profeti hanno parlato perché ispirati dallo Spirito Santo (2 Pt 1,21). S. Tommaso dirà che sono abiti operativi e che sarebbe meglio chiamarli spiriti. Ma per motivi di cacofonia è invalso l’uso di chiamarli doni dello Spirito Santo.

3. Ma oltre a renderci pronti e docili a captare le divine ispirazioni, i doni hanno un secondo scopo ed è precisamente quello di conferire un modo divino di agire. San Tommaso dice che “lo specifico proprio dei doni è questo, che per loro mezzo uno può agire in modo sovraumano”. Su questo motivo si fonda la loro superiorità sulle virtù.
Per spiegare la differenza tra il modo umano e quello ultraumano di agire, S. Tommaso mette a confronto la virtù della fede e il dono dell’intelletto, che è il suo corrispondente, e mostra la divergenza del loro procedimento.
La fede certamente allarga la cerchia delle conoscenze naturali di Dio, fa penetrare nell’intimo della sua vita di Padre e Figlio e Spirito Santo, e rivela dei misteri che la pura contemplazione dell’universo non avrebbe mai manifestato. Ma la fede non cambia il nostro modo naturale di conoscere. Esso, anche nell’ordine soprannaturale, procede razionalmente, e cioè attraverso processi di analisi e di sintesi. E per questo la fede è essenzialmente oscura.
Il dono dell’intelletto, invece, non si limita a dare l’assenso alle verità rivelate che la fede accoglie, ma comunica una certa percezione della verità (Somma teologica, II-II, 8, 5, ad 3). Fà vedere quasi svelatamente le cose divine, solleva al di sopra del modo naturale e umano di conoscere, dando una pregustazione della futura visione (III Sent., dist. 34, 1, 1). “La fede, dunque, è sguardo sulle realtà divine come attraverso uno specchio o per enigma. Compito dell’intelletto invece è apprendere le cose spirituali quasi nella loro pura verità, ed è cosa che va oltre il modo umano” (Ib.).
Di qui la perspicacia che possiedono alcune persone, magari anche illetterate e senza cultura umana, e perfino bambini, nello scorgere la profondità di una verità o la presenza di un errore. Incapaci forse di confutare, sanno ciò che si deve credere e ciò che si deve rifiutare.

4. Sono necessari perché per mezzo di essi il giusto viene reso in grado di raggiungere con certezza il suo obiettivo. “Lo Spirito santo con la sua mozione ci rende immuni da ogni stoltezza, ottusità, durezza e da tanti altri difetti” (Somma teologica, I-II, 68, 2, ad 3).
“Nessuno, infatti, può conseguire l’eredità della terra dei beati senza la mozione e la guida dello Spirito Santo. Del resto S. Paolo afferma che ‘‘quanti sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio… e se figli anche eredi’ (Rm 8,14.17) e il Salmista dice: ‘‘Il tuo spirito buono mi guiderà verso la terra dei giusti’ (Sal 142,10). Perciò per conseguire quel fine è necessario che l’uomo abbia i doni dello Spirito Santo” (Ib.).

5. Sulla loro natura ed eccellenza Leone XIII, nella Divinum illud munus (9.5.1897) ha scritto una pagina molto bella: “Il giusto che vive già la vita di grazia e opera con l’aiuto delle virtù, come l’anima con le sue potenze, ha bisogno di questi sette doni, che si dicono propri dello Spirito Santo. Per mezzo di questi, l’uomo si rende più pieghevole e forte a seguire con maggiore facilità e prontezza il divino istinto; essi sono di tanta efficacia da spingerlo alle più alte cime della santità; sono di tanta eccellenza da rimanere intatti, benché più perfetti nel modo, anche in cielo. Con questi doni lo Spirito Santo ci eccita e ci solleva all’acquisto delle beatitudini evangeliche che sono quasi fiori sbocciati in primavera, preannunzianti la beatitudine sempiterna. Infine sono soavissimi quei frutti elencati dall’Apostolo (Gal 5,22) che lo Spirito Santo produce e dona ai giusti anche in questa vita mortale, frutti pieni di dolcezza e di gusto, quali s’addicono allo Spirito Santo “che nella Trinità è la soavità del Padre e del Figlio e riempie d’infinita dolcezza tutte le creature” (EE 3, 1318.1325).

6. I doni sono infusi con la grazia e crescono con la grazia.
Il loro dinamismo si manifesta soprattutto man mano che le virtù crescono. Come la barca a vela inizialmente deve uscire dal porto con lo sforzo dei remi, così avviene analogamente all’inizio della vita spirituale. Solo quando è in mare aperto, le vele dispiegate possono ricevere l’influsso benefico del vento propizio. E quando esso è gagliardo, è di tale forza da soppiantare del tutto l’uso dei remi.
J. Arintero, mutuando l’immagine da S. Teresa d’Avila, scrive sulla metamorfosi prodotta in un’anima per l’utilizzo dei doni dello Spirito Santo: “Questa mistica metamorfosi è una trasformazione tanto prodigiosa che tutto rinnova, avanzando fino nell’intimo” e dice che è simile a quella del bruco strisciante, che prima avanzava tanto lentamente e penosamente e che si nutriva di cose terrene, ma poi si converte in agile farfalla splendida e aerea, la quale subito si trova animata da altri istinti del tutto celestiali” (J. Arintero, Evoluciòn mìstica, pp. 143-144).

7. Sono accompagnati da dolcezza e proprio questa esperienza di dolcezza costituisce uno dei segni attraverso i quali si può congetturare il proprio stato di grazia. È vero che il concilio di Trento ha affermato che “nessuno sa con certezza di fede, incompatibile con ogni errore, se sia in stato di grazia” (DS 1534). Tuttavia, come ricorda S. Paolo, “lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8,16). Non lo si percepisce dall’esterno, ma “mediante l’effetto dell’amore filiale che produce in noi” (S. Tommaso, Commento alla lettera ai Romani, VIII, 8).
Il Catechismo Romano scrive: “Questi doni dello Spirito Santo sono per noi come una sorgente divina da cui attingiamo la cognizione viva dei precetti della vita cristiana, e per mezzo di essi possiamo conoscere se lo Spirito Santo abita in noi” (I, IX, 3).

8. Finalmente ecco i singoli contenuti dei doni dello Spirito Santo.
Intanto va osservato che Is 11,1-3 menziona sei doni dello Spirito Santo, duplicando però il dono del timor di Dio. Manca la pietà.
Nella traduzione della Volgata e dei Settanta sono menzionati tutti e sette. Dopo il dono della scienza compaiono la pietà e il timore. La traduzione è corretta perché i due termini sono sinonimi, indicando ambedue l’obbedienza riverenziale alla volontà divina.
La Sapienza è un dono permanente, inseparabile dalla carità, per la quale giudichiamo e gustiamo rettamente di Dio e delle cose divine come le giudica e le gusta Dio stesso.
In altre parole è la mozione che di dà la possibilità di conoscere Dio sperimentalmente e non solo intellettualmente, permettendoci di possederlo così come Egli è e di godere di lui. Questo dono realizza l’unione mistica dell’anima con Dio e fa sentire il gusto della sua dolcezza ineffabile. Porta al grado eroico la carità.
L’Intelletto ci fa penetrare in modo profondo e intuitivo le verità divine, mentre la fede le fa conoscere secondo i ragionamenti. Il dono dell’Intelletto rende partecipi del modo stesso di conoscere di Dio. Fa conoscere nel tempo, sebbene fugacemente e in un istante, secondo il modo proprio di conoscere dell’eternità. Perfeziona la fede.
Il Consiglio è un istinto soprannaturale per cui l’anima in grazia, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, giudica rettamente, nei casi particolari, quello che conviene fare in ordine a Dio. Sotto la guida del Consiglio l’anima comanda come mossa da Dio stesso, e per motivi a volte da lei stessa ignorati. Porta al grado eroico la virtù cardinale della prudenza.
La Fortezza è un abito soprannaturale che irrobustisce l’anima affinché pratichi, per istinto dello Spirito Santo, ogni specie di virtù eroiche con l’invincibile fiducia di superare i maggiori pericoli o le maggiori difficoltà che possono sorgere. Sotto l’azione di questo dono l’anima non discorre né ragiona, ma opera istintivamente per un impulso interno che procede dallo Spirito Santo.
Questo dono viene effuso in modo particolare nella Confermazione. Suo compito principale è di sostenere in tutte le difficoltà provenienti dalle passioni, dai vizi, dal maligno e dai nemici di Dio. Gesù Cristo, quando promise agli apostoli lo Spirito Santo, disse che da lui avrebbero ricevuto forza e gli sarebbero stati testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1,8). Ed essi, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, “con grande forza rendevano testimonianza della risurrezione del Signore” (At 4,33). Porta alla massima espansione la virtù cardinale omonima.
La Scienza è un abito soprannaturale infuso con la grazia mediante il quale l’intelligenza dell’uomo, sotto l’azione illuminatrice dello Spirito Santo, giudica rettamente delle cose create in ordine a Dio, creando così una mentalità di fede. Porta a perfezione la virtù della fede.
La Pietà è un abito soprannaturale infuso con la grazia santificante per suscitare nella volontà, sotto la mozione dello Spirito Santo, un affetto filiale verso Dio considerato come Padre e un sentimento di fraternità universale verso tutti gli uomini in quanto nostri fratelli in Cristo e figli dello stesso Padre. Porta a perfezione la virtù cardinale della giustizia.
Il Timore di Dio è quell’abito soprannaturale per cui il giusto, sotto l’influsso dello Spirito Santo, acquista una speciale docilità per sottomettersi totalmente alla volontà divina a motivo della riverenza dovuta alla Maestà di Dio. Come amore riverenziale rimane anche in Paradiso. Porta alla massima espansione la speranza teologale e la virtù cardinale della temperanza.

Ecco, ho terminato la lunga esposizione. Mi auguro che ti possa essere utile per la vita personale e anche per la catechesi.
Ti assicuro un’invocazione allo Spirito Santo e ti benedico.
Padre Angelo