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Quesito

Caro Padre,
mi sto ponendo da 2 mesi (perché prima certe riflessioni non le facevo, e avrei preferito non farle mai) una domanda; io da tanto tempo non riesco a stare in pace con l’esistenza dell’inferno stesso, lo vedo (ma mi trattengo dal dire “giudico” perché chi sono per usare questa parola…?!?) una pena molto dura e quasi sproporzionata a molti dei peccati che vengono commessi. Spesso mi risolvo dicendomi che c’è certa gente che se lo merita comunque… come ad esempio Hitler se non si fosse pentito nell’ora estrema (ma ci sono della rivelazioni private che lo pongono all’inferno). Comunque sapere che ci sarà addirittura una strage nel giorno del giudizio, e sapere che ci sarà un castigo ETERNO (e forse è l’eternità che mi rende perplesso…), dove uno neanche se facesse un pentimento migliore di qualunque altro pentimento qui in terra, se c’è già non può uscire, mi fa tornare a considerare come un qualcosa di strano e inspiegabile per un Dio d’amore e Misericordia, soprattutto quando ancora appare a una suora dicendoci di fidarci della sua Misericordia e Bontà.
Persino la legge italiana che non ama i detenuti basa il principio della pena (mi sembra anche nel caso dell’ergastolo) alla rieducazione del detenuto stesso.
La domanda che mi sono posta allora è: sono l’unico in questa terra a vedere quest’inferno come un qualche cosa di così sproporzionato (basta un peccato, uno solo, un peccato di gioventù…), quasi di esagerato? (Questa stessa domanda non è retorica e mi piacerebbe avere risposta).
Io credo che siano in pochi a pensarla come me, ne sono quasi sicuro, allora le chiederei gentilmente di farmi capire come lei stesso ha risolto la questione… ora più che odio verso il peccato (che ci può anche essere) provo moltissimo più odio verso la pena.
Forse la domanda va posta in questo senso: qual è il significato della parte dell’atto di dolore “infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa?”. Forse sto usando toni duri, spero che il Signore capisca che non lo faccio per criticarLo, io non voglio offenderLo, vorrei solo arrivare ad odiare più il peccato che la pena e di conseguenza arrivare ad amarLo, come dice Gesù stesso, con tutto il mio cuore e tutta la mia anima.
Credo che le sto ponendo una questione un po’ troppo difficile e se non avrà intenzione di rispondermi le sarei grato se me lo dicesse, perché mi rendo conto di che razza di domande le sto ponendo… ma così non mi metto ad aspettare inutilmente una risposta che non verrà.
La ringrazio e la saluto. Dio la benedica e sia benedetto Egli stesso (forse sono stato troppo duro…?).
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
fai bene a porti tutte le domande, che infine servono a conoscere meglio Dio.

1. Va ricordato che la pena eterna non è come quella data in un tribunale civile. Questa dipende dalla legge scritta e dall’umanità del giudice.
La pena del peccato invece è sempre intrinseca all’azione, non è estrinseca.
Ti faccio un esempio: se metti la mano nel fuoco, non puoi dire: Dio mi ha punito. Piuttosto dirai: sono stato uno sciocco.
Ugualmente la pena eterna è la scelta fatta e ribadita dal singolo nonostante mille stimoli contrari derivanti da Dio e dalle ispirazioni del suo Santo Spirito.

2. Alla fine del mondo, dici, ci sarà una strage.
No, caro Alessandro, questa strage è continua oggi. È strage verso se stessi, verso Gesù Cristo che continua ad essere crocifisso nel cuore degli uomini che non sanno che farsene della sua vita, del suo sacrificio, del suo perdono, dei suoi meriti e lo espellono semplicemente dalla loro vita.
“Nolumus hunc regnare super nos” (Lc 19,14): “non volgiamo che costui regni sopra di noi”: questa frase evangelica viene ripetuta oggi in maniera diretta o indiretta da molte persone.
Questo è il dramma che quotidianamente si consuma.
Il terremoto degli Abruzzi ci colpisce. Ma questo, oltre ad essere una realtà, è anche solo un simbolo di altri terremoti, di quei terremoti nelle anime per cui san Domenico non si dava pace e passava la notte in preghiera dicendo: “Dio mio, misericordia mia, che ne sarà dei peccatori?”. E dopo aver dato la notte a Dio, donava il giorno lo ai fratelli per salvarli.

3. Proprio perché Dio è misericordia non aspetta che uno commetta un peccato perché perisca eternamente.
In Sap 1219 si legge: “inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi“.
Verrebbe quasi da pensare, dal momento che Dio fa di tutto in ogni istante per salvarci, che la morte ci sopravvenga nel momento più favorevole e più opportuno per noi.
Io penso così per la morte di tanti giovani.
Dio, ben più che la legge italiana vuole rieducare. Ma non rieduca nessuno se i singoli non lo accettano, così come i rieducatori dei carceri non possono far nulla se i singoli non collaborano.

4. Ad un certo momento, parlando dell’inferno, dici: “dove uno neanche se facesse un pentimento migliore di qualunque altro pentimento qui in terra, se c’è già non può uscire”.
Il fatto è che quando si è all’inferno o in paradiso si è fuori dal tempo, e non esiste un altro istante nel quale ci si possa pentire.
Se uno all’inferno si pentisse, certamente Dio lo perdonerebbe.
Ma il pensiero che all’inferno o nel paradiso ci sia un altro istante diverso da quello che si sta vivendo è contraddittorio col concetto di eternità.
Pertanto il concetto di eternità, lungi dal creare spavento, deve però indurre a pensare alla serietà della vita presente, che non va consumata o sprecata.

5. Forse la prospettiva nella quale ti stai mettendo è quella giusta: senti odio per la pena. Ma la pena non è semplicemente quella futura, ma è anzitutto quella attuale, quella che stanno vivendo tanti che sono lontani da Dio perché nessuno e si fa loro prossimo per salvarli.
Non sarebbe bello che anche tu, messe a parte le disquisizioni intellettuali, che hanno pure il loro giusto peso, ti dia da fare per la salvezza dei fratelli?
Isaia ad un certo momento si è rivolto al Signore che gli diceva: “Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»” (Is 6,8).

Ti ringrazio per il quesito, che hai introdotto come piccola domanda, consapevole invece che si tratta di una domanda molto grossa.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo