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Quesito

Caro padre Angelo,
Le chiedo se un cattolico, di fronte ad una legislazione che prevede l’aborto, debba essere preoccupato solo di ridurre gli aborti clandestini.
Non deve nello stesso tempo esprimere la sua condanna nei confronti di una legge profondamente iniqua e inaccettabile? Perché questa omissione?
Secondo me, soprattutto alla luce dell’Evangelium Vitae, un cattolico non può in nessun modo accettare una legislazione abortista!
Si può pensare che ridurre gli aborti clandestini sia più importante che salvare vite umane innocenti?
Un cattolico può dire, riguardo alla cooperazione delle strutture pubbliche all’aborto, “non saprei al momento che cosa suggerire, perché probabilmente ogni soluzione che si volesse cercare comporterebbe degli aspetti negativi”?
Mi lasci dire che trovo inaccettabile questa affermazione! La soluzione c’è: azzerare la legge che legalizza l’aborto e proibirlo categoricamente!
Caro Padre Angelo, mi perdoni per il tono polemico (forse eccessivo) che ho tenuto nei confronti di determinate asserzioni, ma, da povero peccatore ignorante, provo sempre una certa irritazione quando leggo dichiarazioni di cattolici che parlano un linguaggio molto distante da quello del Papa. Io credo alla Chiesa e credo al Papa, dolce Cristo in Terra, che amo con devozione filiale e per il quale prego ogni giorno, con le parole da lui stesso pronunciate durante la prima omelia: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.
Confidando in una sua risposta, la ringrazio ancora per la pazienza e la disponibilità e le porgo i miei più cordiali saluti in Maria Regina,
Pietro


Risposta del sacerdote

Caro Pietro,

1. “Fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile. Il Concilio Vaticano II lo definisce, insieme all’infanticidio, ” delitto abominevole ” (GS 51).
Ma oggi, nella coscienza di molti, la percezione della sua gravità è andata progressivamente oscurandosi” (EV 58).
Dobbiamo dire che la percezione della gravità dell’aborto purtroppo si fa affievolendo pure tra i cattolici, anche in virtù della legge che lo sovvenziona e che lo fa passare come qualcosa di legale.

2. Ma a proposito della “legalità” bisogna dire che si tratta di una legge profondamente iniqua e inaccettabile, come tu stesso affermi.
Per questo Giovanni Paolo II non perdeva occasione per ribadire che questa legge va ribaltata.
Portando la testimonianza di San Tommaso, diceva che una legge iniqua cessa di essere legge: “La legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si denomina legge iniqua; in tal caso però cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza” (Somma teologica, I-II, 93, 3, ad 2). E ancora: “Ogni legge posta dagli uomini in tanto ha ragione di legge in quanto deriva dalla legge naturale. Se invece in qualche cosa è in contrasto con la legge naturale, allora non sarà legge bensì corruzione della legge” (Somma teologica, I-II, 95, 2).
E ricordava anche l’insegnamento di Giovanni XXIII: “L’autorità è postulata dall’ordine morale e deriva da Dio. Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell’ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare la coscienza…; in tal caso, anzi, chiaramente l’autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso” (Pacem in terris).

3. In particolare oggi è un grave dovere alzare la voce in favore di chi non ha voce. Giovanni Paolo II in Evangeliun vitae dice che il cristiano deve fare quanto ha fatto Leone XIII con l’enciclica Rerum novarum quando si schierò a favore della classe operaia che a quei tempi era indifesa e sfruttata: “Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani.
Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati. Se alla Chiesa, sul finire del secolo scorso, non era consentito tacere davanti alle ingiustizie allora operanti, meno ancora essa può tacere oggi, quando alle ingiustizie sociali del passato, purtroppo non ancora superate, in tante parti del mondo si aggiungono ingiustizie ed oppressioni anche più gravi, magari scambiate per elementi di progresso in vista dell’organizzazione di un nuovo ordine mondiale” (EV 20).
E aggiungeva: “È quanto di fatto accade anche in ambito più propriamente politico e statale: l’originario e inalienabile diritto alla vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di una parte – sia pure maggioritaria – della popolazione… In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo. Lo Stato non è più la “casa comune” dove tutti possono vivere secondo principi di uguaglianza sostanziale, ma si trasforma in Stato tiranno, che presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi, dal bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica che non è altro, in realtà, che l’interesse di alcuni.
Tutto sembra avvenire nel più saldo rispetto della legalità, almeno quando le leggi che permettono l’aborto o l’eutanasia vengono votate secondo le cosiddette regole democratiche. In verità, siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?” (EV 20).

4. Allora, caro Pietro, un cattolico non può limitarsi a dire che l’aborto legale concorre ad eliminare l’aborto clandestino.
Si noti l’ipocrisia: per l’aborto clandestino ci si scandalizza. Per l’aborto legale si tace, anzi si approva.
È vero che nell’aborto clandestino vi è anche un giro di affari.
Ma anche nell’aborto legale, oltre all’uccisione del bambino, c’è qualcosa di assolutamente grave: lo stato fa tutto gratuitamente (come se si trattasse di un’opera buona!) e per di più prende i soldi anche da quelli che assolutamente sono contrari ad ogni forma di aborto.
Giovanni Paolo II ha detto che “rivendicare il diritto all’aborto,… e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri” (EV 20).

5. Mi piace anche ricordare quanto Giovanni Paolo II in Veritatis splendor ha detto sulla necessità della testimonianza fino al martirio: “La fede possiede anche un contenuto morale: origina ed esige un impegno coerente di vita, comporta e perfeziona l’accoglienza e l’osservanza dei comandamenti divini…
Mediante la vita morale la fede diventa “confessione”, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini: si fa testimonianza. “Voi siete la luce del mondo – ha detto Gesù -; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,14-16)…
La testimonianza di Cristo è fonte, paradigma e risorsa per la testimonianza del discepolo, chiamato a porsi sulla stessa strada: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua ” (Lc 9,23). La carità, secondo le esigenze del radicalismo evangelico, può portare il credente alla testimonianza suprema del martirio” (VS 89).

6. Condivido l’irritazione che provi di fronte a determinate asserzioni che non sono in sintonia con l’insegnamnento del Magistero. È un disagio che provi tu, è un disagio che provo anch’io e che provano i credenti.
Il Signore ci ha chiesto di essere “una sola cosa” (Gv 17,11) perché il mondo creda.
Fai bene a pregare ogni giorno per il Papa, perché il Signore lo aiuti a difendere le pecore dai lupi, e soprattutto dai lupi che si travestono da pecore.

Ti ringrazio della fiducia che riponi nel nostro sito, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo