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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho sentito sui mezzi di informazioni un’affermazioni del seguente tenore: si dovrebbe auspicare il “superamento di quel rifiuto di ogni forma di fecondazione artificiale che è ancora presente in non pochi ambienti” perché quel rifiuto sarebbe “basato soprattutto sul problema della sorte degli embrioni”.
Che ne dice?
Confidando in una sua risposta, la ringrazio ancora per la pazienza e la disponibilità e le porgo i miei più cordiali saluti in Maria Regina.
Pietro
Risposta del sacerdote
Caro Pietro,
le critiche da fare a questa affermazione sono due.
1. La prima: è sbagliato pensare che la Chiesa sia contraria alla fecondazione artificiale perché si basa “soprattutto sul problema della sorte degli embrioni”.
Intanto va ricordato che la Chiesa è contraria non solo alla fecondazione artificiale (che avviene in vitro), ma anche alla inseminazione artificiale (che avviene nel grembo della madre), nella quale non vi è alcuno spreco di embrioni.
Ed è contraria perché la procreazione artificiale non procede da un “atto personale e cosciente”, come diceva Giovanni XXIII, da un atto cioè in cui le persone dei coniugi si donano nella totalità della loro persona e del loro essere.
La procreazione assistita dissocia l’aspetto procreativo da quello unitivo dei coniugi (si fa il contrario di quanto ci compie mediante la contraccezione).
Di fatto vengono donate le cellule germinali, messe tra l’altro nelle mani di un terzo, ma non c’è il dono vicendevole delle persone dei coniugi.
Il bambino qui non è il frutto dell’amore umano, ma è un prodotto commissionato al tecnico, il quale ha poi l’obbligo di restituirlo al committente.
Ma la persona umana non è figlia di due gameti, bensì di due persone che si sono fatte reciprocamente il dono di sé.
Ebbene, il dono di sé è sempre indissolubilmente congiunto con la persona che lo esprime, con la totalità dell’anima e del corpo.
Dice l’Istruzione Donum Vitae (della Congregazione per la dottrina della fede):
“L’atto coniugale, con il quale gli sposi si manifestano reciprocamente il dono di sé, esprime simultaneamente l’apertura al dono della vita: è un atto inscindibilmente corporale e spirituale.
È nel loro corpo e per mezzo del loro corpo che gli sposi consumano il matrimonio e possono diventare padre e madre.
Per rispettare il linguaggio dei corpi e la loro naturale generosità, l’unione coniugale deve avvenire nel rispetto dell’apertura alla procreazione, e la procreazione di una persona deve essere il frutto e il termine dell’amore sponsale.
L’origine dell’essere umano risulta così da una procreazione legata all’unione non solamente biologica ma anche spirituale dei genitori uniti dal vincolo del matrimonio. Una fecondazione ottenuta fuori del corpo degli sposi rimane per ciò stesso privata dei significati e dei valori che si esprimono nel linguaggio del corpo e nell’unione delle persone umane” (Donum Vitae II,4,b).
Per tornare al nostro argomento, il problema della soppressione degli embrioni in soprannumero aggrava il procedimento della procreazione assistita, ma non ne è il problema principale. Tanto è vero che l’Istruzione Donum vitae dice che essa rimane illecita anche nel simple case, vale a dire anche nel caso in cui non vi sia alcun spreco di vite umane.
2. La seconda osservazione riguarda il risentimento circa il fatto che “il rifiuto della fecondazione artificiale sia ancora presente in certi ambienti”.
Questi ambienti sono quelli cattolici, ovviamente.
Anzi, sono quelli della Congregazione per la dottrina della Fede, del Catechismo della Chiesa Cattolica, del pronunciamento fatto da vari Pontefici: Pio XII, Giovanni XXIII e soprattutto Giovanni Paolo II.
Ci vuole coraggio nel dire che questo capitolo del Magistero deve essere azzerato per far posto ad affermazioni discutibili anche sul solo piano naturale.
È vero che non si tratta di magistero straordinario, legato all’infallibilità. Ma anche al Magistero ordinario va dato l’ossequio della mente e della volontà.
Insomma, caro Pietro, un pò di umiltà e di conoscenza dei problemi non fa male a nessuno.
San Tommaso dice che né Agostino, né Girolamo né alcun altro dei dottori della Chiesa hanno preferito le loro opinioni al sentire del Romano Pontefice.
Ti ringrazio della domanda, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo.