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Quesito

Caro Padre Angelo,
La ringrazio come sempre per la Sua risposta e per il Suo sincero augurio.
Voglia perdonare la mia ignoranza, ma se grazie alla Sua risposta si è risolto un dubbio, tuttavia se n’è presentato un altro. Infatti, se dunque il sacrificio di Cristo ci ha donato la salvezza a patto che le nostre opere siano improntate alla carità, cos’ha cambiato tale sacrificio rispetto a prima? Mi spiego meglio: non è forse vero che così come noi cristiani ci salviamo poiché viviamo virtuosamente secondo la legge di Dio, anche prima che Gesù morisse si salvavano coloro che vivevano secondo la legge di Dio? Ma se le cose stanno così, che utilità ha avuto la morte di Gesù?
Giacché, come sappiamo, se c’è una cosa che non si può dire del sacrificio di Cristo è che sia stato inutile, evidentemente devo aver commesso io qualche errore. Sperando di non rubarLe troppo tempo, La prego di correggermi.
La ringrazio ancora augurandoLe una buona serata.
Matteo


Risposta del sacerdote

Caro Matteo,
1. la passione di Cristo ha meritato la salvezza di tutti gli uomini, anche di quelli che lo hanno preceduto.
Dice San Paolo: “Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5,19).
Costituiti giusti significano mondati dai peccati e giustificati per mezzo della grazia santificante.
I giusti dell’Antico Testamento hanno potuto salvarsi in virtù della fede nel Messia venturo, che avrebbe compiuto la redenzione.

2. San Paolo dice ancora: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù” Rm 3,21-24).
L’efficacia del sacrificio di Cristo si estende dunque agli uomini di tutti i tempi sebbene non tutti ne approfittino. Tutti dunque sono stati giustificati, compresi quelli vissuti prima di Gesù.

3. San Tommaso commenta: “In lui credettero non solo gli uomini che vissero dopo la sua incarnazione, ma anche quelli che vissero prima della sua incarnazione.
Come, infatti, noi crediamo che egli nacque e patì, così essi credettero che egli sarebbe nato e avrebbe patito. Perciò la nostra e la loro è una medesima fede” (Commento alla lettera ai Romani, 5,24).
Pertanto la nostra fede, per riguardo alla sua sostanza, è identica.
Differisce in riferimento a quella del Nuovo Testamento come differisce ciò che è imperfetto da ciò che è perfetto: “La fede ebbe diversi stati nell’antica e nella nuova legge: perché quanto allora veniva creduto come cosa futura, oggi lo si crede come cosa avvenuta” (Somma teologica, I-II, 107, 1 ad 1).

4. Possiamo dire che la passione di Cristo ha avuto effetti retroattivi per mezzo della fede che congiungeva con la passione di Cristo.
I riti dell’Antico Testamento erano una prefigurazione della passione di Cristo.
Scrive San Tommaso: “Nulla impedisce che una realtà futura nel tempo agisca prima di avverarsi in quanto è già presente spiritualmente nell’anima: come il fine, che è posteriore nel tempo, muove in anticipo l’agente in quanto è da lui conosciuto e desiderato” (Ib., III, 62, 6).
“Sicché nella circoncisione veniva conferita la grazia in quanto essa era un segno della futura passione di Cristo” (Ib., ad 3).
Pertanto i giusti dell’Antico Testamento non si sono salvati in virtù delle loro buone opere, ma in virtù della fede nella redenzione di Cristo che comunicava segretamente la grazia nei loro cuori.

5. Ma non c’è confronto con la grazia comunicata nei sacramenti.
Dice ancora San Tommaso: “Nella circoncisione veniva conferita la grazia rispetto a tutti gli effetti di essa, ma in modo diverso che nel battesimo. Infatti nel battesimo la grazia è concessa in virtù dello stesso sacramento, virtù che il battesimo ha in quanto strumento della passione di Cristo già compiuta. La circoncisione invece conferiva la grazia in quanto era simbolo della fede nella passione futura di Cristo, nel senso che l’uomo ricevendo la circoncisione dichiarava di abbracciare tale fede; o direttamente, come facevano gli adulti, o per mezzo di altri, nel caso dei bambini.
Per questo anche l’Apostolo dice che «Abramo riceve il segno della circoncisione come segno della giustizia della fede», appunto perché la giustizia veniva dalla fede significata, non dalla circoncisione significante. E quindi, poiché il battesimo, a differenza della circoncisione, opera strumentalmente in virtù della passione di Cristo, il battesimo imprime il carattere che incorpora l’uomo a Cristo e conferisce più grazia della circoncisione: maggiore è infatti l’effetto di una realtà già presente che quella della sua speranza” (Ib., III, 70, 4).

6. C’è da dire ancora che dopo la passione di Cristo la grazia viene infusa in modo molto più abbondante che nell’Antico Testamento.
C’è una differenza enorme tra la fede espressa guardando un serpente appeso ad un’asta da quella che scaturisce fissando lo sguardo su Gesù crocifisso.
Noi abbiamo il Vangelo con il suo insegnamento, che è il Cristo stesso.
Abbiamo Gesù Cristo, risorto dai morti, che cammina con noi fino alla consumazione dei secoli.
Abbiamo i sacramenti che comunicano la grazia ex opere operato. Sono di suo santificanti, soprattutto la Santissima Eucaristia nella quale “mens impletur gratia” (l’anima riempita di grazia).
Abbiamo a nostro beneficio la dottrina degli apostoli, che godevano della divina rivelazione.
Abbiamo il pensiero dei santi padri che sbocconcellano la Parola di Dio facendocela comprendere nel suo significato spirituale parola per parola.
Abbiamo i santi dottori, tra i quali campeggia in maniera singolare il nostro San Tommaso d’Aquino.
Abbiamo il magistero della Chiesa che per noi è come lampada che brilla in un luogo oscuro.
Abbiamo la presenza della Santissima Vergine Maria, che ci assiste istante per istante, la comunione dei santi, il tesoro delle indulgenze…

7. Non c’è dunque confronto tra il prima e il dopo.
Sebbene sotto un profilo soggettivo alcuni dell’Antico Testamento siano stati più grandi della santità di molti vissuti nel Nuovo Testamento.
Scrive ancora San Tommaso: “Tuttavia nell’antico Testamento ci furono anime ripiene di carità e della grazia dello Spirito Santo, le quali guardavano principalmente alle promesse spirituali ed eterne. E sotto tale aspetto costoro appartenevano alla nuova legge.
Così nel nuovo Testamento ci sono degli uomini carnali che ancora non hanno raggiunto la perfezione della nuova legge, e che bisogna indurre alle azioni virtuose con la paura del castigo, o con la promessa di beni temporali. Però l’antica legge, anche se dava i precetti della carità, non era in grado di offrire la grazia dello Spirito Santo, in virtù del quale, come dice San Paolo, “la carità di Dio si è riversata nei nostri cuori”” (Ib., I-II, 107, 1, ad 1).

8. Infine per quanto riguarda la legge di Dio c’è un’altra enorme differenza.
Dice di nuovo a San Tommaso: “L’antica legge, che fu data ad uomini imperfetti, cioè privi della grazia spirituale, è stata chiamata “legge del timore“, poiché induceva all’osservanza dei precetti con la minaccia di determinati castighi. E si dice che essa aveva delle promesse di beni temporali.
Invece gli uomini provvisti di virtù sono spinti all’esercizio delle azioni virtuose dall’amore delle virtù, e non dal castigo, o dal premio estrinseco ad esse. Ecco perché la nuova legge, la quale principalmente consiste nella grazia divina infusa nei cuori, viene chiamata “legge dell’amore“. (…).
Per questo stesso motivo si dice che l’antica legge “tratteneva la mano e non l’animo”: poiché quando uno si astiene dal peccato per paura del castigo, la sua volontà non desiste dalla colpa in senso assoluto, come la volontà di colui che se ne allontana per amore del bene e la bellezza spirituale.
Ed ecco perché si dice che la nuova legge, legge dell’amore, “trattiene l’animo”” (Ib., I-II, 107, 1, ad 2).

9. Insieme a beni così grandi abbiamo anche una responsabilità più grande.
Infatti Nostro Signore ha detto che “a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Mt 12,48).

Con l’augurio che tutti possiamo sfruttare al meglio questi talenti preziosissimi che il Signore ha messo nelle nostre mani, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo