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Quesito

Caro Padre,
  sono la madre un po’ impaurita di un figlio adolescente, F., di 17 anni, che, come molti suoi coetanei, da qualche anno ha cominciato a sfuggirmi. Ci sono spesso liti (anche io alzo la voce) su questioni di orari serali, fumo (sigarette, anche se alcuni suoi amici fanno uso di spinelli, per togliermi il dubbio faccio periodicamente analisi), soldi. Vuole essere più autonomo, vuole fare scelte indipendenti e non si lascia convincere facilmente sulle amicizie, a volte pericolose, e sui valori. Da bambino è stato buonissimo, studioso, religioso; ora pensa che molte  cose siano non vere, mette in crisi la sua fede, si lega di più al gruppo che ai genitori. Faccio fatica a capirlo e seguirlo. Mi da qualche bel consiglio, suggerimento, strada da percorrere?

Dio la benedica.


Risposta del sacerdote

Carissima,
  1. penso che una mamma da sola debba faticare molto per conservare sulla giusta strada il figlio in piena adolescenza.
  Certamente ci vorrebbe il supporto della parrocchia o di una comunità all’interno della parrocchia dove tuo figlio possa sentirsi impegnato, responsabilizzato e abbia la possibilità di condividere con amici cristiani la sua fede.
  Senza questo supporto il figlio si sentirà sempre attratto dallo stile di vita dei compagni che frequenta.

2. In assenza del ruolo determinante della comunità cristiana c’è la famiglia.
  Penso che i criteri educativi di don Bosco siano sempre validi: ragionevolezza, amore e religione.

3. Anzitutto la ragionevolezza: discutere, portare le ragioni, persuadere, mostrare gli effetti positivi o negativi di determinate scelte.
  Alzare solo la voce o dire: mi causi dispiacere, non è sufficiente.
  Questo impegna i genitori ad essere costantemente preparati, ad attuare una formazione permanente, perché nessuno può dare quello che non ha.
  Soprattutto in riferimento alla fede è necessario portare le ragioni della nostra speranza.
  È inevitabile che il ragazzo, soprattutto a confronto con altri, metta in discussione quanto ha apparso da bambino. Adesso gli deve essere proposta la medesima fede, ma con motivazioni più profonde.

4. Sul secondo punto non dico nulla perché sono certo che lui da voi si sente amato.
  Dico invece qualcosa sulla religione, che poi concretamente per don Bosco passava attraverso le letture, l’istruzione e la pratica fedele dei sacramenti della confessione e della Comunione.
  Le letture sono importantissime. Non soltanto formano sotto il profilo dottrinale, ma danno una particolare sensibilità.
  Nello stesso tempo sono capaci di far entrare direttamente in comunione con Dio. E questa senza dubbio è la cosa più importante.

5. C’è poi il discorso della confessione, fatta possibilmente col medesimo sacerdote e a ritmo frequente.
  La confessione fa ricuperare lo stato di grazia e lo ravviva.
  Lo stato di grazia è insostituibile per sentire il gusto delle cose di Dio e per provare fervore.
  A poco serve tutto il resto se non c’è questo passaggio della Confessione.
  Poi c’è la Santa Comunione, che senza dubbio già di suo allontana tante tentazioni. Ma poi mette in rapporto intimo con Dio nel silenzio, nel raccoglimento e nella preghiera.

6. Da parte tua sii la prima testimone davanti a tuo figlio di tutte queste cose.
  Non è necessario che ti dica di pregare molto per lui perché certamente già lo fai.
  Ti esorto però a fare la S. Comunione per lui, di recitare ogni giorno il S. Rosario per lui e possibilmente con lui, almeno in occasione delle feste mariane.
  Mercoledì prossimo, 8 settembre, hai subito un’occasione opportuna: la natività di Maria.
  È, si direbbe, il compleanno della Madonna, della nostra Madre celeste, di Colei nelle cui mani Dio ha già messo tutte le grazie di cui abbiamo bisogno.
  La Madonna attende solo che queste grazie vengano accolte. E le si accoglie in modo particolare nella preghiera e nella preghiera del Rosario.

Ti assicuro il mio accompagnamento nella preghiera e il mio ricordo nella S. Messa.
  Tutte e due vi benedico.
  Padre Angelo