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Quesito
Caro Padre Angelo,
non le scrivo da molto tempo ma noto che il suo sito è sempre più interessante.
Vorrei porle una domanda circa la morale matrimoniale.
La Chiesa insegna che è illecito ogni atto di contraccezione.
Se ho capito bene però la Chiesa ammette che, per regolare la natalità, gli sposi possano usufruire dei ritmi naturali della donna unendosi nei giorni infecondi.
La domanda è questa: Se due sposi si uniscono sessualmente nei giorni infecondi con l’intenzione di non aver alcun figlio, senza che ci sia una causa seria o grave, ciò può essere paragonato alla contraccezione?
Nel caso costoro hanno bisogno della confessione?
Il ricorso ai ritmi naturali si può essere considerato come una contraccezione naturale?
Grazie
Pasquale T.
Risposta del sacerdote
Caro Pasquale,
1. la causa grave e seria può essere quella per cui al momento non si può accrescere il numero dei figli e che con tali atti s’intende ravvivare il reciproco amore e la reciproca dedizione.
2. Se invece vengono fatti solo per libidine e si manca di qualsiasi rispetto tra i coniugi, anche se sono fatti nei periodi infecondi, costituiscono un uso disordinato del matrimonio.
Non sono contraccezione, perché materialmente questa non c’è. Ma c’è solo libidine.
Per questo costituiscono un disordine grave, che necessita di esser confessato.
3. Infine il ricorso ai ritmi naturali non può essere considerato come una contraccezione naturale perché nel primo caso ci si conforma al disegno divino sul matrimonio, nel secondo caso quel disegno divino lo si rimuove e lo si contraddice.
Inoltre, usando il linguaggio del Magistero della Chiesa, va detto che gli atti contraccettivi cessano di esser atto di autentico amore (non ci si dona in totalità e non ci si mette in gioco), mentre negli atti compiuti nei ritmi infecondi c’è la totalità del dono e ci si mette in gioco. Non si rifiuta infatti la potenziale fertilità dell’atto.
Ti ringrazio per i complimenti.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo