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Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono un giovane fidanzato e faccio un cammino francescano da alcuni anni e da molti anni seguo il Signore.
Anche la mia ragazza fà lo stesso mio cammino anche se si sente meno infervorata di me.
Noi finora ci siamo sempre promessi di essere abbastanza continenti ma non lo siamo pienamente, perchè periodicamente cadiamo in peccati di impurità, anche se abbiamo fatto la promessa di arrivare vergini sull’altare, infatti la mia ragazza è ancora vergine e anche io lo sono.
Nonostante ciò mi sento incoerente verso Gesù perchè comunque commetto atti impuri e li commetto sia con la mia ragazza che da solo.
Mi dia un Santo aiuto, la ringrazio anticipatamente e le mando un saluto affettuoso.
Pace e bene.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono contento del tuo cammino francescano verso il matrimonio.
San Francesco amava molto la purezza ed era pienamente persuaso che questa virtù richiede un’autentica disciplina.
Non la si conquista con sterili desideri, ma con la lotta contro le tentazioni.

2. Nelle Fonti Francescane si legge: “Come una sentinella sulla torre di guardia, vigilava con rigorosa disciplina e somma cura per custodire la purezza del corpo e dello spirito” (n. 1090).
Mi permetto di presentare 5 annotazioni sulle parole usate da San Bonaventura nella sua vita di San Francesco.

1. Come una sentinella sulla torre di guardia, vigilava: ciò significa che è necessario essere sempre attenti a moti della concupiscenza. San Francesco non voleva neanche subirli. Per questo era attento e vigile.
Non dava per scontata la purezza. Non diceva mai: io questa vetta l’ho già raggiunta una volta per sempre. Era profondamente persuaso che il nostro avversario come leone ruggente va in giro cercando chi divorare (1 Pt 5,8).
San Francesco non voleva lasciarsi sorprendere e per questo vigilava come una sentinella sulla torre di guardia.
Concretamente questo si attua evitando decisamente, senza alcun compromesso o tentennamento, circostanze, atteggiamenti, gesti, parole che possono favorire le impurità.

2. Con rigorosa disciplina. Non si trattava per lui di una volontà generica, che non influisce più di tanto sulla vita concreta. Si direbbe che si era fatto un piano, si era comandato una rigorosa disciplina.
Ciò significa che sapeva mettere a freno i pensieri inutili e impuri. Sapeva castigare il proprio corpo attraverso austerità varie: non si concedeva nulla nel vestito, nei cibi, nelle calzature, nei mezzi di trasporto, nelle suppellettili.
Certo, tu non sei un frate francescano e per te sarebbe sbagliato imitare materialmente san Francesco. Sei un giovane incamminato al matrimonio, desideroso giustamente di renderti affascinante per la tua futura sposa, sei un giovane che programma il proprio futuro, la propria famiglia.
Su una cosa però devi avere rigorosa disciplina: la volontà di non offendere in nulla il Signore perché Egli possa abitare sovranamente nel tuo cuore ed essere largitore generoso di quelle grazie che ha riserbato per i puri di cuore.
In concreto: qual è la disciplina che ti sei dato? Anzi qual è la rigorosa disciplina che ti vuoi dare?
Senza questa rigorosa disciplina è del tutto vano voler essere puro.

3. e somma cura. Sottolineo l’aggettivo somma.
La purezza per lui era uno dei beni più cari, perché premessa di tutti gli altri: la grazia di Dio, la sua presenza personale dentro il cuore, la capacità di captare e assecondare le divine ispirazioni, lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
Come avrebbe potuto gustare la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, la lettura della sacra Scrittura senza un cuore puro?
Senti che cosa scrive di Lui San Bonaventura:
“La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l’esercizio ininterrotto delle virtù, aveva fatto pervenire l’uomo di Dio a così grande chiarezza di spirito che, pur non avendo acquisito la competenza nelle sacre Scritture mediante lo studio e l’erudizione umana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto.
Il suo intelletto, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove la ricerca dei maestri resta esclusa, egli entrava con l’affetto dell’amante.
Leggeva di tanto in tanto i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta” (S. Bonaventura, Leggenda maggiore, XI,1; fonti francescane, 1187).
Intendiamoci: la purezza non costituisce l’essenza della vita cristiana, che consiste invece nell’unione col Signore e con il prossimo mediante la carità.
Ma è virtù indispensabile, mezzo imprescindibile.
Chi non ha ancora gustato quanto sia buono il Signore, pensa che la castità sia una restrizione inutile, una sorta di masochismo, dice spropositi sulla vita cristiana e sui cristiani, parla a vanvera pensando di essere sapiente, mentre in realtà è uno stolto.

4. Per custodire la purezza del corpo
Certamente san Francesco era consapevole di quanto aveva affermato san Giovanni cassiano, un grande maestro di spirito che nel medio evo aveva un vasto credito, e cioè che “è impossibile lottare nella nostra mente contro lo spirito di fornicazione a ventre pieno”( Cassiano, Filocalia, I, p. 130).
Ed era pure consapevole di quanto insegnava san Girolamo, bibbia alla mano: “Il ventre che abbonda di vino, presto esplode nella libidine”. S. Paolo infatti dice: “E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza” (Ef 5,18). Il testo latino, al posto di sfrenatezza, dice “lussuria”.
Ugualmente come può essere puro chi si lascia andare a sguardi impuri, a pornografia.
Per chi vuol fare un cammino di purezza nella propria vita affettiva si richiede preliminarmente che sappia mettere da parte energicamente ogni tentazione su questo fronte.
Per San Francesco la disciplina del corpo consisteva anche in volontarie penitenze fatte anche per tenere il corpo soggiogato all’anima.
La disciplina del corpo richiede anche questo.
Benedetto XVI, andando a Fatima, ha detto che la Chiesa ha bisogno di re-imparare la penitenza. È verissimo.
Ti potrei dire: cerca di programmare la tua vita di penitenza e di espiazione. Domanda al Signore lo spirito della vera penitenza e dell’espiazione. Vedrai che ti verrà subito in soccorso.

5. San Francesco coltivava anche la disciplina dello spirito.
Il Signore ha insegnato che bisogna “purificare prima di tutto l’interno del bicchiere e del piatto, perché diventi puro anche l’esterno” (Mt 23,26). È necessario tenere pulita la fantasia, la mente, la volontà.
Immagino che san Francesco facesse alla perfezione quanto il Cassiano raccomanda a questo proposito, e cioè di “badare alla testa del serpente (Gn 3,16), al primo apparire dei pensieri pericolosi con i quali egli cerca di strisciare dentro la nostra anima. Perché se noi accogliamo la testa, cioè il primo stimolo del pensiero, finiremo per accogliere il resto del corpo del serpente, cioè consentiremo” (Cassiano, Filocalia, I, p. 130).
La disciplina dello spirito si esprime anche nella vigilanza e prudenza nell’evitare le occasioni di peccato, nella custodia del pudore, nella moderazione nei divertimenti, nelle sane occupazioni.

6. Sono contento che tu e la tua ragazza siate vergini perché in questo modo custodite intatto il vostro amore per donarvi in totalità solo quando questo gesto avrà il suo vero significato.
Prima di quel momento (il matrimonio) si tratterebbe di una bugia. Sarebbe un donarvi, senza mettervi in gioco.
Ora quando ci si ama totalmente, ci si ama senza riserve, pronti a donarsi fino in fondo.
È superfluo che vi esorti alla preghiera e alla pratica dei sacramenti, perché il cammino francescano che fate già ve lo comanda. Qui attingete forza dal vostro Salvatore.

7. Ricorderai del dottore della legge che aveva chiesto al Signore quale fosse il più grande di tutti i comandamenti. Gesù lo prese in contropiede e gli fece dare la risposta. E la diede alla perfezione. Allora Gesù gli disse “Va, e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37).
Anch’io desidero dire a te, che sei un carissimo fratello nel santo Padre Francesco (San Domenico e San Francesco erano amici): “Và e anche tu fà lo stesso”.

Ti saluto, ti abbraccio fraternamente, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo