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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho sentito tre affermazioni sul matrimonio e sui suoi atti che mi hanno causato angustie.
Mi è stato detto che alcuni santi Padri consideravano peccaminoso il piacere sessuale e che al contrario per San Tommaso l’attività sessuale, essendo un dato di natura, è da considerarsi buona in se stessa.
Queste affermazioni contrastanti mi confondono e mi chiedo se ci sia un criterio che viene per discernere il bene dal male oppure se, al contrario, la definizione di ciò che è peccato dipenda anche da fattori storico-culturali o da posizioni assunte da uomini e quindi opinabili.
Inoltre mi è stato detto che mentre con l’enciclica Casti Connubii veniva esclusa ogni forma di contraccezione, con la Humanae vitae viene introdotta la nozione di paternità responsabile e vengono “definiti i modi contraccettivi legittimi e, nel rispetto di tali modi, non è più peccato limitare volontariamente il numero dei figli”.
Dunque, ciò che prima era peccato, poi non lo è stato più??? E ciò che oggi è peccato, un giorno si potrebbe decidere o capire che non lo è più? Ma la volontà di Dio qual è?
Ugualmente mi è stato detto che il riconoscimento del matrimonio come sacramento è avvenuto con il concilio di Trento al termine di un lungo e tortuoso processo. Cosa c’era prima dell’istituzione del matrimonio come sacramento?
Grazie infinite.
Una sua assidua lettrice
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. mi dici che sei confusa nel leggere il pensiero di Girolamo, Agostino, Tommaso…
Il criterio da tenere non è il pensiero dei singoli dottori (che va letto nel contesto dei loro scritti senza estrapolare una singola frase), ma il Magistero della Chiesa.
San Tommaso dice che non solo il Magistero della Chiesa, ma anche “la consuetudine della Chiesa, che sempre e in tutto deve essere seguita, ha la massima autorità. Poiché lo stesso insegnamento dei Santi Dottori Cattolici riceve la sua autorità dalla Chiesa.
E quindi si deve stare più all’autorità della Chiesa, che a quella di S. Agostino, di S. Girolamo, o di qualunque altro dottore” (Somma teologica, II-II, 10, 12).
2. La Casti connubii e l’Humanae vitae esprimono la medesima dottrina.
Anche la Casti connubii riconosce legittimo il ricorso ai periodi di sterilità naturale: “Né si può dire che operino contro l’ordine della natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita. Poiché nello stesso matrimonio si contengono anche fini secondari, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da fomentare e la quiete della concupiscenza, fini che ai coniugi non è proibito volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e per conseguenza la sua subordinazione al fine principale” (DS 3718).
L’Humanae vitae proibisce ogni forma di contraccezione quando afferma:
“Ugualmente è da respingere ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali si proponga come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (HV 14).
Per questo l’affermazione virgolettata che mi citi (Vengono così “definiti i modi contraccettivi legittimi e, nel rispetto di tali modi, non è più peccato limitare volontariamente il numero dei figli”) è totalmente falsa e difforme dal magistero della Chiesa.
Sarebbe grave se tale affermazione fosse scritta in un testo di bioetica. Ci vorrebbe almeno l’onestà. A meno che per contraccezione legittima non intenda il ricorso ai metodi naturali. Ma il ricordo ai metodi naturali non è contraccezione! E visto che questo erano già accettati da Pio XI c’è proprio da dire che si tratta di somma ignoranza.
Sul tuo legittimo sconcerto: “dunque quello che era peccato una volta, adesso non lo è più” (e sarebbe davvero grave se fosse così) Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor, nella nota 131, fa propria un’affermazione di Paolo VI: “Si deve evitare di indurre i fedeli a pensare differentemente, come se dopo il Concilio fossero oggi permessi alcuni comportamenti, che precedentemente la Chiesa aveva dichiarato intrinsecamente cattivi. Chi non vede che ne deriverebbe un deplorevole relativismo morale, che porterebbe facilmente a mettere in discussione tutto il patrimonio della dottrina della Chiesa?” (VS, nota 131).
3. Inoltre limitare volontariamente il numero dei figli non è mai stato condannato dalla Chiesa.
È condannato invece il modo (la contraccezione) con cui si vuole limitare il numero dei figli.
Il Concilio Vaticano II dice in proposito: “quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
Non ti pare chiaro?
4. Il matrimonio è stato definito come sacramento dal Concilio di Trento, il quale, definendo la dottrina dei vari sacramenti, definisce a proposito del matrimonio quello che la Chiesa aveva sempre finora creduto.
Infatti San Tommaso, tre secoli prima del concilio di Trento, dice che “il matrimonio va computato tra i sacramenti” (Suppl., Somma teologica, 42, 1).
Per la precisione, va detto che nel primo millennio il termine sacramento, che letteralmente significa segno sacro, veniva applicato a diverse realtà.
San Tommaso stesso parla, ad esempio, del sacramento del mondo (Sacramentum mundi). Precisa però che il mondo è sacramento solo nel senso che rivela qualcosa di sacro, non già nel senso che causi la grazia.
Il Concilio di Trento dirà che i sacramenti in senso stretto sono sette e fra questi vi è anche il matrimonio.
Ti ringrazio per la fedeltà con cui si segui.
Ti assicuro una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo