Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
sono un adolescente di 17 anni, credente molto in Dio, che non ha mai avuto una relazione sentimentale con una ragazza; allora notavo tutti gli altri compagni che ne avevano una e che avevano passato momenti di intimità con quest’ultima.
A questo punto mi chiedevo: qualora dovessi avere io una ragazza e mi si presentasse l’occasione di passare momenti di intimità, cosa dovrei fare e se per caso passassi quei momenti, il mio rapporto con Dio cambierebbe?
Aspetto una sua risposta


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. i gesti di affettività, se intendono esprimere alla persona amata il proprio affetto, devono essere autentici.
Molto spesso invece si fa passare per affetto ciò che invece è carico solo di attrazione erotica.
In questo caso si usa dell’altro a scopo di libidine, anche se a parole si parla di affetto.

2. Certe intimità coinvolgono direttamente o indirettamente anche la genitalità. E questa ha un suo preciso significato, scritto nella natura stessa dell’uomo e della donna.
Si tratta di un significato così evidente a tutti che per eluderlo si ricorre alla contraccezione.
Già questo sta a dire che quando si fa contraccezione c’è qualcosa di contraffatto, che non è compiuto secondo il disegno Dio e secondo il significato autentico della sessualità.

3. Vediamo adesso quale sia il significato autentico della sessualità.
Parto dalla parola che tu stesso hai usato: intimità.
Si tratta di gesti sottratti allo sguardo altrui perché in essi c’è qualcosa che agli altri sfugge: e cioè il bene che si vuole ad un’altra persona.
Dall’esterno si vede solo l’accostamento dei corpi. Ma i due non intendono accostare semplicemente i corpi. C’è un di più nel loro animo di cui solo loro ne sono edotti e partecipi.
Per questo istintivamente si appartano. Vogliono proteggere il di più che c’è.
E fin qui fanno bene.

4. Ma quando quei gesti coinvolgono anche la genitalità c’è un altro di più che quei gesti dovrebbero possedere.
Consegnare il proprio corpo e la propria genitalità ad un’altra persona è la stessa cosa che consegnare quanto di più intimo uno possieda e cioè se stesso.
Ma la consegna del proprio io, se è vera, è irrevocabile ed esclusiva.

5. Qui, caro Davide, sono arrivato al punto più difficile.
La consegna del proprio io è irrevocabile ed esclusiva perché ognuno di noi ha soltanto un io. E dal momento che lo consegna o lo dona, non si possiede più, diventa proprietà dell’altro.
Questo lo percepiscono tutti, anche i tuoi compagni: perché se dopo essersi consegnati sessualmente a una persona, immediatamente dopo si consegnano ad un’altra, parlano di tradimento oppure di atteggiamento da prostituta.

6. Il gesto sessuale da solo non attua la consegna del proprio io, ma la ratifica.
La consegna del proprio io avviene dopo profonda riflessione nel momento del consenso coniugale, che si esprime il giorno delle nozze.
Finché non si è pronunciato quel sì, uno sa di essere libero, di non appartenere ancora ad un’altra persona.

7. Allora le intimità che coinvolgono la genitalità prima del matrimonio sono una palese contraffazione della donazione reciproca:
Di fatto ci si dona totalmente sapendo che questo non corrisponde alla verità. Si sa di non appartenersi.
E proprio per questo si esclude volutamente quel di più che quei gesti per natura possiedono e che impegnano a mettersi in gioco, ad immolarsi, a mettersi a servizio dell’altro anche nella prospettiva della paternità e della maternità.

8. Giustamente Giovanni Paolo II diceva che queste relazioni sessuali sono una menzogna.
Lo sono per un doppio motivo: perché ci si dice di appartenersi totalmente quando si sa di essere perfettamente liberi di lasciarsi; e perché si esclude il di più che quel gesto possiede (la propria capacità di diventare padre e madre) per cui non è una donazione in totalità.

9. Ma questo finto consegnarsi non è senza conseguenze, perché così ci si abitua a consegnarsi a chi non ci appartiene.
E questa è la premessa di tanti tradimenti e di tante crisi matrimoniali e familiari.

10. Pertanto qualora capitasse anche a te di avere una relazione sentimentale ti direi di viverla fidandoti assolutamente di Dio, il quale proibendo per ora il coinvolgimento genitale vuole proteggere l’affetto vicendevole da ciò che non è puro ed è capace di contaminarlo e di distruggerlo.
In altri termini ti direi di vivere nella purezza e di dirlo esplicitamente alla persona interessata perché questo cammino sia voluto da tutti e due.

11. Mi permetto anche di ricordare che come Gesù, dopo aver superato le tentazioni del diavolo, venne servito dagli angeli, così – secondo l’insegnamento e l’esperienza di San Tommaso d’Aquino – chi supera le tentazioni, merita di essere servito dagli angeli.
Allora cerca di vivere in modo da farti sempre servire dagli angeli.
Se non ti lasci servire dagli angeli, volente o nolente sarai servito dai demoni. E il loro servizio è schiavitù, oppressione e infelicità.
Tutte cose che sperimentano coloro che si danno alle impurità.

12. Ho parlato di intimità che coinvolgono direttamente o indirettamente la genitalità.
Perché se si tratta di semplici e innocenti manifestazioni affettive non vi è nulla da eccepire.

13. Qualora invece prevaricassi, ti accorgeresti subito che il tuo rapporto con Dio cambia, perché perderesti la grazia. Sentiresti subito che Dio non abita più nel tuo cuore e che corrisponde al vero quello che si legge nella Sacra Scrittura: “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato e che opera il male” (Sap 1,4).

Mi auguro che tu mi abbia seguito fino in fondo e che condivida quanto ti ho scritto.
Ti assicuro la mia preghiera perché possa vivere in tutto “secondo Dio”.
Intanto ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo