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Quesito
Caro Padre Angelo,
"se si parte dal presupposto che nell’aldilà non ha più senso parlare di ”tempo”, è ipotizzabile pensare che non ci sia soluzione di continuità dal momento della morte al momento del giudizio universale? E’ possibile che dal momento del trapasso dell’individuo alla comparizione di questo ovvero del suo spirito davanti al cospetto del tribunale divino non passi nessun lasso di tempo, sia pur esso ridimensionato per la sua nuova forma spazio-tempo?"
Questa domanda non me la sarei mai posta se non fosse che un sacerdote colto e con una lunghissima esperienza pastorale alle spalle, quindi una persona bene informata dei fatti (come si dice oggi), non mi avesse stillato il dubbio.
Lui sostiene che nel momento supremo l’anima si trova immediatamente davanti a Cristo per il giudizio definitivo.
Capisco che tutta la tradizionale rappresentazione del giudizio universale deve venire considerata sotto l’aspetto simbolico e interpretata nella sua profonda finalità escatologica, d’accordo che la onnipotenza di Dio può disporre tutto a suo piacimento ignorando qualsiasi razionalità umana, ma quanto si cresce da fanciulli con la certezza che il Purgatorio è tappa obbligata per l’espiazione dei peccati “non troppo gravi” come li definiva S. Agostino e questo fino al compimento dei tempi quando ci sarà il redde rationem, pensare che vengano messi i discussione questi concetti è quanto meno sconcertante.
Se fosse così si dovrebbe pensare che tutta la teorizzazione sull’aldilà, sulla salvezza, sull’esistenza di un luogo di riparazione fatte da Origene a S. Agostino, da S. Gregorio Magno a S. Tommaso sarebbe da archiviare; si dovrebbe perciò ritornare al concetto che le strade sono due: salvezza o dannazione lasciando solo alla infinita Carità di Dio la decisione sul destino dell’anima.
Ringrazio per l’attenzione.
Nello
Risposta del sacerdote
Caro Nello,
1. non è nuova la teoria che hai sentito da un sacerdote “colto e con una lunghissima esperienza pastorale”.
Ma questa opinione va a cozzare con grandi affermazioni dogmatiche, come quella dell’esistenza del purgatorio.
Il sacerdote cui ti riferisci purtroppo dimentica una categoria impiegata da San Tommaso, e non solo da San Tommaso, per spiegare la condizione delle anime tra i due giudizi.
2. Tra il tempo e l’eternità vi sarebbe una condizione di mezzo: “l’evo”.
Questa è la condizione in cui si trovano le anime del paradiso, dell’inferno e del purgatorio prima della fine del mondo.
In questa condizione, secondo San Tommaso, è possibile un aumento di purificazione, di pena o di gloria.
Sicché i santi possono crescere nel beneficare le anime che si trovano di qua.
Ugualmente i demoni possono crescere nella loro pena.
E le anime del Purgatorio si purificano progressivamente.
3. La questione è di non poco contro, tanto che la Commissione teologica internazionale in data 16 novembre 1991 ha pubblicato un documento sull’escatologia in cui prende in considerazione anche le opinioni simile a quelle espresse dal sacerdote che tu conosci.
Questo documento riferisce il parere di Lutero (che è tutto dire!), il quale disgiungeva i due giudizi e affermava una escatologia intermedia. Talvolta diceva che i santi pregano per noi e talaltra che le anime dei defunti sono in un sonno profondo.
E riferisce anche il pensiero ortodosso, il quale sostiene l’escatologia intermedia, riconosce il culto dei santi e suffraga i defunti.
Dice poi che “quando la nuova tendenza (quella di far coincidere i giudizi, n.d.r.) cominciò a passare ad alcuni teologi cattolici, la Santa Sede, con una lettera inviata a tutti i vescovi (Recentiores episcoporum Synodi, del 17 maggio 1979), la considerò dissonante dal legittimo pluralismo teologico”.
Inoltre ricorda che la preghiera della Chiesa, che è regola per la fede (lex orandi est lex credendi), nella benedizione del sepolcro si esprime così: “Mentre il corpo del nostro fratello viene deposto nella terra, l’anima sia accolta in paradiso”.
Come vedi, per l’anima la Chiesa chiede subito il riposo e la vita eterna.
Ma per il corpo invece si attende il ritorno glorioso del Signore alla fine del mondo perché lo risusciti.
D’altra parte se il corpo risuscitasse subito, dovrebbe fare la fine del corpo glorioso di Gesù e della Beata vergine Maria, che non si trovarono più nel sepolcro dove erano stati deposti, perché sono risorti.
Mentre per ora vediamo che i corpi dei comuni mortali giacciono e attendono la risurrezione finale.
3. Questo è anche il pensiero di San Paolo, il quale dice:
“Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore” (1 Ts 4,13-179.
Come vedi, San Paolo che godeva della divina rivelazione, non dice che i corpi dei morti sono già radunati, ma che Dio “Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.”
E dice anche che “il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo”. Ora Gesù non è ancora disceso per la fine del mondo e i morti non sono ancora risorti.
Diversamente san Paolo avrebbe dovuto dire che i morti sono già definitivamente risorti e sono col Signore.
5. Anche il privilegio dell’assunzione di Maria in anima e corpo non sarebbe più un privilegio perché già tutti i salvati sarebbero in cielo con la loro anima e il loro corpo.
6. Nella linea del costante insegnamento della Chiesa si esprime anche il Catechismo della Chiesa Cattolica:
“Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo,oppure si dannerà immediatamente per sempre” (CCC 1022).
“Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l’ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l’opera della creazione e di tutta l’Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte” (CCC 1040).
Ecco, caro Nello, quanto basta per non lasciarsi confondere le idee. Quello che hai sempre pensato, l’ha da sempre pensato e insegnato anche la Chiesa.
Non vedo quali siano i motivi biblici e teologici per cui si dovrebbe accantonare questo insegnamento, per andare dietro a opinioni che vanno a urtare contro il dato biblico e teologico.
Ti ringrazio per la fiducia che hai nel nostro sito, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo