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Quesito

Buongiorno,
volevo chiederle se in paradiso tutti saremo felici al massimo delle nostre possibilità, oppure se il grado di felicità sarà differente per ciascuno? Inoltre, è possibile che il paradiso consista solo in un "affare privato" dove ciascuno gode una propria beatitudine separatamente dagli altri?
Ma se è vero che le persone che soffrono di più sulla terra godono di più in Paradiso, perché Dio fa le differenze e fa vivere in modo ineguale?
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ognuno in paradiso sarà felice al massimo delle sue possibilità.
Ma il massimo di ognuno sarà proporzionato al grado di amore (carità) che ha raggiunto sulla terra.
Dio costituirà la gioia di tutti, ma ognuno lo riceverà secondo la sua possibilità di accoglienza.
Questo grado di amore è dato dalla grandezza del recipiente.
Che il grado di felicità, pur essendo al massimo per le possibilità dei singoli, sia invece diverso negli uni e negli altri è confermato da quanto dice San Paolo: “Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore” (1 Cor 15,41).

2. Il Paradiso non è un affare privato, ma è comunione perfetta fra tutti, per cui ognuno godrà della felicità dell’altro e in qualche modo vi partecipa, evidentemente sempre secondo la capacità di parteciparvi che è data dal grado di amore.

3. Non è detto che il gaudio del Paradiso sia proporzionato al grado di sofferenza. Si può soffrire male e finire all’inferno.
Gesù in Mt 25,40 ha detto che il criterio del giudizio sarà quello dell’amore, non quello della sofferenza.
La sofferenza può aumentare la capacità di amare e quindi il grado di merito. Ma tutto dipende dall’amore.

Ti saluto, ti accompagno con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo