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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi perdoni questa domanda ma devo. Vorrei che lei mi spiegasse dove posso trovare, in opere magisteriali, che il sesso orale è sbagliato e peccaminoso.
So che è così perché lo deduco da tutto quello che conosco in merito alla morale sessuale e me l’hanno insegnato da sempre. Alcuni però sono dubbiosi e mi hanno chiesto di dimostrarglielo con opere del Magistero. So che lei mi aiuterà.
La saluto con affetto
La pace
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
l’Humanae vitae di Paolo VI al n. 14 dice: “Similmente è da respingere ogni azione che o in previsione dell’atto coniugale o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga come scopo o come mezzo di impedire la procreazione” (HV 14).
E il n. 11 della medesima enciclica afferma: “qualsiasi atto matrimoniale (quilibet matrimonii usus) deve rimanere aperto alla trasmissione della vita”. Ora il sesso orale in quale maniera è aperto alla vita?
L’HV non parla esplicitamente di sesso orale, come non parla neanche di altre forme depravate dell’esercizio della sessualità.
Ricambio il cordiale saluto e ti benedico.
Padre Angelo
Quesito
Uff……il mio amico mi ha risposto così:
No, quello che riporti conferma quello che ti dicevo. Ora pensa al caso di due coniugi che abbiano rapporti in periodo non fertile sapendo che non è fertile. Secondo la tua lettura sarebbero rapporti cattivi perché non hanno lo scopo della procreazione. E’ chiaro che il rapporto in questo caso è un rapporto di comunione dei coniugi ma non procreativo. Poi quando al n 11 si parla di atto matrimoniale, stai cadendo nell’errore che ci fu quando qualcuno ci si pose il dubbio se appena dopo aver consacrato il pane il vino fosse già consacrato o meno. In realtà l’eucarestia è un mistero unico, non puoi fare queste divisioni. Anche quando si parla di “Atto matrimoniale” non ci si riferisce solo alla penetrazione, se no anche il bacio in questa ottica sarebbe immorale perché atto sessuale non finalizzato alla procreazione. Con Atto si intende tutto l’insieme.
Quel che è chiarissimo è che l’importane è lo spirito con cui compi questo atto che deve essere uno spirito di donazione che lo rende santo anche nel caso dei periodo infertili, e non di soddisfazione di un proprio piacere che lo renderebbe squallido anche se limitato alle sole pratiche “canoniche”.
Come dicevo la Chiesa in realtà indica pochissime cose come oggettivamente disordinate, omosessualità, aborto ecc. per tutto il resto come diceva S. Agostino “Tutto è puro per i puri”, ricorda che Gesù giustifica persino il furto di Davide dei pani sacri.
La ringrazio.
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
questo tuo amico ha collezionato una serie di errori.
Rispondo punto per punto.
1. Quando due coniugi si uniscono sessualmente in periodo non fertile sanno che di fatto il loro atto non è procreativo, ma non escludono la possibilità che lo possa essere. Per questo rimangono aperti alla vita.
In altre parole, accettano di donarsi in totalità. Questo loro atteggiamento fa sì che l’atto non si chiuda in un egoismo e non si sottragga al disegno di Dio sul matrimonio e sulla sessualità.
2. Scrivi: “Poi quando al n. 11 si parla di atto matrimoniale, stai cadendo nell’errore che ci fu quando qualcuno ci si pose il dubbio se appena dopo aver consacrato il pane il vino fosse già consacrato o meno. In realtà l’eucarestia è un mistero unico, non puoi fare queste divisioni”.
Ai nostri visitatori ricordo che il n. 11 dell’Humanae vitae dice che “ogni atto matrimoniale deve essere aperto alla vita”.
Intanto: nessuno ha mai detto che dopo aver consacrato il pane è già consacrato il vino. Tra gli errori teologici non si trovano simili affermazioni!
Certo, la Chiesa insegna che quando si consacra il pane è presente il Christus totus, e quindi non solo il suo corpo, ma anche il suo sangue, la sua anima e la sua divinità.
E la stessa cosa vale anche per la consacrazione del vino, che termina alla presenza del sangue, del corpo, dell’anima anima e della divinità di Cristo.
3. Dicendo poi che l’eucaristia è un mistero unico sembra dire che non è valida una consacrazione senza l’altra.
Perché una specie non verrebbe consacrata se il sacerdote nel frattempo venisse meno e morisse (cosa per altro già successa)?
Forse che dopo aver consacrato una specie la Chiesa non gli comanda di genuflettere e di adorare?
Se fossi valida l’affermazione del tuo amico, bisognerebbe dire che la transustanziazione avviene solo al termine delle due consacrazioni. Ma questo non è mai stato dichiarato dalla Chiesa.
(attenzione: non dico che sia lecito consacrare una specie senza l’altra; dico solo che è valida la consacrazione di una specie prima ancora che venga consacrata l’altra).
3. Ma credo che non sia da scomodare il mistero eucaristico con l’indissolubilità dei due aspetti dell’atto coniugale.
4. Il tuo amico dice ancora: “Anche quando si parla di “Atto matrimoniale” non ci si riferisce solo alla penetrazione, se no anche il bacio in questa ottica sarebbe immorale perché atto sessuale non finalizzato alla procreazione. Con Atto si intende tutto l’insieme”.
L’enciclica Humanae vitae non parla di atto matrimoniale, ma di “uso del matrimonio” e cioè di esercizio della genitalità (ut quilibet matrimonii usus).
Pertanto l’esercizio della genitalità per essere conforme al progetto di Dio deve concludersi con l’atto aperto alla vita.
Il bacio invece non appartiene all’esercizio del matrimonio e della genitalità. Quante persone si baciano perché si salutano, si incontrano, ecc…
Il bacio appartiene all’ambito della pudicizia.
La genitalità invece appartiene a quello della castità.
Sono due ambiti che possono essere collegati, ma le due zone di per sé sono distinte. Quando la Chiesa dice che nel VI comandamento non si dà parvità di materia non intende parlare del bacio, ma dell’esercizio della genitalità, sebbene talvolta certi baci possano coinvolgere la genitalità.
Allora certi baci sono peccato grave a motivo dell’uso disordinato della genitalità e dell’intimo nucleo di se stessi.
5. Dice ancora il tuo amico: “Quel che è chiarissimo è che l’importante è lo spirito con cui compi questo atto che deve avere uno spirito di donazione che lo rende santo anche nel caso dei periodo infertili, e non di soddisfazione di un proprio piacere che lo renderebbe squallido anche se limitato alle sole pratiche “canoniche””.
Certamente bisogna guardare lo spirito (l’intenzione) con cui uno compie le azioni, ma non basta lo spirito. In ogni caso uno “spirito” buono non può mai rendere lecito ciò che è intrinsecamente cattivo. Ad esempio: non posso rubare al fine di fare l’elemosina, così come non posso ammazzare a fin di bene!
San Paolo è molto chiaro quando dice che non è lecito fare il male a fin di bene (Rm3,8)
6. Infine: l’affermazione “Tutto è puro per i puri” non è di S. Agostino, ma di san Paolo (Tito 1,15).
Gesù non giustifica affatto il furto di Davide dei pani sacri. A parte il fatto che non si trattava di un furto, ma di una prescrizione umana che riservava ai sacerdoti la consumazione di quel pane, Gesù vuole ricordare che la legge umana non può avere maggiore obbligazione di un precetto che deriva da Dio.
Mi auguro che quel tuo amico abbia occasione di riflettere.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo