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Quesito

Caro Padre Angelo,
Avrei alcune domande da porle, riferite al rapporto con i nostri amici animali.Io sono convinto del fatto che ovviamente anche gli animali siano un dono di Dio ed in quanto tali, facenti parte del creato, debbano essere anche’essi amati e rispettati.Penso che però ci sia un limite a questo amore, mi riferisco soprattutto quando per il troppo affetto si finisce nell’esagerazione, soprattutto in tutti quei comportamenti e attenzioni maniacali che noi abbiamo per essi che secondo il mio punto di vista spesso comportano non un affetto semplice, ma egoistico, che portano ad incatenare queste povere bestiole a vivere una vita secondo le nostre necessità ed usanze (ben diverse da quelle che possono essere le loro esigenze).Ma la mia domanda diventa di morale cristiana, quando sento che molti seppelliscono i loro affezionati amici, mettendo una croce nelle loro tombe, o ancora quando sento addirittura di funerali eseguiti per benedirne le spoglie, porre fiori alle loro tombe e così via.
Le chiedo padre:1) E’ lecito secondo la chiesa, porre la Croce sulle tombe degli animali essendo questa simbolo della Redenzione di Cristo per gli uomini?
2) Sui Testi Sacri, esiste un riferimento che gli animali siano dotati di un’anima immortale come l’uomo? che abbiano bisogno di preghiere di Messe per affidare a Dio la loro "anima"?
3) Per quanto è possibile saperne, gli animali sono presenti in Paradiso?
Anche se sono cosciente che questa tematica sia di poco conto rispetto ad altre molto più importanti, comunque la ringrazio fin d’ora per la sua disponibilità e pazienza che fornisce da tempo, attraverso questa piattaforma web, a servizio del Signore per tutti coloro che vogliono conoscere la posizione della Chiesa su tematiche quotidiane a volte confuse e travisate e per coloro che non solo per curiosità ma cercando di intraprendere un vero cammino spirituale, sono alla ricerca della vera Via lasciata da Cristo al Mondo.La pace sia con lei.
Cari saluti Michele

 


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. concordo con te per il giudizio molto equilibrato e pieno di buon senso che hai dato sugli animali.
Sono un dono di Dio.
Alcuni di questi animali sono vengono detti domestici, perché vivono in casa e sono familiari.
Mi piace riferire quanto sugli animali troviamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

2. “Gli animali, come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura (Gn 1,28-31). L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 37-38)” (CCC 2415).

3. “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura (Mt 6,26). Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria (Dn 3,79-81). Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali” (CCC 2416).

4. “Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine (Gn 2,19-20; Gn 9,1-4).
E’ dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti.
Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi.
Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali, sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane” (CCC 2417).

5. “E’ contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita.
E’ pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini.
Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone” (CCC 2418).

6. Nella Sacra Scrittura non possiamo trovare alcun appiglio per parlare di anima immortale per gli animali. Anzi il testo della Genesi ci dice che dopo aver dato agli uomini tutti gli animali perché fossero di aiuto all’uomo non si trovò uno che fosse simile a lui.
Ecco il testo: “E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse” (Gn 2,18-20).
Gli ani8mali erano tutti al di sotto dell’uomo.
A quel punto Dio creò Eva, che non fu tratta dalla terra, ma dal costato di Adamo.
Questi ne riconobbe subito la perfetta parità tanto che esclamò: “Questa volta è osso dalle mie ossa,carne dalla mia carne.La si chiamerà donna,perché dall’uomo è stata tolta” (Gn 2,23).

7. Anche Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì sottolinea la preminenza dell’uomo sugli animali:
“Questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità. Queste concezioni finirebbero per creare nuovi squilibri nel tentativo di fuggire dalla realtà che ci interpella. Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri. Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, senza reali possibilità di miglioramento, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono, ostentano con vanità una pretesa superiorità e lasciano dietro di sé un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza distruggere il pianeta. Continuiamo nei fatti ad ammettere che alcuni si sentano più umani di altri, come se fossero nati con maggiori diritti” (n. 90).

7. Vengo adesso alle esplicite domande che mi hai fatto:
1- E’ lecito secondo la chiesa, porre la Croce sulle tombe degli animali essendo questa simbolo della Redenzione di Cristo per gli uomini?
No, non è lecito.
La croce è simbolo e invocazione di redenzione.
Per i defunti è implorazione per la loro salvezza eterna in virtù del sangue di Gesù Cristo.
Gli animali non hanno commesso alcun peccato – perché privi di libertà – e non hanno bisogno di redenzione.
2- Sui Testi Sacri, esiste un riferimento che gli animali siano dotati di un’anima immortale come l’uomo?
La risposta te l’ho già data e ribadisco che la Sacra Scrittura sottolinea proprio il contrario: che non gli erano simili.
Solo nell’uomo infatti c’è l’immagine di Dio, di cui il segno più alto è la libertà.
3- Se abbiano bisogno di preghiere di Messe per affidare a Dio la loro "anima"?
Le Messe che vengono celebrate per i defunti sono Messe in suffragio e cioè in espiazione dei peccati.
Poiché gli animali non hanno peccati da espiare, soprattutto non avendo un’anima immortale, non ha senso celebrare la Messa in loro suffragio.
Le Messe che vengono celebrate per i defunti servono per farli uscire dal Purgatorio. Ma gli animali non vanno in purgatorio. Non hanno nulla di cui purificarsi.
4- Per quanto è possibile saperne, gli animali sono presenti in Paradiso?
Sono presenti nella mente di Dio. Per questo gli uomini che in paradiso vivono la pienezza di comunione con Dio li ritrovano.
Sulla maniera in cui vengano ritrovati e si viva la comunione anche con loro dobbiamo andare cauti: non perché questa comunione non ci sia, ma perché col nostro linguaggio facilmente trasferiamo nell’eternità le nostre categorie spazio temporali. E così facciamo del Paradiso celeste un nuovo paradiso terrestre.
Ma la Sacra Scrittura non ci parla affatto di questo.
I cieli nuovi e le terre nuove non sono come quelli che vediamo noi.
Per dire come di là stiano le cose e nello stesso tempo per non dire cose sbagliate, attendiamo di arrivarci anche noi.

Ti ringrazio del quesito che interessa molti, e più di quanto non si creda, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo