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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono uno studente, attento lettore della sua rubrica. Considero, inoltre, che la stessa rubrica sia un ottimo supporto ai dubbi che angosciano noi fedeli.
Dopo delle letture sommarie, sono stato incuriosito da alcuni scritti sulla vita, di studioso, di S. Tommaso d’Aquino (es. lettera ad uno studente). In particolare le pongo delle domande:
– quale scopo deve avere lo studio in generale;
– in che modo si deve conciliare lo studio e la fede;
– come le difficoltà, nello studio, possono essere superate anche attraverso la preghiera.
Inoltre le chiedo, per cortesia, di indicarmi qualche testo a riguardo.
La ringrazio in anticipo, sicuro di una sua illuminante risposta.
Alessandro.


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. lo studio ha due finalità: una generale e l’altra particolare.
Quella generale per un cristiano consiste nel mettere a frutto l’intelligenza che Dio ci ha dato per conoscere maggiormente la verità e infine per amare ancor di più il Signore di tutte le cose.
Gli antichi dicevano che non si può provare amore verso una realtà se non la si conosce (Ignoti nulla cupido).
Va ricordato anche che l’intelligenza è uno dei doni più belli che Dio ci ha dato. Non usarla è come una specie di disprezzo.

2. La finalità particolare consiste nell’applicarsi a qualche branca del sapere per poter perfezionarsi ed essere di qualche utilità o servizio verso il prossimo.
Mi piace sottolineare che vi sono state persone che si sono santificate attraverso lo studio e l’hanno vissuto come una grande atto di carità verso il prossimo.
Potrei dire che gli anni di studio vanno inteso come una lunga propedeutica ad amare il nostro prossimo

3. Lo studio e la fede non  sono realtà opposte fra loro.
Lo studio applicato alla fede dà origine alla teologia.
Quanto si apprende attraverso la fede, lo studio rigoroso lo approfondisce, lo purifica da errori o apparenti contraddizioni, ne coglie la plausibilità, lo rende ancor più accessibile all’intelligenza e lo rende adatto a rispondere a tutte le più profonde domande dell’esistenza.
La teologia è la fede messa in stato di scienza.
Attraverso lo studio si elimina la credulità per far posto ad un’intelligenza che interagisce con Dio che si rivela.
Non c’è nessuna verità di fede (parlo della fede cristiana) che sia ripugnante all’intelligenza.
Del resto come potrebbe Dio chiedere di mortificare l’intelligenza per aderire ad una fede in se stessa assurda e contraddittoria?

4. Mi chiedi in che modo le difficoltà nello studio possano essere superate attraverso la preghiera.
La preghiera svolge un ruolo molto importante nella vita di una persona perché serve innanzitutto a mettere ordine nella propria vita, a orientare tutto a Dio, ad esercitarsi nelle virtù.
Sotto quest’aspetto la preghiera combatte la tendenza a perdere tempo nello studio, come avviene quando ci si dedica in maniera disordinata a conoscenze che sono un autentico perditempo.
Queste conoscenze San Tommaso le chiama curiosità. Per Sant’Agostino costituiscono una certa libidine nel conoscere.

5. La curiosità per San Tommaso non è intesa come desiderio di sapere, perché il desiderio di sapere in se stesso è buono e lodevole, ma è intesa come malsana bramosia di conoscenze sciocche e inutili.
San Paolo parla del prurito di udire qualcosa (2 Tm 4,3), dell’abbandono della verità per volgersi alle favole.
S. Tommaso definisce questo prurito come evagatio mentis, dissipazione o dispersione dello spirito.
Abbiamo tutti bisogno di regolare la nostra attività intellettuale, vincendo da una parte le tentazioni di andare fuori del seminato e dall’altra di lasciarci prendere dalla pigrizia.

6. La preghiera inoltre aiuta a svolgere l’attività di studio con rettitudine di intenzione e non per orgoglio o per puro desiderio di arricchire.

7. Infine la preghiera, soprattutto se è accompagnata da una vita di grazia, ottiene lumi per conoscere più profondamente.
San Tommaso si dedicava sempre alla preghiera prima di mettersi a studiare. Cercava i lumi da Dio. Li chiedeva attraverso l’intercessione della Vergine Maria o dei santi Apostoli Pietro e Paolo. E veniva sempre soddisfatto.

8. La preghiera è utile anche a quello studio pratico che consiste nel diagnosticare i mali da cui può essere affetta una persona.
A questo proposito mi piace ricordare la bella testimonianza che ci ha lasciato San Giuseppe Moscati, primario diagnostico all’ospedale Cardarelli di Napoli, il quale, se non aveva fatto la S. Comunione, non visitava i pazienti. Era persuaso di avere meno lumi.
Facendo ogni giorno la S. Comunione, gli capitava di dire: “Lei, più che di me, ha bisogno del confessore, perché vive in peccato”.
Questo Santo era convinto che la grazia di Dio costituisce un baluardo contro mali che hanno origine solo dalle cattiverie altrui.

Ti ringrazio del quesito che mi hai posto.
Ti assicuro un ricordo nella preghiera per la tua vita di studio e ti benedico.

Padre Angelo