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Quesito

Caro padre,
l’altro giorno una mia sorella in Cristo mi ha fatto una domanda che mi ha lasciato di stucco e mi è venuto pure da fare un sorrisino sarcastico (dall’alto della mia superbia). Parlavamo di uno degli evangelisti, se non erro Luca, e lei mi ha chiesto “Ma perchè ha conosciuto Maria? io pensavo che nessuno di loro l’avesse conosciuta” e io per tutta risposta, ripeto dall’alto della mia superbia, quasi le ridevo in faccia (non per cattiveria sia chiaro, ma mi è uscito quasi spontaneo).
Ma la domanda tuttavia mi ha stuzzicato ed è probabilmente lei che doveva ridermi in faccia visto che forse tanto torto non aveva.
Ora però non mi è chiaro… dei 4 evangelisti chi ha conosciuto Gesù e quindi la madre Maria di persona e chi invece no?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
procediamo con ordine.

1. Matteo è il pubblicano chiamato dal Signore a seguirlo e a diventare apostolo: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9,9).
Marco e Luca lo chiamano Levi. Ma si tratta della medesima persona perché viene identificato col pubblicano che Gesù chiama al suo seguito e nelle medesime circostanze: dopo il miracolo del paralitico e prima della questione del digiuno.
Non fa difficoltà che sia indicato con due nomi perché molti ebrei avevano due nomi, come ad esempio Marco (Giovanni Marco).
Come apostolo sta accanto a Gesù ed è testimone del suo ministero.
Ovvio che abbia conosciuto la Madonna.

2. Marco invece non era tra gli apostoli. Da tutti gli antichi Padri è ritenuto l’interprete di San Pietro a Roma.
Papìa, amico e discepolo dell’evangelista san Giovanni, attesta quanto gli ha detto san Giovanni: “Diceva dunque quel seniore (S. Giovanni) che Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse con esattezza, benché non ordinatamente (secondo la cronologia), ma secondo che si ricordava, le cose fatte e dette da Gesù.
Poiché egli non aveva né udito, né seguito il Signore, ma solo più tardi, come ho detto, si diede a compagno di Pietro, il quale dava i suoi insegnamenti a seconda delle circostanze, senza intenzione di tessere una serie ordinata dei fatti e dei detti del Signore.
Perciò Marco non ha nessuna colpa, se scrisse alcune cose come gliele ricordava la memoria, poiché egli ebbe solo cura di nulla omettere delle cose udite e di non errare nelle medesime”.
Da quest’informazione sembrerebbe che Marco non abbia conosciuto il Signore.
Tuttavia un dettaglio proprio di san Marco nella narrazione della passione del Signore sembrerebbe far capire che sebbene non abbia udito la predicazione del Signore, l’abbia però conosciuto.
Il dettaglio è il seguente: “Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo” (Mc 14,50-52).
Ecco che cosa scrive il padre Marie-Jospeh Lagrange: “Cominciò allora lo sbandamento. La presenza di questi altri personaggi (Giuda e una folla con spade e bastoni, cfr. Mc 14,43, n.d.r.) finì per togliere ogni coraggio ai discepoli i quali finirono per abbandonare il Maestro e fuggirsene. Non tutti però.
Alcuno cercò di seguirlo. Tra questi un giovane che dormiva in quelle vicinanze, avvolto in un drappo leggero e che, attirato al rumore, era accorso senza essersi dato briga di vestirsi. Egli era affezionato a Gesù, poiché si era messo a seguirlo avvolto in un drappo malgrado il freddo.
Quei della masnada, fecero per acciuffarlo, ma egli, abbandonato il drappo di lino tra le loro mani, se ne fuggì nudo.
Solo San Marco ci riferisce questa strana circostanza. Chi è quel giovane? Non certamente un apostolo, ma piuttosto uno che si era affezionato a Gesù quando veniva in quel luogo coi suoi e verosimilmente lo stesso s.
Marco.
L’evangelista avrebbe per tal modo messo la firma al suo evangelo con questo incidente rimasto scolpito nel suo cuore. In quella notte anch’egli aveva abbandonato Gesù, ma dopo aver meglio compreso quanto meritasse d’essere amato” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 528).
Pertanto se è valida quest’ipotesi, san Marco avrebbe conosciuto il Signore almeno nella sua passione e successivamente anche la sua santissima Madre.

3. Di San Luca il Frammento Muratoriano, che è un documento importantissimo che risale al 170) dice: “Il terzo libro del Vangelo è quello secondo san Luca. Questi, medico, essendo stato preso da Paolo dopo l’ascensione del Signore, come compagno di viaggio, scrisse tutto per ordine e a nome suo. Anch’egli però non vide il Signore in carne, e come poté avere le notizie, così cominciò a narrare dalla nascita di Giovanni”.
Le notizie a cui si allude è probabile che san Luca le abbia attinte dalla Madonna stessa.
Soltanto da Lei poteva conoscere i particolari riguardanti l’incarnazione del Verbo, la visita a santa Elisabetta, la nascita e la circoncisione di Gesù, di cui gli altri evangelisti non parlano o solo accennano.
Ha potuto scrivere il Benedictus, il Nunc dimittis ed il Magnificat che è il canto più sublime e più dolce di tutto il Nuovo Testamento proprio perché li ha appresi dalla Madonna.
Pertanto non ha conosciuto il Signore, ma con tutta probabilità ha conosciuto la Madonna essendo stato diverse volte a Gerusalemme compagno di Paolo.

4. Di San Giovanni il Frammento Muratoriano dice: “Il quarto Vangelo è di Giovanni, uno dei discepoli.
Dietro esortazione dei suoi condiscepoli e vescovi egli disse: Digiunate con me questi tre giorni e poi ci comunicheremo a vicenda ciò che all’uno o all’altro sarà stato rivelato.
Nella stessa notte fu rivelato ad Andrea, uno degli Apostoli, che Giovanni, approvandolo tutti gli altri, mettesse tutto per iscritto in suo nome.
E perciò, benché nei singoli libri dei Vangeli si narrino diverse cose, non differisce però la fede dei credenti, perchè tutto fu dichiarato in tutti da uno stesso principale Spirito, in ciò che riguarda la nascita, la passione, la risurrezione, la conversazione coi discepoli, la doppia sua venuta, l’una già effettuata nell’umiltà, l’altra da effettuarsi nella potestà regale. Qual meraviglia pertanto se Giovanni con tanta costanza affermi ogni cosa anche nelle sue lettere dicendo: «Ciò che vedemmo coi nostri occhi, ciò che udimmo colle nostre orecchie, ciò che toccammo colle nostre mani questo vi scrivemmo?». In tal modo professa non solo di aver veduto e udito, ma anche di aver scritto con ordine le cose mirabili del Signore”.
Un’altra testimonianza del più grande valore storico ci viene da Sant’Ireneo, vescovo di Lione, e già discepolo di S. Policarpo, il quale verso il 185 scriveva: “Infine Giovanni discepolo del Signore, il quale riposò anche sul suo petto, scrisse egli pure un Vangelo mentre dimorava in Efeso”.
L’indicazione per cui riposò sul petto del Signore è importante perché lo identifica con l’Apostolo.
Nessun dubbio pertanto che abbia conosciuto Gesù e anche sua Madre soprattutto da quando “da quell’ora (il venerdì santo, n.d.r.) il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,27).

Sono contento di averti dato queste informazioni e di averle fornite nel contempo ai nostri visitatori.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


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