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Buongiorno Caro e Gentile padre Angelo.
Le scrivo per augurarle un buon cammino verso la festa di San Tommaso e ne approfitto per porgerle due domande.
La prima riguarda l’offerta di una Santa Messa per un’intenzione particolare. So che possono essere celebrate messe sia per i defunti che per i viventi.
Bene, io ho da poco avuto un bimbo e ho fatto dire alcune messe per lui. In particolare una in ringraziamento e altre in occasione di due importanti festività per consacrarlo al Sacro Cuore di Gesù e affidarlo alla protezione di Maria. Posso recitare qualche preghiera o formula in aggiunta per queste intenzioni?
La seconda questione riguarda la Messa gregoriana. Non ne so nulla e volevo avere qualche informazione in più. Mi han detto che consiste nel celebrare 30 messe consecutive, ma non so altro.
La ringrazio e le auguro buon cammino di vita.
A.


Carissimo,
1. mi compiaccio vivamente per la nascita di un figlio. È una benedizione scesa dal cielo su di voi e vi accompagnerà per sempre.
Il Signore ritiene fatto a Sé tutto quello che tu e tua moglie state facendo per vostro figlio.

2. Mi compiaccio anche per le premure di far scendere le più belle benedizioni del cielo su di lui facendo celebrare delle Sante Messe in onore del Sacro Cuore di Gesù.

3. Mi piace ricordare che Giobbe di tanto in tanto offriva degli olocausti per i suoi figli.
È vero che li faceva celebrare perché fossero purificati da eventuali peccati come si legge in Gb 1,5 mentre il tuo bambino è un angioletto.
Tuttavia è anche vero che le Messe, poiché sono una perpetuazione del sacrificio di Cristo sui nostri altari, hanno anche il fine di ringraziare e di domandare protezione e grazie.
Non c’è dunque solo il fine di espiazione o di suffragio.

4. Pertanto è meritevole la tua volontà di far celebrare delle Messe per lui. È il regalo più bello e più prezioso che gli puoi fare.
Te ne sarà grato eternamente.
Accompagnalo sempre così.

5. Mi chiedi se in tali circostanze puoi recitare qualche preghiera da te formulata. Senz’altro lo puoi fare. Ed è meritevole farlo, sempre salva la volontà di Dio.
Penso ai genitori di padre Thomas Tyn che, essendo ancora senza figli, chiesero al Signore la grazia di avere un figlio. Anzi, chiesero che il loro figlio diventasse sacerdote, domenicano e anche un bravo teologo. E furono ampiamente soddisfatti.

6. Mi chiedi anche delle Messe gregoriane: non vanno celebrate per i vivi, ma per i defunti.
Di queste Messe ne ho già parato diverse volte sul sito. Cfr. ad esempio: Volevo chiederle di parlarmi delle Messe Gregoriane – Amici ... https://www.amicidomenicani.it/volevo-chiederle-di-parlarmi-delle-messe– gregoriane/

7. Tuttavia avendo letto di recente i Dialoghi di San Gregorio Magno  ho sottomano il passo in cui questo Papa ne parla e te lo ripropongo pari pari.
Premetto che le disposizioni date da San Gregorio per la sepoltura del monaco di cui si parlerà ci sembrano disumane. A quei tempi però nessuno fece obiezione.
Ciò manifesta che grazie a Dio si sono fatti molti passi in avanti circa il rispetto che va dato ad ogni persona e anche ai loro cadaveri.
Ecco dunque la narrazione:
“8. Ritengo di non dover passare sotto silenzio neppure questo fatto, che ricordo essere avvenuto tre anni fa nel mio monastero, dove viveva un monaco, di nome Giusto, che aveva studiato medicina. Quando io ero ancora nel cenobio, si mostrava premuroso e devoto nei miei confronti e, durante le mie frequenti indisposizioni, era lui che di solito mi assisteva. Ma poi, stremato da una malattia, fu ridotto in fin di vita. Lungo il decorso della sua infermità, gli prestò assistenza il fratello di sangue Copioso, il quale si guadagna tuttora da vivere esercitando, nella nostra città, la professione di medico.

9. Ora, Giusto, quando si rese conto di essere prossimo alla fine, confidò a Copioso di possedere, all’insaputa di tutti, tre monete d’oro. La cosa non poté essere tenuta celata ai monaci, i quali, cercando con meticolosità e frugando tra tutti i suoi medicinali, trovarono le tre monete d’oro nascoste proprio in uno di questi.
10. Quando io ne venni informato, mi sentii in dovere di non passar sopra ad una colpa così grave di un membro della nostra comunità, perché la Regola del monastero era sempre stata questa: che i fratelli conducessero una vita talmente in comune, da non essere consentito a nessuno di avere nulla, assolutamente nulla, di proprio. Allora, profondamente addolorato, cominciai a pensare che cosa fare, sia per mettere il morente in condizione di purificarsi da quella colpa, sia per dare, con il mio provvedimento, un esempio che riuscisse efficace per tutti i monaci della comunità.

11. Perciò, fatto chiamare Prezioso, priore del monastero, gli dissi: «Va’ e procura
che nessun fratello avvicini il morente, il quale non deve ricevere da nessuno di loro parole di consolazione. E quando, in punto di morte, chiederà di vedere i confratelli, il suo fratello di sangue gli dica che egli si è reso abominevole davanti a tutta la comunità a causa delle monete d’oro che si era tenuto nascoste. In tal modo la sua anima, almeno in punto di morte, sia trafitta dal rimorso per la colpa commessa, un rimorso che sia purificatore. E quando sarà morto, non venga inumato là dove sono sepolti gli altri monaci, ma scavate una fossa nel letamaio, gettatevi dentro il suo cadavere e buttategli sopra le tre monete d’oro che ha lasciato, gridando tutti ad alta voce: il tuo denaro vada con te in perdizione. Poi ricopritelo di
terra».

12. Diedi queste due disposizioni con l’intenzione che la prima giovasse al monaco moribondo, l’altra ai vivi, convinto che una morte così desolante avrebbe reso Giusto meritevole di perdono, e una condanna dell’avarizia tanto drastica avrebbe tenuto lontano tutti i fratelli dal lasciarsi irretire da tale vizio e cadervi.

13. Quanto avevo ordinato venne eseguito. Infatti, allorché quel monaco, ormai prossimo alla morte, chiese con ansiosa insistenza di potersi raccomandare alla comunità, nessuno dei monaci si degnò di avvicinarlo e dirgli una parola di conforto. Allora il fratello Copioso gli palesò perché tutti lo detestassero. Giusto incominciò a piangere amaramente il suo peccato e in quello stato di profonda contrizione la sua anima uscì dal corpo. Fu sepolto secondo la prescrizione da me data. Tutti i fratelli, profondamente impressionati dal tremendo provvedimento, cominciarono ad uno ad uno a mettere in comune ogni cosa, anche quelle più piccole e di nessun valore, e perfino gli oggetti che, secondo la Regola, era loro consentito di avere in uso. Paventavano che presso di loro vi fosse qualcosa, per cui potessero venir accusati del vizio di proprietà.
14. Erano ormai passati trenta giorni dalla morte di Giusto ed io incominciai ad aver compassione di lui, pensando con grande dolore ai suoi supplizi, e mi chiedevo se vi fosse qualche mezzo per liberarlo. Allora, chiamato il priore del nostro monastero,
Prezioso, accorato gli dissi: «Da tanto tempo, ormai, quel nostro fratello deceduto è nel tormento del fuoco. Gli è dovuto da parte nostra un atto di Carità: dobbiamo cioè aiutarlo, per quanto è a noi possibile, ad essere liberato dalla pena espiatrice. Va’, dunque, e da oggi, per trenta giorni consecutivi, abbi cura di offrire per lui il santo Sacrificio; nessun giorno passi senza che venga immolata la Vittima della salvezza perché gli siano perdonati i peccati». Il
priore se ne andò tosto ed obbedì.

15. Tutto preso da altre preoccupazioni, io non feci il computo dei giorni. Ma ecco che una
notte il monaco che era morto apparve in visione al fratello di sangue, Copioso, il quale, al vederlo, gli chiese: «Come mai, fratello? Che ne è di te?». E Giusto a lui: «Fino ad ora fui nel tormento delle pene purificatrici, ma ora sono nella beatitudine: oggi, infatti, sono stato accolto nel consorzio dei santi».

16. Copioso si affrettò a raggiungere il monastero per dirlo ai monaci. Essi fecero tosto il conto dei giorni: quello era esattamente il trentesimo giorno in cui si era offerto per il defunto il santo Sacrificio. Orbene, né Copioso sapeva che cosa quei monaci avessero fatto per Giusto, né costoro erano al corrente della visione avuta da Copioso; dal momento che simultaneamente questi venne a conoscenza dell’iniziativa della comunità e i monaci della visione da lui avuta, data la coincidenza della visione con la celebrazione del trentesimo
Sacrificio eucaristico, non poteva esservi dubbio che il defunto era stato liberato dalla pena in virtù della Vittima di salvezza”.

Auguro anche a te e soprattutto al tuo bambino un buon cammino di vita.
Vi seguo con la preghiera e vi benedico.
Padre Angelo