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Caro Padre Angelo,
Conosco un sacco di gente che va a messa da una vita e fa la Comunione ma poi di cristiano non ha niente.
Capisco che l’Eucaristia non è una bacchetta magica che ti trasforma automaticamente in Gesù, ma mi sono spesso chiesto allora a cosa serve.
Magari deve essere preceduta da una buona confessione? (cosa che oggi si fa molto meno della Comunione).
Magari bisogna darsi un aiutino (tipo aiutati che Dio ti aiuta) abbinandola a qualche sforzo per condurre una vera vita cristiana?
Spero in un suo chiarimento in merito.
Grazie mille e cordiali saluti
Guido
Caro Guido,
1. dopo averla letta a suo tempo, sono giunto oggi alla tua mail.
Alla tua osservazione secondo cui molti vanno a Messa, fanno la Comunione ma poi non hanno nulla di cristiano, potrei rispondere dicendo: noi vediamo solo l’esterno. Non sappiamo però che cosa ne sarebbe della loro vita senza eucaristia. Vedremo di là come sarebbe andata.
Tuttavia dalla tua mail colgo l’occasione per dire che cosa dovremmo fare perché la Messa e la Comunione producano effetti trasformanti nella nostra vita.
Dico trasformanti perché San Tommaso d’Aquino afferma che l’effetto proprio dell’Eucaristia è la nostra trasformazione in Cristo.
Ebbene tutti noi ci sentiamo molto lontani da questo. Che cosa dobbiamo fare?
Tu dici: bisognerebbe confessarsi e confessarsi bene. Questo è giusto, è necessario fare anche questo soprattutto se si è consapevoli di avere dei peccati gravi non ancora assolti.
Ma c’è un’altra cosa che tutti dovremmo fare ogni volta che andiamo a Messa.
2. Parto da un’affermazione del Santo Curato d’Ars, il quale diceva: “La causa del rilassamento del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa”.
La stessa cosa si può dire di ogni cristiano.
3. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla liturgia raccomanda che “i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente” (Sacrosanctum concilium, 48).
E poi aggiunge: “Offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi” (SC 48).
Quella che ci offre il Concilio è una lezione mai imparata sufficientemente.
Ogni giorno è come un’impresa nuova.
4. Vale per tutti i cristiani quanto il Santo Curato d’Ars diceva dei sacerdoti: “Quel che impedisce a noi sacerdoti di essere santi è la mancanza di riflessione; non si rientra in se stessi; non si sa quel che si fa; ci è necessaria la riflessione, la preghiera, l’unione con Dio”.
5. Quanti fra coloro che celebrano la Messa o vanno a Messa hanno la consapevolezza che sull’altare per l’azione del sacerdote si rende presente la Passione di Cristo?
Perché la Messa è ben questo come ricorda la Sacra Scrittura: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Cor 11,26).
“Voi annunciate la morte del Signore”! È come dire: la rendete presente.
Che cosa c’è di più grande e di più tremendo di questo?
6. Il Magistero della Chiesa dice che “nessun’altra azione compiuta dai fedeli cristiani è così santa e così divina quanto questo tremendo mistero in cui ogni giorno quell’ostia vivificante, per la quale siamo stati riconciliati con Dio Padre, viene dai sacerdoti immolata a Dio sull’altare” (Concilio di Trento, sess. 22).
7. Il Santo Curato d’Ars in termini molto semplici diceva che “tutte le opere buone riunite non equivalgono al santo sacrificio della Messa, poiché esse sono
opera degli uomini, mentre la Messa è l’opera di Dio.
Anche il martirio è niente, in confronto:
è il sacrificio che l’uomo fa a Dio della propria vita: la Messa è il sacrificio, invece, che Dio
fa all’uomo del Suo Corpo e del Suo Sangue” (A. Monnin, Spirito del Curato d’Ars, p. 80).
8. Del medesimo avviso è Sant’Alfonso dei Liguori: “Dio stesso non può fare che vi sia nel mondo un’azione più grande della celebrazione di una Messa.
Tutti i sacrifici antichi, con cui fu tanto onorato Iddio, furono solo un’ombra e una figura del Sacrificio dell’altare.
Tutti gli onori che da sempre gli hanno dato e gli daranno gli angeli con i loro ossequi, e tutti gli onori che gli uomini gli hanno dato e gli daranno con le loro opere, con le loro penitenze e i loro martìri,
non hanno potuto e non potranno giungere a dar tanta gloria al Signore, quanta gliene dà una sola
Messa.
Perché mentre tutti gli onori delle creature sono onori finiti, l’onore che riceve Iddio nel Sacrificio dell’altare, venendogli offerta una vittima d’infinito valore, è un onore infinito” (Sacerdote, ascoltami, p. 162).
9. San Tommaso d’Aquino dice che l’Eucaristia è “il sacramento della passione del Signore” (Commento al Vangelo di San Giovanni, n. 963) perché “contiene in sé il Cristo come vittima” (Ib.).
E aggiunge come conseguenza che “tutti gli effetti della passione sono anche effetti di questo sacramento” (Ib.).
10. Per questo si legge che il Santo Curato d’Ars “in ogni circostanza inculcava ai fedeli il rispetto e l’amore della divina presenza eucaristica, invitandoli ad accostarsi frequentemente alla mensa eucaristica e lui stesso dava l’esempio di questa profonda pietà: “Per convincersene – riferirono i testimoni – bastava vederlo celebrare la Santa Messa e fare la genuflessione quando passava davanti al tabernacolo”” (Giovanni XXIII, Sacerdotii nostri primordia, 29).
11. Ecco dunque che cosa bisogna fare: sapere che quando andiamo a Messa andiamo a rendere presente e a offrire la passione di Cristo per noi e per tutti.
E che andiamo a fare questo per conformare i nostri sentimenti a quelli di Cristo immolato per la redenzione e la santificazione di tutti.
Dovremmo vivere in un atteggiamento di offerta e di dono continuo, soprattutto quando costa.
12. Anche a questo proposito giova ricordare quanto diceva il santo Curato d’Ars: “La mortificazione ha un balsamo e dei sapori di cui non si può fare a meno quando li si abbia una volta conosciuti… In questa via quello che costa è solo il primo passo!”.
Augurandolo di cuore per te e per me, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo