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Caro padre Angelo,
Le scrivo per porle una domanda circa il valore del sangue nelle religioni: gli ebrei sacrificavano animali a Dio in espiazione dei loro peccati, i popoli precolombiani offrivano addirittura sacrifici umani alle loro divinità pensando che solo così si sarebbero potute placare, i musulmani hanno la festa del sacrificio in ricordo di Abramo e la nostra religione cattolica è incentrata sul sacrificio di Cristo che ha voluto spargere il suo sangue per i nostri peccati. Come mai il sangue ha un valore così importante nelle religioni, almeno quelle occidentali? Sembra che Dio abbia bisogno del sangue per placare lo sdegno causato dai cattivi comportamenti umani.
La ringrazio per l’attenzione.
Maria
Cara Maria,
1. è impossibile in una risposta presentare il valore del sangue nelle varie religioni.
Mi limito solo a presentare alcuni usi presso il mondo greco romano e nella nostra religione cristiana.
2. Il sangue ha occupato una funzione molto importante nella vita religiosa dei Greci e dei Romani.
Venivano aspersi col sangue luoghi e oggetti indispensabili per il culto.
L’aspersione con il sangue era connessa sostanzialmente a diversi motivi, di cui i principali sono i seguenti.
3. Si trattava di un rito ritenuto indispensabile per la fecondità della terra, in modo particolare nel punto in cui veniva versato.
Con tale rito si costituiva un collegamento tra il sangue e la vita.
4. Il sangue veniva usato anche come rito di purificazione.
L’aspersione con il sangue serviva per allontanare qualsiasi forma di impurità e per ridare la purità iniziale all’oggetto che la riceveva.
Anche l’acqua veniva usata per purificare.
L’aspersione con il sangue aveva come scopo principale di trasmettere nell’uomo delle proprietà soprannaturali e di renderlo inattaccabile da tutti i generi di impurità perché il sangue era ritenuto un elemento speciale.
5. In particolare si annetteva a tale aspersione un potere esorcizzante per la sua capacità di allontanare negatività, malefici e influssi maligni.
In tal modo si pensava di contrastare le forze demoniache.
Questo era uno degli usi più comuni.
6. Si purificava col sangue anche l’altare per eliminare ogni influenza infernale.
Molto spesso lo si purificava con il sangue di un uomo e talvolta anche di donne che venivano frustati sull’altare.
A questa flagellazione era associata l’idea di alimentare la fertilità.
7. Per gli antichi ebrei, come per gli antichi orientali, il sangue era ritenuto la sede della vita.
Di qui la proibizione: “Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue” (Gn 9,4).
Particolare valore aveva il sangue dell’uomo perché creato ad immagine di Dio. La sua vita (identificata col sangue) era considerata sacra e chi lo versava era punito con la morte.
8. C’era il diritto di uccidere animali e di mangiarli a condizione di non consumare il loro sangue, perchè la vita appartiene a Dio.
9. Per evitare che il sangue della vittima gridasse verso il cielo (Gn 4,10 l’omicida lo copriva di terra (Ez 24,7).
Anche il sangue degli animali doveva essere versato per terra e ricoperto di polvere, oppure, durante i sacrifici, trattato secondo le prescrizioni rituali: aspergerne l’altare, e versarlo ai piedi dell’altare (Lv 3,7; 17,10-14).
10. Nei sacrifici il sangue era considerato come il mezzo espiatorio più alto: si offriva a Dio la vita intera.
La lettera agli Ebrei ricorda che “secondo la Legge, quasi ogni cosa è purificata col sangue e senza effusione di sangue non vi è la remissione del peccato” (Eb 9,22).
Per assicurare la salvezza di tutti Cristo versa il suo sangue.
11. Cristo, mentre espia, versando il suo sangue comunica la sua stessa vita.
Per questo Gesù dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,54-56).
12. Nel sangue venivano sigillati i patti e le alleanze.
Mosè unisce simbolicamente Dio e il popolo aspergendo l’altare che simboleggia Dio e il popolo.
Gesù sancisce la nuova alleanza nel suo sangue.
Chi trasgredisce il patto nel sangue è reo di morte.
Di qui la nozione di peccato mortale, che merita la morte perché ha infranto un patto liberamente sigillato nel sangue.
Sarebbe bello soffermarsi sul valore del sangue secondo Santa Caterina da Siena, ma si andrebbe troppo in là.
Intanto mi accontento di benedirti e di ricordarti al Signore.
Padre Angelo