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Pace e bene padre Angelo,

La prima lettura del vangelo Giuda 1,17.20-25, mi ha colpito, in particolare questo versetto:
Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo“.
e l’ho ricollegato con 1 Giovanni 5,16: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s’intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c’è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.
Perciò volevo sapere cosa intende Giuda quando dice di stare lontano da altri.
Sono quelli che commettono il peccato che conduce alla morte?
Come facciamo a distinguere le persone indecise per cui tentare di strapparli dal fuoco pregando per loro e quelli invece ostinati nel peccato mortale?
Io ad esempio ho diversi amici, uno è molto ostinato nel non credere, nonostante abbia parlato con lui diverse volte, bestemmia e dice di essere agnostico ma di fatti è anticlericale, e odia i cristiani, e da molti suoi atti si deduce che odi pure me (e non so fino a che punto sia inconsapevole).
In questo caso, come dovrei comportarmi? Insistere e pregare per lui nonostante l’ostinazione o “scuotere la polvere di sotto ai vostri piedi” (Mc 6,11) e “stare lontano perfino dai vestiti”?
Infatti penso ogni tanto che il tempo che do a lui lo tolgo ad altri amici (indecisi) che sono più predisposti a passare al bene.
Ho letto anche che spesso Padre Pio scacciava chi era in peccato e non voleva pentirsi, e solo quando questi tornava pentito allora il Padre lo accoglieva con dolcezza pronto a confessarlo.
La ringrazio e prego per lei.
Cordiali saluti.


Carissimo,
1. le persone alle quali si riferisce l’apostolo San Giuda quando dice “di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo” (Gd 23) fanno riferimento a quelle menzionate nel versetto precedente: “Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco” (Gd 22-23).

2. Questi ultimi (gli indecisi) secondo l’interpretazione più comune sono persone che sono già andate fuori strada e sono vicine all’apostasia.
Si comprende allora come mai venga detto “salvateli strappandoli dal fuoco”. Costoro vanno salvati con ogni mezzo, anche rude, come si fa con persone che sono già circondate dalle fiamme.

3. “Gli altri” invece di cui parla San Giuda sono persone già attaccate dall’errore ma non ancora ridotti nella condizione in cui sono quelle del versetto precedente.
Di queste, la cui colpa sarebbe dovuta più a ignoranza e debolezza che a malizia, si deve avere compassione, e cioè vanno trattate con dolcezza e carità nel cercare di convertirle.
Questo però sia fatto con prudenza o meglio con timore “stando lontani perfino dai loro vestiti”.
“I vestiti” qui sono sinonimo di comportamento e di azioni esterne.
Questi vestiti sono “contaminati dal loro corpo” e cioè dalla libidine e dalle passioni carnali.
Allora la conclusione è che bisogna farsi tutto a tutti, come dice anche San Paolo, ma cercando di non rimanere contaminati dal loro comportamento di tali persone nel medesimo modo in cui non si dovevano toccare le vesti dei lebbrosi (Lv 13,47) per non rimanere contaminati dalla loro malattia.

4. Con questa spiegazione ci potrebbe essere un legame tra quanto dice San Giuda e quanto scrive San Giovanni in 1 Gv 5,16.
Il peccato che conduce alla morte sarebbe l’apostasia (“sarebbe” perché altri dicono che si tratta di qualunque peccato mortale).
San Giovanni dice di pregare per coloro che hanno commesso un peccato che non conduce alla morte, e cioè che si sono incamminati per una strada che può portare all’apostasia.
Per gli apostati invece dice di non pregare. Non nel senso che non si debba pregare per costoro perché dobbiamo pregare per tutti.
Ma nel senso che per loro più difficilmente la nostra preghiera sarà esaudita a motivo dell’indurimento del loro cuore.

5. Il legame del versetto di Giuda con quello di Giovanni riguarderebbe dunque coloro che sono incamminati verso l’apostasia a motivo di ignoranza e comportamento segnato dalla concupiscenza della carne.
Sì, si deve pregare, si deve cercare di salvarli facendosi prossimi, ma con l’avvertenza di non lasciarsi prendere dal loro comportamento.

6. Venendo al tuo caso, sii prossimo a tutti, anche a quell’amico che ti pare porti odio nei confronti dei cristiani.
Stai insieme con loro, ma con l’avvertenza (il timore!) di non lasciarti contagiare dalla loro condotta contaminata.
Con tale preghiera accumuli carboni adenti sopra il loro capo come dice San Paolo. E cioè da parte di Dio attiri dentro il loro cuore un dolore cocente per i loro peccati. È la grazia della conversione.

7. Devi stare con costoro (i più ostinati) senza omettere di stare anche con quelli che tu chiami indecisi, che non sono gli stessi indecisi di cui parla San Giuda, ma i più deboli e i più fragili nella fede.
Supplica lo Spirito Santo attraverso l’intercessione di Maria perché ti illumini momento per momento con chi tu debba stare.
Talvolta potrebbero essere i più fragili, qualche altra i più ostinati.

Assicurandoti il mio ricordo nella preghiera, ti auguro di portare molto frutto nella vigna del Signore e ti benedico.
Padre Angelo